"Il mio ragazzo è un bastardo", di Betty Thomas

Il mio ragazzo è un bastardoTeen comedy di chiara derivazione televisiva, senza avere però la brillantezza delle serie tv che oggi spopolano, Il mio ragazzo è un bastardo non funziona praticamente mai: niente sorrisi, poche trovate divertenti e, soprattutto, nessuna idea su come valorizzare un’idea di partenza che per quanto stereotipata avrebbe potuto incuriosire

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John Tucker è il leader della scuola: asso sul campo da basket, bello, atletico. Ma quando le sue tre fidanzate scoprono che è un bugiardo dongiovanni decidono di allearsi per fargliela pagare. Puro saldo estivo, in ritardo di diversi mesi rispetto all’uscita cinematografica negli States, la commediola finto-sexy non ha mordente, e si appoggia a dialoghi e situazioni alquanto banali. La regia di Betty Thomas – carrierista «trendsetter» fedele alla 20th Century Fox sempre con un occhio di riguardo al box office: basti  vedere i suoi Il dottor Dolittle, con Eddie Murphy, o 28 giorni, con Sandra Bullock – pensa solo ad esaltare i sorrisi dei giovani protagonisti e la colonna sonora «college-rock». Dietro la facciata tutta lustrini, con fotografia e montaggio da MTV, c'è un piattume para-televisivo che nausea. Molto meglio, a questo punto, orientarsi sugli episodi migliori di The O.C. o One Tree Hill, più sinceri nel giocare coi sentimenti e nel costruire gag efficaci. Non è un paragone casuale dato che quasi tutto il cast ha esperienze solo nel mondo delle soap e della fiction; e che l’appeal commerciale della pellicola sia costruito a tavolino su misura di un’audience in primis di giovani e studenti. Ma il cammino per le giovani (pop)star – figura tra le protagoniste anche la regina del rhythm’n’soul Asanti – è in difficile ascesa visto lo scarso charme dimostrato, compresa un cammeo, francamente inutile, di Jenny McCarthy un po’ madre un po’ bomba erotica (ma solo suggerita: la volgarità c’è, i nudi no). La sceneggiatura di Jeff Lowell, anche lui proveniente dal piccolo schermo,

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Il mio ragazzo è un bastardoè in parte autobiografica. Peccato che nel tentativo di ammiccare al grande pubblico non riesca ad essere né goliardica né maliziosa, né a sviluppare un rapporto in qualsivoglia modo empatico con lo spettatore. Morale: le quattro amiche del decantato «teamwork» sono tutte insignificanti e di quel che accade ai caratteri in campo, tranne che in un paio di scene sotto canestro ben dirette, non frega niente a nessuno dopo appena una decina di minuti. Colpo di grazia, il finale buonista scontato, facilmente intuibile; così come la mancanza di grinta, di coraggio e di cattiveria che permea l’intera durata di questo mega spot gonfiato a dismisura.

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Titolo originale: John Tucker Must Die

Regia: Betty Thomas

Interpreti: Jesse Metcalfe, Brittany Snow, Ashanti, Sophia Bush, Arielle Kebbel

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 92’

Origine: USA, 2006

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