Hỳbris, di Giuseppe Francesco Maione

Maione esordisce alla regia con un horror che prende in prestito alcuni elementi de La casa di Sam Raimi senza trovare uno sviluppo originale

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In seguito alla morte di un loro amico, quattro ragazzi soggiornano per sua volontà in una casa abbandonata nel bosco. Ma quando strani fenomeni iniziano ad accadere, la salute mentale del gruppo degenera in atti di violenza che porteranno alla luce inquietanti verità.
Se la trama risulta familiare, è perché Hỳbris si ispira espressamente a La casa di Sam Raimi, horror che ha posto le basi per un’iconografia di genere claustrofobica, sanguinolenta e demoniaca. Il giovanissimo esordiente – appena ventunenne – Giuseppe Francesco Maione prende in prestito alcuni elementi del film per approfondire le dinamiche dei personaggi, senza però trovare una strada personale. I topoi classici, tanto per restare in territorio ellenico, vengono in parte disattesi laddove lo splatter è limitato a qualche scena e non costituisce quindi la fonte primaria, e gratuita, di spettacolo. Essendo una produzione low budget si è preferito infatti rinunciare a effetti speciali poco credibili puntando più sulla componente emotiva e irrazionale. Da qui la scelta, se vogliamo atipica, del titolo (hỳbris significa letteralmente insolenza, violenza, tracotanza) che oltre a evocare reminiscenze mitologiche (e liceali) anticipa quella nemesi punitrice tesa a ristabilire l’ordine delle cose: il male non scaturisce da un’entità soprannaturale estranea ma deriva direttamente dalle azioni commesse dai protagonisti che generano colpe espiabili solo attraverso il sacrificio.

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In quest’ottica, di tragedia annunciata, è opportuno riflettere sui meccanismi di genere, in particolare la tensione e il mistero: il ritmo del film è piuttosto altalenante e soprattutto la parte centrale, a causa dei molti dialoghi, convince meno; la sceneggiatura non risponde a pieno alle attese dello spettatore, creando (volutamente?) dubbi e confusione.
Diverso il discorso sulla qualità tecnica della pellicola. Maione sembra a proprio agio con la macchina da presa preferendo movimenti fluidi che permettono di seguire chiaramente l’azione. La fotografia di Matteo Bruno (videomaker under trenta e co-regista della serie per il web Freaks! in cui recitavano Guglielmo Scilla Claudia Genolini) contribuisce a infondere cupezza all’atmosfera grazie a un buon bilanciamento di luci e ombre.
Con un cast artistico altrettanto giovane (ricordiamo anche Lorenzo Richelmy Tommaso Arnaldi) ci si aspettava qualcosa in più, una ventata di freschezza e originalità che invece restano fuori dalla casa. E dispiace vista la timida rinascita di un genere (si pensi a Controra di Rossella De Venuto e a Janara di Roberto Bontà Polito, due esempi di horror che attingono dalle tradizioni nostrane) che in Italia ha fatto da scuola per tanti registi americani, tra cui lo stesso Raimi.


Regia: Giuseppe Francesco Maione

Interpreti: Claudia Genolini, Guglielmo Scilla, Lorenzo Richelmy, Tommaso Arnaldi
Distribuzione: Flavia Entertainment
Origine: Italia, 2015
Durata: 83’

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