Giochi di potere, di Per Fly

Basato su fatti reali (lo scandalo Oil for Food di fine anni ’90) Giochi di potere è un film che si limita a raccontare “fatti” senza toccare il cuore delle “persone”. Peccato.

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Chiariamo subito: i romanzi di Tom Clancy non c’entrano nulla. Il fuorviante titolo italiano, infatti, ci fa subito venire in mente le avventure spionistiche di Jack Ryan/Harrison Ford nei film di Philip Noyce… e invece è a un altro romanzo (basato su fatti realmente accaduti all’autore Michael Soussan) che dobbiamo far riferimento: Backstabbing for Beginners: My Crash Course in International Diplomacy. E allora: Michael – interpretato da Theo James, attore ancora un po’ troppo acerbo per ruoli di questo spessore emotivo – è un giovane diplomatico assunto dalle Nazioni Unite che viene promosso come braccio destro del potentissimo funzionario a capo del programma “Oil for food”. Un piano nato per sfamare e curare ampie fasce di popolazione irachena dal 1995 in poi (il post Desert Storm), ma successivamente sospeso (alle soglie della seconda guerra in Iraq) in seguito a gravissimi fatti di corruzione. Si parlò del più grosso scandalo mai avvenuto in seno alle Nazioni Unite: un intreccio di colossali interessi tra governi occidentali, multinazionali e petrolio detenuto da Saddam Hussein.

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Vi racconterò una storia che potrebbe interessarvi” dice Michael alle porte del Wall Street Journal. E nell’anno della grande rinascita dei film sul giornalismo di inchiesta ci saremmo aspettati un rigore nella messa in scena e una tensione etica alla The Post. Peccato che il regista danese Per Fly non abbia l’occhio di Steven Spielberg per le persone, ma solo un freddo interesse per i fatti che faticano terribilmente a decollare come vita vissuta. Ogni umore di genere – dal thriller spionistico al melodramma travolgente – viene di conseguenza bilanciato senza nessuna vera urgenza emotiva che scarti tra le dettagliate vicende.

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Giochi di potere, insomma, disegna il classico incontro/scontro tra un giovane idealista (segnato da un padre morto da eroe) e un mentore machiavellico che sguazza nel fango convinto che porti comunque a nobili fini (il ruolo del villan enigmatico e paterno è ormai alquanto usuale per Ben Kilsley). Con frasi tipo “la verità non deve basarsi sui fatti, ma sul consenso generale” che accentuano ancora di più questo costante e anestetico déjà-vu. Ed è un peccato. Perché il materiale di partenza era avvincente e le vicende (reali) tutt’altro che conosciute al grande pubblico.

Il problema è che gli snodi narrativi e umani non hanno mai il tempo di evadere dalla pagina e fasi immagine e sentimento. L’unico scarto che il film contempla, nettamente la cosa più interessante, è il dialogo saltuario che Fly instaura con i materiali d’archivio. La grande disponibilità di immagini in bassa definizione che le due guerre in Iraq (con i loro tragici esiti) ci hanno lasciato costituiscono una fetta di memoria collettiva che ormai ci appartiene. Ed è straniante rivedere George W. Bush dichiarare guerra all’Iraq per le fantomatiche “armi di distruzione di massa“: quelle immagini mediali ci riconnettono a fatti di storia recente che sono inizio di una nuova era (geo)polica ed economica.

Insomma Fly aveva in mano una storia avvincete e un archivio di passato a cui tutti dovrebbero guardare con attenzione. Il suo film, però, spreca molte belle premesse e riesce solo a incuriosirci sui meri fatti… potrebbe comunque essere un risultato, ma per quello, infondo, c’era già il romanzo di partenza.

Titolo originale: Backstabbing for Beginners
Regia: Per Fly
Interpreti: Theo James, Ben Kingsley, Jacqueline Bisset, Rossif Sutherland, Rachel Wilson, Brian Markinson, Belçim Bilgin, Daniela Lavender, Aidan Devine, Mishu Vellani
Distribuzione: M2
Durata: 108′
Origine: Danimarca, Canada, USA, 2018

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