"Il paradiso all'improvviso", di Leonardo Pieraccioni

Si ha l'impressione che Pieraccioni come cineasta, lontano comunque anni luce dall'imbarazzante staticità del cinema di Salemme, sia più maturo rispetto gli esiti dei suoi film; anche in “Il paradiso all'improvviso” c'è la tentazione ma al tempo stesso la paura di allontanarsi da quella scrittura chiusa e sicura di Giovanni Veronesi.

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Sembra apparentemente replicarsi il cinema di Leonardo Pieraccioni. Il comico toscano, giunto al sesto lungometraggio come regista, ripropone l'immagine del protagonista che vive la sua esistenza in maniera appartata fino a quando avviene l'incontro con una donna che gli sconvolge la vita. Su questo schematico percorso narrativo, già sviluppato in Il ciclone, Fuochi d'artificio e Il pesce innamorato, prende avvio anche Il paradiso all'improvviso. La vicenda vede protagonista Lorenzo (lo stesso Pieraccioni) un uomo single per scelta, titolare di una ditta chiamata "Pioggia, neve e grandine" che realizza gli effetti speciali che assieme alla sua socia Nina viene chiamato a lavorare ad Ischia in una villa che si affaccia sul mare. Qui conosce Amaranta (Angie Cepeda, già protagonista di Pantaleon e le visitatrici), una bellissima ragazza colombiana che sta aspettando l'arrivo del fidanzato e vuole ricreare l'atmosfera di quando lo ha conosciuto in montagna. Già da Il principe e il pirata appaiono i timidi segnali di una svolta che però Pieraccioni ancora non ha avuto il coraggio di concretizzare. Se in quel film era la struttura on the road a creare la dispersione dei due protagonisti, in Il paradiso all'improvviso sono presenti i segni di un illusionismo visivo attraente (gli effetti con la neve) e i processi di un inganno (quello organizzato a Lorenzo dai suoi due amici nobili) che cambia totalmente le prospettive con cui si era guardata la vicenda del protagonista. Nell'opera di Pieraccioni esistono provvisori slanci liberi come nella scena in cui Lorenzo canta ad Amaranta la canzone di Modugno Tu sì nà cosa grande, o nei duetti del comico toscano con Anna Maria Barbera (la Sconsy di Scherzi a parte) che però non hanno quell'anarchia di quelli con Massimo Ceccherini. C'è quindi il tentativo di uscire dai limiti della commedia garbata per meglio evidenziare una sottile amarezza di fondo. C'è però una scrittura che intrappola Pieraccioni dentro il suo set, che prosegue a concepire il set come provvisorio palcoscenico da cabaret, che lascia poco spazio ai personaggi secondari (le sfide tra i due nobili interpretati da Alessandro Haber e Rocco Papaleo potevano avere più spazio) e che risolve il finale in maniera superficiale e anonima, tutto il contrario delle sequenze ambientate ad Ischia. Si ha l'impressione che Pieraccioni come cineasta, lontano comunque anni luce dall'imbarazzante staticità del cinema di Salemme, sia più maturo rispetto gli esiti dei suoi film; anche in Il paradiso all'improvviso c'è la tentazione ma al tempo stesso la paura di allontanarsi da quella scrittura chiusa e sicura di Giovanni Veronesi. Pur nei suoi limiti, pur nelle cadute imbarazzanti, il suo cinema lascia comunque aperti spazi di analisi.

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Regia: Leonardo Pieraccioni
Sceneggiatura: Leonardo Pieraccioni, Giovanni Veronesi
Fotografiia: Italo Petriccione
Montaggio: Stefano Chierchiè
Musica: Gianluca Sibaldi
Scenografia: Francesco Frigeri
Costumi: Claudio Cordaro
Interpreti: Leonardo Pieraccioni (Lorenzo), Angie Cepeda (Amaranta), Alessandro Haber (Taddeo), Rocco Papaleo (Bardella), Anna Maria Barbera (Nina), Gea Martire (Veronica), Giulia Montanarini (Mirna), Fabrizio Pizzuto (Fausto)
Produzione: Levante Srl. In collaborazione con Medusa Film
Distribuzione: Medusa
Durata: 93'
Origine: Italia, 2003

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