Gli occhi spalancati sulla paura: Joan Fontaine

joan fontaine in rebecca, la prima moglie

Musa fragile di tanto cinema in bianco e nero, sorella di Olivia de Havilland, un Oscar vinto, per Il sospetto, tre nomination, quattro matrimoni, una figlia. Un’altra adottata. Dovessimo riassumere una vita in una manciata di numeri, il suo ritratto sarebbe questo. Ricordo dell'attrice scomparsa domenica scorsa a 96 anni

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joan fontaine in rebecca, la prima moglieMa com’era bella Joan Fontaine, musa insicura di Hitchcock, morta domenica scorsa a novantasei anni nella sua villa in California settentrionale. Com’era bella, la musa fragile di tanto cinema in bianco e nero. Gli occhi spalancati sulla paura. Basterebbero tre titoli, per dare la misura del suo impatto sull’immaginario degli spettatori: Rebecca, la prima moglie (1940) di Alfred Hitchcock, Il sospetto (1941), ancora con il maestro del thriller, e Lettera da una sconosciuta (1948), in cui dà volto all’amore disperato al femminile, per un regista sensibile e colto come Max Ophuls.

 

Un Oscar vinto, per Il sospetto, tre nomination, quattro matrimoni, una figlia. Un’altra adottata. Dovessimo riassumere una vita in una manciata di numeri, il suo ritratto sarebbe questo. Il suo nome sta nella Walk of Fame di Los Angeles, ma è il minimo sindacale per un’attrice così importante. A questi tratti dell’identikit ne va aggiunto uno: una sorella famosa quanto lei, Olivia de Havilland, coprotagonista di Via col vento (1939), vincitrice a sua volta di un Oscar, e con la quale visse un rapporto di rivalità e di tensione mai sanato. Quando, nella notte degli Oscar del 1946, Joan si alzò per andare a ritirare la statuetta, evitò le congratulazioni della sorella, candidata anch’essa. E i rapporti non sono migliorati neanche durante la lunga vecchiaia di entrambe.  

Joan Fontaine era nata nel 1917 a Tokyo: il padre avvocato britannico, la madre attrice. Si separarono presto: Jean crebbe in California con la madre, che spinse le due sorelle a recitare. Ma mentre Olivia inizia ad aver successo, Joan non ama quel mestiere, vola a Tokyo dal padre. Tornerà, ancora adolescente, e si unirà ad un gruppo teatrale in California. Poi il contratto con la Rko. Joan adotta il cognome della madre, Fontaine de Beauvoir. E Hitchcock s’innamora del suo volto pulito. La vorrà a tutti i costi per Rebecca, la prima moglie, al fianco di un già affermato Laurence Olivier.

E’ lei, Joan, che si aggira in una casa troppo grande, dove tutto la intimorisce. E sarà sempre lei, sempre con Hitcfhcock, la studiosa di psicologia che non riesce a decifrare la psicologia di Cary Grant, mascalzone o forse gentiluomo, in Il sospetto.


joan fontaine e luois jourdan in lettera da una sconosciutaNella sua carriera, Joan Fontaine lavorerà con altri registi di culto: ballerà per Billy Wilder in Il valzer dell’imperatore (1948), e verrà scelta da maestri come Fritz Lang in L’alibi era perfetto (1956) e Nicholas Ray in La seduttrice (1950). Negli anni ’60, inizierà a non essere più richiesta, e la sua carriera si spegnerà. Con gli affetti, non ebbe molta fortuna. Quattro divorzi, una figlia  Deborah Leslie – e un’altra adottata, Martina, che se ne andò di casa straziandola. Come racconta nella sua autobiografia, No Bed of Rose, che potrebbe suonare come “Non sono rose e fiori”.

Poche rose e fiori anche per la sorella, Olivia, che è ancora viva, a 97 anni, nella sua casa di Parigi. “Mi sono sposata per prima, ho vinto l’Oscar prima di Olivia, e se per caso dovessi morire prima di lei, sarebbe livida di rabbia perché l’ho battuta ancora una volta”, pare abbia dichiarato. Quanta amarezza, nella ex ragazza fragile e dolce. Però, che classe.

 

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