Il gabinetto del dottor Caligari, di Robert Wiene

Ritorna in sala, in versione restaurata, il manifesto dell’espressionismo tedesco, probabilmente il primo grande horror della storia cinematografica. In sala da lunedì 15

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Il gabinetto del dottor Caligari ritorna in sala in versione restaurata a quasi un secolo dalla sua uscita, avvenuta nel 1920 (L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna, ha presentato la nuova versione di 75 minuti al 64° Festival di Berlino del 2014). Capolavoro dell’espressionismo tedesco, probabilmente il primo grande horror della storia cinematografica, parabola inquietante sempre in bilico tra follia e realtà. È qui che il cinema si fa mezzo di riproduzione meccanica del corpo (vedi Nudo che discende le scale di Marcel Duchamp, 1911-12) e del suo movimento, strumento di messa in scena del corpo, di manipolazione. Esempio imprescindibile di cura per il profilmico, cioè di quanto viene predisposto al fine di essere ripreso cinematograficamente. Il make-up, l’illuminazione, la stilizzazione del gesto che trasforma il corpo umano in una sorta di geroglifico sovraccarico di significati simbolici, praticamente una pittura vivente.

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il gabinetto del dottor caligari espressionismoCon Robert Wiene è possibile partire e ripercorrere, parallelamente alla straordinaria vicenda dell’uomo artificiale nell’iconografia pittorica, una storia altrettanto ricca e sorprendente di corpi in frammenti e uomini meccanici, pupazzi animati, creature artificiali che da Méliès passa attraverso André Deed (L’uomo meccanico, 1921), per arrivare a Fritz Lang (Metropolis, 1926), James Whale (Frankenstein, 1931), fino a Terminator (1984), Robocop (1987)… Un viaggio fantastico che segue l’iconografia del corpo alla luce della convivenza, della commistione tra l’iconografia della tradizione pittorico-figurativa e l’iconografia che discende direttamente verso quella che da Walter Benjamin in poi viene chiamata “riproducibilità tecnica”.

il gabinetto del dottor caligari robert wieneIl giovane Francis è seduto su una panchina con un vecchio. Sta parlando, per la precisione gli sta raccontando una storia. E come in un flash-back la dimensione temporale si sposta per portarci da tutt’altra parte. C’è il dottor Caligari e il suo sonnambulo Cesare che predice il futuro (o così sembra). C’è un uomo a cui viene predetta la sua morte e, poco dopo viene pugnalato e c’è la ragazza di Francis che viene rapita dal sonnambulo… Cesare è il prototipo del corpo orrorifico, corpo ridotto ad organo: un organo ipertrofico o separato dal corpo originario che genera paura o diventa fonte di comportamenti anomali. Organi isolati dal corpo o integrati in un corpo diverso dal proprio, popolano i film dell’orrore. E Robert Wiene giunge al culmine del suo cammino, con Le mani di Orlac (1924), storia di un pianista mutilato in un incidente ferroviario, al quale vengono trapiantate le mani di un assassino.

 

Titolo originale: Das Cabinet des Dr. Caligari
Regia: Robert Wiene
Interpreti: Werner Krauss, Conrad Veidt, Friedrich Feher, Lil Dagover, Hans Heinrich von Twardowski
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Durata: 75′
Origine: Germania, 1920

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