Guardians of the Galaxy Vol. 2, di James Gunn

James Gunn maneggia a perfezione la coreografia della sua epica glitterata di ambientazione spaziale. Guardians of the Galaxy Vol. 2 conserva tutta la sua superficialità e il format accattivante

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Il prossimo anno, la continuity di Guardians of the Galaxy e quella ben più vasta di The Avengers sono destinate ad incastrarsi nel colossale cross-over di Infinity War. Le domande sulle premesse narrative che permetteranno questa gigantesca fusione sono intriganti e Vol. 2 introduce fugacemente delle possibilità che un attento osservatore marveliano non si lascerà sfuggire. Tuttavia, bisognerebbe iniziare a stimolare le ipotesi su quale sarà il punto in comune stilistico su cui i due team di supereroi troveranno un accordo. Infatti, il secondo capitolo delle avventure di Star-Lord e della sua banda conferma l’accantivante mood che era stato definito con precisione nel primo episodio. La sequenza dei titoli di testa è emblematica dell’audace sforzo di James Gunn nel perfezionare un’epica glitterata di ambientazione spaziale. I protagonisti stanno aspettando una creatura mostruosa su una piattaforma aerea per intraprendere una lotta all’ultimo sangue. Rocket traffica con insofferenza sull’impianto di amplificazione perché Star-Lord ritiene che durante il combattimento la musica sia importante. Così, la battaglia perde la sua centralità e diventa lo sfondo di un dancefloor in cui il piccolo Groot si muove sulle note di una vecchia hit dell’Electric Light Orchestra.

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La Disney ha acquisito sia la Marvel che il repertorio della LucasFilm ma Guardians of the Galaxy si era modellato sullo stampo di Star Wars ancora prima che si iniziasse a parlare della terza trilogia. I tratti condivisi tra le due saghe sono evidenti e non si limitano all’attaccamento che Star-Lord possiede verso la sua vecchia astronave. L’abbinamento tra il contrabbandiere e cacciatore di taglie Rocket con il suo compare Groot che fa sempre lo stesso verso potrebbe essere un altro sugggerimento. Il fatto che il protagonista orfano venga rintracciato da un padre misterioso è il classico terzo indizio che fa una prova. La sua relazione fatta di non detti e di allusioni con Gamora procede esattamente con lo stesso passo di quella tra Han Solo e Leila. La differenza con l’universo creativo di George Lucas sta nella consapevolezza con cui la Marvel elabrora la sua epopea a partire da alcuni stereotipi riconosciuti della cultura di massa. Star-Lord è un terrestre che è rimasto congelato ad un ricordo del suo pianeta natale filtrato dalla musica e dalla televisione. Le sue emozioni vengono sempre confidate attraverso esempi di telefilm e di canzoni degli eighties che i suoi comprimari non conoscono al contrario del pubblico. Star Wars aveva l’intuizione di dare un tocco di antico al progresso mentre Guardians of the Galaxy flirta continuamente con lo spettatore attraverso una complicità esclusiva fatta di riferimenti vintage. Il walkman con cui l’eroe ascolta i suoi awesome mix è una reminiscenza fanciullesca ma anche un segno di straniante preistoria tecnologica. James Gunn dimostra ancora una volta di saper maneggiare perfettamente la coreografia tra le imprese spaziali e le scelte della colonna sonora. Persino il cerimoniale dei Ravagers su Father and Son di Cat Stevens non lascia

guardians-of-the-galaxy-2spazio a dubbi su come abbia la padronanza assoluta sulla formula di Guardians of the Galaxy. Forse, si potrebbe dire che il film ecceda di indulgenza sulla sua superficialità infantile e che la sua ostinazione a non prendersi mai sul serio fiacchi lo spessore dei personaggi. La critica non terrebbe conto del fatto che questa semplicità rispecchia quella dell’unico umano sulla scena, che è stato portato via da bambino e non ha avuto un’adeguata educazione sentimentale.

Il talento di James Gunn nel gestire i dialoghi e i legami è molto più difficile da valutare per merito del rodato e soverchiante automatismo da sit-com che la Marvel è riuscita a trasportare dal suo bullpen al grande schermo. Il mito fondato da Stan Lee della fumosa stanza delle idee in cui i vecchi amici della casa editrice creavano e delineavano con penna e matita le loro creature si è diffuso anche nei loro film. La continuity del Marvel Cinematic Universe sembra ormai una confraternita in cui tutti possono entrare ed uscire a piacimento con una cassa di birra. Chris Pratt e Zoe Saldana sembrano conoscersi da sempre e questa sintonia cancella ogni imbarazzante traccia del green-screen e del performance capture. Il sarcasmo di Dave Bautista e il cinismo di Bradley Cooper non hanno perso smalto e le partecipazioni di Kurt Russel e di Sylvester Stallone arricchiscono la base degli ammiccamenti all’immaginario. Se si torna alla domanda iniziale, si può pensare che Star-Lord e Iron Man troveranno facilmente una battuta per rompere il ghiaccio e per stabilire un equilibrio. E a quel punto, l’ennesima irresistibile abbuffata avrà di nuovo inizio e dio solo sa quale sarà la playlist che farà da accompagnamento.

 

 

Titolo originale: Guardians of the Galaxy, Vol. 2

Regia: James Gunn

Interpreti: Chris Pratt, Zoe Saldana, Kurt Russell, Dave Bautista, Michael Rooker, Karen Gillan, Pom Klementieff, Bradley Cooper (voce), Vin Diesel (voce), Sylvester Stallone

Origine: USA, 2017

Distribuzione: Walt Disney

Durata: 136′

 

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