Il libro della giungla, di Jon Favreau

Il Libro della Giungla si muove in equilibrio tra la volontà di sfruttare i materiali originali e il desiderio di proporsi a un pubblico abituato a ritmi, raggiungendo risultati affascinanti.

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Per la Disney è diventata quasi una tradizione quella di produrre remake live-action dei propri classici d’animazione. Probabilmente i produttori hanno capito che questa scelta commerciale, già anticipata nel 1996 con La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera (impreziosita dall’interpretazione di Glenn Close e dalla sceneggiatura di John Hughes), è vincente grazie ai successi di botteghino delle operazioni Maleficent e Cenerentola (senza contare la grande attenzione verso la serie tv C’era una volta, in cui i personaggi più noti dei cartoni Disney, si ritrovano incastrati in un mondo a metà tra favola e realtà). Il libro della giungla, diretto in questa nuova versione da Jon Favreau, s’inserisce senza problemi in questa scia. Come i precedenti, anche il film di Favreau si muove in equilibrio tra la volontà di sfruttare con intelligenza il materiale originale dell’adattamento del 1967 e il desiderio di proporsi a un pubblico abituato a ritmi e immagini particolari. Nel caso specifico di The Jungle Book, subentra la necessità del confronto narrativo con le storie di Rudyard Kipling e la loro ingombrante impronta pedagogica. La pellicola non si tira indietro di fronte a queste sfide e raggiunge risultati affascinanti.

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neel sethi il libro della giunglaQuesto nuovo libro della giungla, infatti, non dimenticandosi le aspirazioni più commerciali, ha la sorprendente capacità di approcciarsi con la giusta fedeltà ai propri punti di riferimento originari. Infatti, se la struttura narrativa e la caratterizzazione dei personaggi principali sono derivate dal film d’animazione Disney (eccetto il lieve tradimento del cambio di sesso del pitone Ka), la pellicola è anche pervasa dallo spirito morale dell’opera Kipling, lo stesso che è usato da secoli dal movimento scoutistico per il proprio programma educativo. Il compromesso tra queste due ascendenze è ben rappresentato dalla convivenza e dall’importanza narrativa, all’interno della storia, dei momenti musicali cartooneschi e degli inni solenni sulla Legge della giungla ispirati a quelli di Kipling (un omaggio ai canti presenti nei racconti e alla statura poetica dell’autore). Certo, soprattutto rispetto al corrispettivo letterario il lavoro di adattamento è stato più deciso, dato che, pur salvaguardando la bellezza e il fascino delle parole di Kipling, è stato necessario rendere accessibili a spettatori politically correct del ventunesimo secolo le idee di un colonialista/nazionalista vissuto tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento. Operazione brillantemente riuscita allo sceneggiatore Justin Marks, capace comunque di creare un forte epos alle avventure del piccolo Mowgli e dei suoi compagni animali.

il libro della giunglaA sorprendere, però, è il contributo di Jon Favreau. Dopo il disastro di Cowboy & Aliens, il passaggio attraverso il piccolo, delizioso e quasi autobiografico Chef sembra aver ricaricato le energie del regista. Favreau, infatti, è sempre stato un cineasta onesto ma mai particolarmente dotato dal punto di vista estetico, uscito malconcio e svuotato dal doppio impegno di Iron Man. L’esperienza nel low-budget ha dato nuove forze al regista poiché ne Il libro della giungla, finalmente, si vede un’impronta registica incisiva. Più che dal punto di vista estetico (l’abuso della CGI e la giungla posticcia) il coraggio di Favreau risiede nella direzione dell’ottimo cast vocale che circonda il Mowgli interpretato dal piccolo Neel Sethi (forse troppo sicuro di sé). Avendo visto il film doppiato in italiano, le interpretazioni degli attori hollywoodiani sono state “oscurate” dalle (buone) prove delle controparti nostrane ma è non è difficile vedere ritrovare dietro le particolari performance “bestiali” una scelta direttiva importante dagli esiti felici. E’ quindi uno spasso scoprire un Baloo bonario truffatore da quattro soldi, un Baghera mentore dagli atteggiamenti fin troppo marziali o Re Luigi malvivente vanesio a capo di una stramba banda di scimmie. Dietro queste caratterizzazioni eccessive ma efficaci, sono ben riconoscibili, rispettivamente, le ottime prove del flemmatico Bill Murray, del duro Ben Kingsley o del nervoso Christopher Walken. Una qualità cinematografica in più che permette a questa nuova versione del classico di Kipling di trovare una nuova fortunata vita sul grande schermo.

Titolo originale: The Jungle Book
Regia: Jon Favreau
Interpreti: Idris Elba, Scarlett Johansson, Lupita Nyong’o, Christopher Walken, Giancarlo Esposito
Distribuzione: Walt Disney
Durata: 105′
Origine: Usa 2016

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