"Il dubbio", di John Patrick Shanley

Prepararsi ad uno scontro previsto memorabile con calma viziata e sterile, senza vie laterali, schiacciati da perimetri ridondanti. Shanley rappresenta con distanza media figlia né dell’alienazione né del confino nei deliri della natura e della cultura umana

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Prepararsi ad uno scontro previsto come memorabile con calma viziata e sterile, senza concessioni, senza vie laterali, schiacciati da perimetri ridondanti. Si potrebbe pensare che è la regia a soffocare i personaggi, a contenere le performance, a sbiadire i colori di paesaggi che non doppiano mai le anime. Che è un mancato abbandono dell’originaria dimensione a tre pareti, con le sue invenzioni sceniche e i suoi segni perentori, a viziare questa pellicola candidata a quattro Oscar per gli attori (Streep, Hoffman, Adams e Davis, quest’ultima unico attimo di sconvolgimento in oltre cento minuti) e uno per la sceneggiatura (che il regista ha vinto nel 1987 con Stregata dalla luna). Shanley rappresenta con distacco insufficiente, una distanza sempre media figlia né dell’alienazione né del confino inconsapevolmente coatto negli infiniti deliri della natura e della cultura umana. Il campo è fatto per essere libero, la scena per dare spazio ai personaggi, qualcosa li stringe ben al di sotto della loro vita per immagini. Un vicolo cieco senza particolari interessanti, dove i due enormi corpi protagonisti si fronteggiano immobili, senza orrore né paura reciproca, forse più attenti a prendersi le misure che a sopraffarsi. Non ci sono sfumature, dunque neanche dubbi, se non quelli ineliminabili e connaturati, irriducibilmente infraindividuali della relazione tra persona e sovrannaturale. Dubbi senza superfici, che la fruizione deve cercare dentro di sé, fuori dello schermo – fuori dello spazio dove il contesto è invisibile e lontano, il teorico centro della vicenda è contorno senza essere coro, e sopravvivono solo le certezze univoche di personaggi bidimensionali senza autocoscienza, lanciati a velocità moderata verso un destino chiaro ed evidente in partenza.

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Titolo originale: Doubt

Regia: John Patrick Shanley

Interpreti: Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis, Lloyd Clay Brown, Joseph Foster

Distribuzione: Walt Disney Motion Pictures Italia

Durata: 104'

Origine: Usa, 2008   

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    11 commenti

    • Con tutto il rispetto per questo splendido sito, la recensione è tremenda. Non fa altro che criticare un film dalla prima (confusa e involuta) all'ultima frase. Possono anche essere critiche legittime, ma non si capisce a cosa si riferiscano: chi sono i protagonisti? di che parla il film (che non ho visto)? Non credo che sarebbe venuta l'orticaria all'autrice se avesse sacrificato in nome della chiarezza almeno una parte della pretenziosa verbosità.

    • Fabrizio Attisani

      Non che voglia fare l'avvocato non richiesto, però mi pare assurdo scrivere "la recensione è tremenda, non fa altro che criticare un film dalla prima all'ultima frase": è come scrivere "questo medico è tremendo, non fa altro che curare dal primo all'ultimo paziente"!<br />E per quanto riguarda le presunte lacune relative ai protagonisti e alla trama, Sentieri selvaggi è un sito di cinema, non di letteratura.

    • Magari un minimo di trama

    • Fabrizio Attisani (JerryGarcia85)

      Ma a cosa (e a chi) servirebbe? Il cinema è comunicazione per immagini in movimento o, per dirla con Deleuze, filosofia per immagini-movimento: la trama è solo un mezzo, il cinema è il fine.

    • Rispondo andando per ordine:<br /><br />sulla recensione tremenda, non aggiungerei altro alla metafora di Fabrizio Attisani. Le recensioni sono giudizi critici, e ben vengano il dibattito e le opinioni contrastanti. Ma per criticare una recensione andrebbe visto il film. <br /><br />Sullo stile di scrittura: questo è un sito di cinema, non di letteratura o di scrittura creativa. Il giudizio sullo stile di scrittura è soggettivo (quanto quello su un film), e non mi sembra questo il centro del dibattito in questa sede. <br /><br />Sui protagonisti e la trama: la mia opinione (anche questa ovviamente contestabile) è che chi clicca una recensione cerca innanzitutto un giudizio sul film. Può trovarci anche informazioni su tutto il resto (trama, personaggi). Ma se cerco (innanzitutto?) queste altre informazioni, vado a cliccare la scheda del film (che è negli articoli correlati), e non la recensione. O vogliamo criticare una recensione perché non contiene la trama del film?

    • Mi spiace se la mia irruenza ha urtato qualcuno. Cercherò di spiegarmi<br /><br />Il mio non voleva essere in alcun modo una critica alla critica: il film non l'ho visto e nemmeno mi interessa. Io non ho giudicato il contenuto dell'articolo, ma il modo. <br /><br />"Shanley rappresenta con distacco insufficiente, una distanza sempre media figlia né dell’alienazione né del confino inconsapevolmente coatto negli infiniti deliri della natura e della cultura umana"<br /><br />Mi vorrebbe spiegare il significato di questa prosa. A me paiono parole in libertà, ma potrei sbagliarmi.<br /><br />Per quanto riguarda la sparata "è cinema, non letteratura": il Deleuze da bigino non propinatemelo, che è totalmente fuori luogo. (E magari, Fabrizio Attisani, dovrebbe leggersi pure Metz e Gaudreault)

    • Fabrizio Attisani (JerryGarcia85)

      Be', se il Deleuze de L'immagine-movimento, L'immagine-tempo e La logica del senso è totalmente fuori luogo quando si parla di cinema, allora evidentemente devi aver sbagliato sito di cinema, e a questo punto anch'io. Anche perché se tiriamo fuori Metz (lo specifico filmico!), Bazin, Ejzenštejn e Balázs, dubito che se ne riesca a trarre anche un solo argomento a favore della tua "contestazione". <br />A mio modesto parere, sarebbe più sensato chiedersi non "di che parla il film", ma "come parla il film". O meglio, "come parla il cinema".

    • Fabrizio Attisani (JerryGarcia85)

      …specialmente di fronte a una situazione veramente paradossale (di nuovo la logica del senso…): quando si parla di cinema, vorresti leggere del contenuto (la trama, i personaggi), mentre quando critichi la recensione, contesti il modo.

    • amministratore, per favore, perchè non ci ripensi e chiudi il forum fino a che sei in tempo? mi pare che la rete sia già satura di gente che vuole sfoggiare la propria cultura cinematografica (e soprattutto la frustrazione di non essere chiamata a scrivere ufficialmente sulle riviste…)

    • Fabrizio Attisani (JerryGarcia85)

      Nonostante mi senta pesantemente chiamato in causa (quei puntini di sospensione dicono tutto…), penso proprio di concordare con "nickname". Anche perché non è detto che la cosa non gli si possa ritorcere contro (in fondo è solo un "nickname").

    • Dobbiamo chiarire che i commenti agli articoli sono una cosa diversa dal FORUM (che pure stiamo per aprire). Qui si puo' commentare l'articolo e l'argomento o la forma dello stesso. Finora ci pare che i nostri lettori argomentino le loro riflessioni e opinioni con molta pacatezza e correttezza. Quindi benvenuta la possibilità di ascoltare le vostre opinioni! E se i nostri lettori citano Deleuze e Metz, è solo "colpa" nostra: abbiamo i lettori che ci meritiamo! (ovvero colti, curiosi e, a volte – come noi.. – insopportabili! 🙂 )