“Guerre stellari: Episodio II – L’attacco dei cloni” di George Lucas

L’ultimo capitolo della saga di Lucas torna a vibrare, riesce a regalare momenti epici ed eroici che si liberano dalle impalcature di celluloide e vivono di vita propria

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E’ l’accumulo la cifra stilistica che segna inequivocabilmente la seconda trilogia di “Star Wars – Guerre Stellari”. Un’emergenza di segni e simboli, icone e maschere riempie ogni centimetro dell’inquadratura, satura il campo visivo dello spettatore in un carnevalesco gioco di colori e sovrapposizioni, mutazioni e metamorfosi dello spazio filmico. L’immagine è una realtà stratificata, composta dall’incastro di superfici e strutture diverse ma perfettamente compatibili: George Lucas sembra utilizzare la tecnologia digitale come lo scalpello di un futuristico demiurgo che strappa i contorni delle figure e la forma delle cose ad una materia liquida e proteiforme. Un humus organico che nutre questo cinema eccessivo e incontinente dove è facile smarrire lo sguardo, perdere la prospettiva fra i mille oggetti filmici creati dalla macchina da presa.
Ad una prima occhiata “Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni” sembra ripetere perfettamente la disperata ed immobile estetica dell’abbondanza che aveva penalizzato l’Episodio I, con quel tentativo di restaurare le coordinate di un immaginario collettivo (la fantascienza anni ’70-’80, e non solo) attraverso la costruzione di sofisticate architetture digitali. Un esperimento tecnologico che incanta la vista ma raffredda le emozioni, congelando il pathos di un’azione che fila via liscia senza curarsi troppo di personaggi e snodi narrativi. Un difetto che, in questa seconda puntata, Lucas pare voler correggere immediatamente inserendo volti “nuovi” ed efficaci – soprattutto l’inossidabile e tenebroso Christopher Lee nei panni del nuovo cattivo di turno – e dedicando paesaggi psichedelici all’amore impossibile fra il giovane Anakin Skywalker e la senatrice Padmé Amidala, in un intreccio di barocchismi visivi ed un’inguaribile passione che esplode lentamente. Ma, a ben guardare, neanche l’attrazione fra i due protagonisti – un po’ intimidita dall’opulenza della messa in scena, un po’ soffocata dalla logica dell’accumulo – riesce a restituire corpo e sangue alla storia.
Eppure l’ultimo capitolo della saga di Lucas torna a vibrare, riesce a regalare momenti epici ed eroici che si liberano dalle impalcature di celluloide e vivono di vita propria. Una vitalità che si forma lungo i margini dell’inquadratura, in quelle regioni scarne ed essenziali abitate solo dalla parola, da un gesto linguistico che evoca, sogna, finalmente racconta. Ovvero “disaccumula” la concentrazione di suoni e immagini spostando il fuoco dell’azione sull’ a-venire del ricordo, della memoria, dell’allucinata visione. Tutto avviene in pochi minuti e lontano dall’occhio della m.d.p., in quel lisergico flash-back che accenna solo alla vendetta compiuta da Skywalker per poi subito ritirare lo sguardo, lasciando la tragicità dell’atto alla suggestione delle parole, alla potenza drammatica di ciò che può essere solo “detto” e non “mostrato”. Paradossalmente è il fuori-campo il lato oscuro della forza di questo film, lo specchio invisibile che riflette la carne e le ossa dello spettro virtuale permettendo di guardare, o forse solo intuire al di là della filigrana digitale, lo spazio negato dove si distende l’appassionante e spietato gioco dei sentimenti e delle irrefrenabili pulsioni.
Titolo originale: Star Wars: Episode II – Attack of the Clones
Regia: George Lucas
Sceneggiatura: George Lucas, Jonathan Hales
Fotografia: David Tattersall
Montaggio: Ben Burtt
Musica: John Williams
Scenografia: Gavin Bocquet
Costumi: Trisha Biggar
Interpreti: Ewan McGregor (Obi-Wan Kenobi), Natalie Portman (senatore Padmé Amidala), Hayden Christensen (Anakin Skywalker), Christopher Lee (conte Dooku/Darth Tyranus), Ian McDiarmid (cancelliere Palpatine/Darth Sidious), Pernilla August (Shmi Skywalker), Jack Thompson (Cliegg Lars), Anthony Daniels (C-3PO/tenente Faytonni), Samuel L. Jackson (Capo del consiglio Jedi Mace Windu), Ayesha Dharker (regina Jamillia)
Produzione: Rick McCallum per JAK Productions Ltd./Lucasfilm Ltd.
Distribuzione: Twentiewth Century Fox
Durata: 135’
Origine: Usa, 2002

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