Il Silenzio: il corto al 99 % italiano escluso dai David

Dopo l’annuncio dei nominati ai prossimi David, Giovanni Pompili di Kino Produzioni scrive una lettera aperta all’Accademia circa l’esclusione del corto Il Silenzio di Ali Asgari e Farnoosh Samadi

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Dopo l’annuncio dei nominati ai prossimi David di Donatello, Giovanni Pompili, amministratore della Kino Produzioni, ha scritto una lettera aperta all’Accademia Nazionale del Cinema circa l’esclusione del cortometraggio Il Silenzio, presentato l’anno scorso sulla Croisette. L’Accademia sceglie ogni anno i papabili vincitori sulla base di un pedigree made in Italy. La controversia nasce appunto dalla legittima italianità del corto, il quale, fatta eccezione per i due registi Ali Asgari e Farnoosh Samadi, è italiano al 100%. Ma anche in questo caso, ci sarebbe da puntualizzare: Asgari si è diplomato in Cinema in Italia e Samadi ha terminato gli studi all’Accademia di Belle Arti di Roma.

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Abbiamo raggiunto telefonicamente Giovanni Pompili, amministratore della Kino dal 2011, il quale fa notare come l’anomalia di un regolamento possa compromettere il destino di un film, anomalia che non vale per categorie come miglior attrice protagonista: Penélope Cruz vinse infatti il David nel 2004 per Non ti muovere.Si tratta di un momento storico. Per me era importante raccontare una storia che avesse un legame con la realtà. A Natale dell’anno scorso, Ali è venuto da me e mi ha mostrato la sceneggiatura, dicendomi che si ispirava a fatti realmente accaduti“.

ILSILENZIOIl Silenzio ci porta all’interno di un ospedale dove una donna attende il responso dalla dottoressa che l’ha sottoposta a visita. La figlia traduce alla madre dall’inglese al curdo in assenza di interpreti o mediatori. Ma la notizia della malattia e la consapevolezza di doverne parlare con la madre, porta la giovane a rinchiudersi in un silenzio densissimo e al tempo stesso pietrificante. Pompili si è detto entusiasta dell’appoggio dell’Ospedale San Giovanni, il quale ha concesso per le riprese un intero ambulatorio per un fine settimana. Inoltre la struttura è attualmente impegnata nell’assunzione e/o promozione di mediatori linguistici e culturali a fronte di un’emergenza a cui molti voltano le spalle.  A QUESTO link è possibile vedere il film .

Entrambi i registi, sebbene siano nati in Iran, soggiornano nel nostro paese da otto anni con regolare permesso di soggiorno. Inevitabile chiedersi cosa voglia dire entrare in possesso di quel documento, nel momento in cui il cinema, anche quello di Asgari e Samadi, racconta sempre di più un disagio che appartiene ad una frontiera immaginaria, in un’epoca in cui possiamo abbattere barriere geografiche ed etniche con uno schiocco di dita.  Ci sembra appropriato che la comunicazione, tema alla base del corto e dell’idea di cinema, ottenga una posizione di privilegio universale anche quando due cineasti, privi di connotati da antichi romani, avvertono l’urgenza di parlarne.

 

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