Nell'occhio rovesciato. Uno sguardo immerso nella profonda superficie della morte/assenza o nell'essenza infinita del cinema, di un cinema presente negli scatti palpitanti di palpebre che si/ci velano sugli/gli occhi, in un'ottica oscura, che gli/ci conferisce il suo valore di presenza, a un tempo, fuggitiva e definitiva. Destini incrociati, l'ultimo film diretto da Sydney Pollack nel 1998, è l'espressione di un amore (per il cinema) che vive in un occhio rovesciato alla ricerca di nuovi territori nella regione del cuore, un occhio errante nella (ri)scoprente allusiva illusorietà dei suoi corpi mélo (una storia d'amore, un tradimento, un lutto) in un film bagnato da una equorea luminosità, quella dell'acqua nella quale si inabissa la carlinga dell'aereo dopo l'incidente del prologo (anche qui il direttore della fotografia è Philippe Rousselot collaboratore in film altrettanto bagnati come In mezzo scorre il fiume di Robert Radford e Big fish di Tim Burton). Una luminosità che sembra diluire le traiettorie classiche di un cinema ricomponibile nella propria (dis)seminazione metonimica in un film discreto che vive di sottrazioni e in cui i corpi e gli oggetti spariscono volutamente/velatamente, presenti/assenti in una fragranza eterea o nell'eco di una voce registrata su una segreteria telefonica. Destini incrociati è la storia di un'incontro, di un chiasmo, di un muoversi, di uno scuotersi nel vuoto spettrale di corpi esposti allo stupendo intrico del vivere, corpi abbandonati al fluire (im)mobile del tempo che si riapre in omissioni (tra)sparenti in istanti ormai irriconciliabili, affidati ad una personale rielaborazione luttuosa chiusa in un passato manchevole, capace di darsi/dirsi narrativamente/visivamente come smagliante presente nei devianti percorsi del nostro sguardo complice di un film in cui si è traditi, si tradisce… dove ancora una volta si è traditi dal/al cinema. Sydney Pollack filma il desiderio sempre rimandato di perdersi dentro l'essere amato, per farci sprofondare nella densità dei corpi con tenerezza e sofferenza; vede e sente, produce eventi e vi partecipa, deambula senza orizzonti o mete, per un luogo irrisolto e vuoto, (in)concepito, in una sorta di sottofondo metastatico (la bellissima sequenza in cui la macchina da presa scopre gli amanti morti nella carlinga dell'aereo sott'acqua); in questo modo ci lascia liberi di scegliere, di scartare, di preferire, di operare una intensione, consistente (secondo l'etimo) nel tendere dell'animo verso il centro della (propria) segretezza. Una intensione portatrice di un atto redentore in un cinema in cui l'immagine si fa ricordo e ci segue, come il passato chino sul presente che esso sta per assorbire in sé. Proprio come le immagini del cinema che abbiamo sempre amato fisse nella memoria, perché, non ci stancheremo mai di ricordarlo "la memoria implica un atto di redenzione. Ciò che viene ricordato è stato salvato dall'annullamento. Ciò che viene dimenticato è stato abbandonato".

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THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

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Destini incrociati di Sydney Pollack
con Harrison Ford, Kristin Scott Thomas, Charles Dutton, Paul Guilfoyle, Dennis Haysbert
USA, 1998, (130')
Mercoledì, 2 febbraio, ore 21:00 Raiuno

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