#Russia2018 – Il calcio dell’emozione posticipata della VAR

La VAR è una tecnologia “a scoppio ritardato”, che trasforma il calcio da un’esperienza immediata, in una sorta di emozione continuamente ritardata

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Lo spazio, la potenza, il tempo. Sono tre delle caratteristiche portanti della tecnologia. Che da sempre è venuta in soccorso dell’uomo per abbattere distanze e rendere il mondo più “vicino”, per sostituire la forza delle mani e delle braccia con le energie più potenti delle macchine, per accelerare il movimento delle gambe umane e rendere l’uomo capace di fare molte più cose in minor tempo.

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Oggi andiamo in ogni parte del mondo in poche ore, le macchine sempre più evolute ci stanno sostituendo nella maggior parte dei lavori, e abbiamo sempre più tempo per fare tantissime (forse troppe?) cose.

Una delle innovazioni più interessanti di questo Mondiale di Russia 2018 è l’introduzione – dopo un anno di sperimentazione in alcuni Paesi tra cui l’Italia – della cosiddetta VAR (Video Assistant Referee), ovvero la “mitica” moviola in campo. E già alla seconda partita è diventata protagonista assoluta.

Francia-Australia è stato il vero trionfo della “partita digitale”.  L’assistente tecnologico degli arbitri è entrato in tutti e tre i gol della partita, assegnando prima un rigore non visto dall’arbitro per la Francia, poco dopo facendo lo stesso per il fanno di mani di Umtiti ai danni dell’Australia, e infine assegnando, grazie alla Gol Line Technology, il gol di Pogba, che successivamente è stato poi assegnato come autorete.

Cable Cam Mondiali Russia

Cable Cam

Siamo di fronte a un’evoluzione clamorosa del calcio, dove l’errore arbitrale si riduce sempre di più. C’è un magnifico “terzo occhio” tecnologico che guida le decisioni dei signori col fischietto, come un “occhio di Dio” che li aiuta nella difficile arte del giudicare (a tal proposito va segnalata anche la possibilità di vedere la partita, nelle app dei Mondiali, dal “punto di vista degli angeli”, grazie alla cable cam, che vola sui giocatori e permette di avere una visione d’assieme unica e, umanamente, impossibile).

Questa tecnologia rende il calcio per alcuni aspetti più “giusto”, ma in un lampo ne annulla molti dei suoi aspetti di narrazioni mitologiche, come il famoso “gol non gol” della finale dei Mondiali del 1966 e la “mano de Dios” di Maradona con la quale segnò il secondo gol all’inghilterra, dopo il primo

Maradona mano de Dios

Maradona

che forse è il più bel gol di sempre. Che rimarrà della narrazione del calcio privata della “sporcizia” degli errori arbitrali? Ma questo può essere un retro pensiero pseudo nostalgico, che lascia al pallone un’aura di storie vere e storie mistiche, di grandi innovatori e meravigliosi truffatori.

Quello che invece realmente si sta perdendo, grazie alla VAR, è l’immediatezza dell’emozione del gol. Da secoli la tecnologia ci spinge ad andare più veloce, a fare tutto più rapidamente, fino a questa sorta di ubiquità digitale che stiamo vivendo in questi anni. Ogni computer, ogni automobile, ogni oggetto sostituisce un altro inevitabilmente più lento. Grazie alla tecnologia siamo sempre più rapidi e reattivi, tutto avviene prima. Ecco che invece con la VAR abbiamo una tecnologia “a scoppio ritardato”, un occhio digitale mixato con la decisione umana che trasforma il calcio da un’esperienza immediata (il tiro, la parata, il fallo, la decisione arbitrale, l’esultanza per un gol), in una sorta di emozione continuamente ritardata. E’ gol? Non è gol? I giocatori (e i tifosi) non riescono quasi più ad esultare nell’immediatezza del gol, timorosi che la loro esultanza possa essere vanificata da una postuma decisione arbitrale. E quando questa decisione arriva è come se l’attimo esplosivo della realizzazione, il vero orgasmo (maschile?) calcistico, si fosse affievolito, o comunque si dovesse trasformare in un diverso tipo di orgasmo (femminile?), più lungo articolato e complesso. Per il tifoso resta questa “emozione posticipata”, che può essere vista come negazione dell’esperienza classica del gol, ma che comunque regala un’emozione ondulante, lunga e altalenante, che cambia radicalmente l’esperienza del godimento di una partita di calcio.

Il calcio sta diventando femmina?  L’Italia femminile si qualifica ai mondiali e quella maschile che li deve vedere davanti alla tv sembrano indicare nel nostro Paese una curiosa, involontaria, avanguardia.

Forse è la tecnologia, che è femmina.

 

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