Il crimine non va in pensione, di Fabio Fulco

Esordio alla regia dell’attore Fabio Fulco, Il crimine non va in pensione è una comedy-action che sfrutta il talento di grandi interpreti intrappolati in una scrittura-regia inesperta e disomogenea

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La Serenissima sembrerebbe una casa di riposo come tante altre: partite di bocce, serate danzerine, noia, risate, chiacchiere sui bei tempi andati, e un gruppo di protagonisti over 70 schiacciati dalla monotonia. Ci pensa Edda, Silvana Borsi, a risollevarli. La donna è finita in ospedale dopo un malore causato da una grossa perdita al bingo. Ma Edda non è una giocatrice incallita, quanto una madre afflitta dalle difficoltà economiche della figlia. Spinti dalla solidarietà per la compagna e dal brivido del crimine, il gruppo di anziani escogita una rapina ai danni del Bingo colpevole, e arruola alcuni membri esterni, professionisti del settore, per mettere a segno il colpo, possibilmente senza sbavature.

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Un cast di tutto rispetto, da Stefania Sandrelli a Ivano Marescotti, passando per il Barabba scassinatore di casseforti Maurizio Mattioli. Un ensamble nutrito, perfino troppo caratterizzato, che però stempera lo status quo di commedia corale votata all’action inconsapevolmente inverosimile. Sta a Mattioli, per inciso, gettarsi sulle spalle la scrittura scolorita e la regia tanto inesperta quanto scollegata. Nonostante il ruolo minore, si incastra con scioltezza nel pentagramma comico, e riesce a restituire l’importanza del tempo e la sagacia di battute, che, recitate da altri, avrebbero assunto il tragico ruolo di ultime cartucce. Fabio Fulco, da interprete perlopiù televisivo, non riesce ad abbandonare la zavorra del piccolo schermo. La sua è una regia, come dicevamo, confusa, alternata tra montaggi e inquadrature a 200 km/h, nelle sequenze action, e fasi

il-crimine-non-va-in-pensione-1esplicative, il cosiddetto “spiegone” borisiano, inefficace per lunghezza e informazioni già intuibili.

L’entusiasmo è lampante, ma coccolare i protagonisti cercando un equilibrio di prove attoriali mina la macchina tutta e consegna solo un probabile smarrimento spettatoriale. Gli intenti sono nobili: anziani protagonisti, cosa sempre più rara nel nostro cinema, fatta eccezione per film costruiti al massimo su due-tre caratteri, ma comunque accompagnati da un folto gruppo ringiovanente, qui incarnato da Fulco e dal suo infermiere Sasà, e la spinta motrice della povertà giovanile. Il virus si rialimenta da solo: bei propositi schiavi di un’impalcatura, produttiva in primo luogo, che ammicca soltanto a se stessa.

Regia: Fabio Fulco
Interpreti: Fabio Fulco, Stefania Sandrelli, Gianfranco D’Angelo, Maurizio Mattioli, Franco Nero, Orso Maria Guerini, Gisella Sofio, Ivano Marescotti, Rosaria D’Urso, Giacomo Piperno
Origine: Italia, 2017
Distribuzione: Stemo
Durata: 95′

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