Grimsby – Attenti a quell’altro, di Louis Leterrier

Nonostante alcuni momenti spassosi e un ritmo di scrittura ben sostenuto, l’ultima fatica di Baron Cohen parte già stanca, appesantita da un’ossessione spasmodica per il sesso e i suoi derivati

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La vena comica di Sacha Baron Cohen torna a pulsare seguendo un flusso impetuoso che sembra inarrestabile. Sarebbe infatti limitante, se non errato, cercare di arginarlo sotto l’etichetta di demenziale. Perché significherebbe qualcosa in più di una semplice risata o di una situazione paradossale che si dimentica appena usciti dalla sala. Vorrebbe dire, invece, attingere dalla realtà tanto quanto basta per lasciare un segno, criticare – istituzioni, luoghi comuni e mode passeggere – divertendo. Baron Cohen ci aveva provato con esiti opinabili nelle sue opere precedenti (Borat e Brüno) interpretando personaggi bizzarri inseriti in un contesto di pseudo documentario (il cosiddetto mockumentary). Con Il dittatore era passato alla pura finzione pur mantenendo inalterato lo stile.

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In tal senso Grimsby prosegue su questa linea (e)retta senza manifestare impennate di creatività. Lo scenario vede il nostro comico “sovversivo” recitare nei panni di un hooligan alcolizzato che vive in una povera cittadina di provincia con una moglie procace e nove figli a carico. Il suo pensiero è sempre rivolto al fratello, scomparso da quasi trent’anni, che fa l’agente segreto per l’MI6. I du

grimsbye si ritrovano insieme per caso e dovranno collaborare per sventare un attentato su scala mondiale.

Baron Cohen sceglie il filone spionistico come motore narrativo della storia, affidandosi alle riprese di Leterrier, regista di vari action movies tra cui Transporter, L’incredibile Hulk e Scontro tra titani. La parodia, ovviamente, è subito dietro l’angolo: tutta la prima e a tratti insopportabile sequenza somiglia a un videogioco sparatutto con la classica soggettiva del giocatore e il mirino dell’arma diretto verso il target. Il resto si concentra in una serie di gag, alcune riuscite altre immonde, che permettono di riflettere sul ruolo attuale dell’immagine, cinematografica e non. È davvero necessario mostrare scroti umani e uteri animali durante l’accoppiamento per far ridere il pubblico? Qual è oggi il confine, se ne esiste uno, tra il decente e il disdicevole? Perché si osa a tal punto sul piano ludico-visivo e non si punta a un linguaggio meno godereccio e più stimolante… a livello intellettuale? Si può forse parlare di divergenze culturali in una fase di globalizzazione 2.0, per cui è difficile riconoscersi in simili modelli di comicità?

Certo, Grimsby si avvale anche di battute originali, momenti spassosi e di un ritmo di scrittura ben sostenuto (tralasciamo il timido gridolino di satira sociale). Ma non bastano. L’ultima fatica di Baron Cohen parte già stanca, appesantita da quest’ossessione spasmodica per il sesso e i suoi derivati. Mancanza di idee o facile ripiego?

 

Titolo originale: The Brothers Grimsby

Regia: Louis Leterrier

Interpreti: Sacha Baron Cohen, Mark Strong, Penelope Cruz, Annabelle Wallis, Ian McShane

Distribuzione: Warner Bros. Italia

Durata: 83’

Origine: Usa, 2016

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