Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, di Gabriele Salvatores

Funziona meglio del primo film anche se l’andamento appare a volte sempre irregolare e macchinoso. Tracce alla Besson, con una scansione che potrebbe essere adattabile meglio a una buona serie.

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Non c’era ancora Stranger Things quando è uscito il primo Il ragazzo invisibile del 2014. E chissà se i creatori di quella strepitosa serie, i Duffer Brothers, si sono imbattuti per caso in quel film di Salvatores. Comunque si rintracciano così, come per folle flusso mentale, delle analogie incredibili. E non è tanto per la rappresentazione dell’universo e dei turbamenti adolescenziali, per i poteri improvvisi, per l’uso di un certo tipo di colonna sonora. Ma è soprattutto per le forme di un film-videogioco, e il dettaglio del sangue dal naso che richisama subito alla mente la figura di Eleven della popolare serie.

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Si, le forme, le prospettive del film, hanno quasi un corrispettivo immediato a quelle della graphic novel, che esce nelle librerie (edita da Panini Comics) assieme al romanzo nello stesso giorno in cui il film debutta in sala. Anche se, rispetto a Il ragazzo invisibile targato Salvatores, affronta gli eventi da punti di vista differenti e presenta nuovi personaggi. Ma, a livello di immaginario, le inquadrature e l’uso dello spazio del film sembrano procedere parallelamente al fumetto.

il ragazzo invisibile seconda generazione ludovico girardelloMichele Silenzi (Ludovico Girardello) ha scoperto di essere speciale e poter diventare invisibile. Ora ha 16 anni ma la sua adolescenza non è serena. La ragazza dei suoi sogni ama un altro e inoltre la sua situazione familiare è sempre più complicata. Fino a quando non irrompono nella sua vita una misteriosa ragazza, Natasha (Galatea Bellugi) e la madre naturale, Yelena (Ksenia Rappoport), stravolgendogliela completamente e portandolo ad affrontare una nuova avventura.

Nel dittico ci sono le fome fantasy non solo di Nirvana ma anche di Denti. Come se il cinema di Salvatores provasse ad affrontare un genere poco affrontato dal cinema italiano. Con uno sguardo europeo alla Besson. I titoli di testa sembrano un omaggio ai film della Marvel. Dove sembra sempre esserci continuità tra un film e l’altro, senza la scansione degli episodi. Ma l’andamento è più irregolare e macchinoso, anche se Il ragazzo invisibile – Seconda generazione sembra funzionare meglio del film precedente proprio per il fatto che comunque i personaggi già si conoscono e non hanno bisogno di essere introdotti. La camminata di Michele sulle note di Behind Blue Eyes degli Who sembra richiamare quella sognante anni ’60 di Peter Parker sulle note di Raindrops Keep Falling On My Head di Burt Bacharach in Spider-man 2 di Sam Raimi. Ed è forse l’effetto imitazione il lato più seducente di questa seconda avventura del ‘ragazzo invisibile’. Mentre il film sembra incepparsi nei suoi continui spostamenti spaziali, dove entra in gioco il motivo del viaggio che ha segnato soprattutto il primo cinema di Salvatores. Quasi dei frammenti isolati. Dove entrano in gioco sguardi in macchina, amplificazioni sonore (la scena dell’incidente d’auto), flashback. Contrastato invece da lievi tocchi fantasmatici – il bel personaggio di Valeria Golino – o la scena del furto della collana.

il ragazzo invisibile seconda generazione salvatoresSi parlava di continuità dei film sui supereroi statunitensi. Invece paradossalmente le avventure del ‘ragazzo invisibile’ – considerando i due film non separabili – avrebbero bisogno di discontinuità. E di un respiro più da serie tv che cinematografico. La scansione anche narrativa dei tre sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo (già sceneggiatori del primo film e soprattutto creatori e sceneggiatori delle serie 1992 e 1993), è più in linea con una serialità che renderebbe le storie dei singoli personaggi meno compresse. E gli darebbe modo di sparire, di ritornare, di sviluppare le loro vicende. Perché anche in Il ragazzo invisibile – Seconda generazione, tutto il mondo che ruota attorno a Michele Silenzi sembra chiedere più spazio.

Regia: Gabriele Salvatores

Interpreti: Ludovico Girardello, Ksenia Rappoport, Galatea Bellugi, Ivan Franek, Kristof Konrad, Valeria Golino, Dario Cantarelli

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 90′

Origine: Italia 2017

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