Hostile, di Nathan Ambrosioni

Nonostante le innumerevoli imperfezioni si rimane quasi sbalorditi di fronte alla visione di Hostile, girato con estrema sicurezza quando il regista 16enne aveva solo 14 anni. In sala dal 31 ottobre

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Meredith Langston realizza finalmente il suo sogno di diventare mamma adottando le due sorelle orfane Anna e Emilie. Dopo un breve periodo felice, le due sorelle iniziano a chiudersi in se stesse, a giocare fra di loro, escludendo la madre e il mondo esterno. Gli eventi iniziano a prendere una strana piega misteriosa, qualcosa di malefico gravita intorno alle due ragazze. Così Meredith preoccupata, chiede aiuto alla S.O.S. Adoption, un programma trasmesso sulla tv locale che segue i bambini orfani durante i periodi di adattamento. I due giornalisti, Chloé e Chris, si troveranno davanti ad una dimensione nuova e spaventosa.
Hostile, secondo lungometraggio del sedicenne francese Nathan Ambrosioni, è stato girato alla tenera età di 14 anni nei weekend e nelle pause dalla scuola. Ambientato in pochissime location, il film è a bassissimo costo, contando anche che attori ed addetti ai lavori sono per lo più amici e parenti.

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Il film presenta certamente vari difetti: la sceneggiatura un po’ confusa, si chiude con un colpo di scena che risponde alla precisa esigenza di dare alla storia un finale conclusivo e esplicativo, col rischio di essere banale. L’uso degli stereotipi del genere inoltre, risulta a tratti un po’ eccessivo, col risultato di annacquare l’effetto paura. Così ci si chiede se è davvero necessario dotare le due protagoniste di camicie da notte insanguinate e bambolotti con la faccia da pagliaccio; così come la scelta di certe sottolineature musicali ad effetto che forse non sono realmente essenziali per introdurre improvvise comparse di bambini con le occhiaie o spasmi di personaggi posseduti.

Ma andando avanti con la visione tutto ciò passa in secondo piano poiché risulta essere un chiaro segno della tenera età, quasi che ingordamente Nathan Ambrosioni abbia voluto tirare in ballo tutti gli elementi che l’immaginario horror gli mette a disposizione. E allora via con persone possedute, esorcismi, uso del found footage, e chi più ne ha più ne metta. Il punto essenziale è che Nathan Ambrosioni compie delle precise scelte che dimostrano quanto, nonostante la giovanissima età, egli sappia davvero dove andare a parare, quali sensazioni e reazioni provocare nello spettatore. La macchina da presa è sicura nello sperimentare con le inquadrature, il giovane regista sa bene cosa mostrare e cosa no, usa con notevole maestria i tempi dell’horror e questo si comprende chiaramente fin dall’inizio, soprattutto nella scena d’apertura del film. Insomma nonostante le innumerevoli imperfezioni, Hostile è comunque il risultato di un ottimo lavoro e si fa fatica a credere alla carta d’identità dell’artefice poiché sembra l’opera di chi possiede esperienza, ed è sicuro e deciso. Ma qui, semplicemente, decisione e sicurezza non sono date dalla saggezza dell’età ma da una giovane passione impellente.

Il fatto che segua diligentemente tutti gli stilemi dell’horror, risultando spesso poco sbalorditivo, ci fa semplicemente capire che Ambrosioni è ancora in fase di sperimentazione, come un bravo studente che butta in campo tutto quello che c’è stato prima di lui, cercando la sua vera identità creativa. E forse proprio dalla sceneggiatura frastornata (con personaggi che scompaiono e altri che intervengono un po’ chiassosamente) possiamo evincere, con un sorriso, la forte urgenza di girare e fare cinema, di posizionarsi dietro la macchina da presa e di dare l’azione.

 

Titolo originale: id.
Regia: Nathan Ambrosioni

Interpreti: Shelley Ward, Luna Belan, Julie Venturelli
Distribuzione: Candlelight Pictures
Durata: 89′
Origine: Francia

 

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