Il sogno di Francesco, di Renaud Fely e Arnaud Louvet

La figura del santo è rivoluzionaria. Il suo impatto su società e gerarchie della chiesa fu politico. Nel dualismo tra i due amici-fratelli, l’idealista e il pragmatico, il film riesce a colpire

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Da spirito a forma, da movimento a ordine. Dalla libertà di seguire il Vangelo fuori dagli schemi canonici (essere ultimi tra gli ultimi senza possedere nulla) al riconoscimento ufficiale della Sacra Romana Chiesa. C’è un spazio temporale e umano in questo passaggio che racchiude la parabola di S.Francesco e dei suoi ‘fratelli’ in questa ennesima versione della cine-biografia del santo di Assisi. Ma prima c’è un tempo storico: il lungo travaglio che porterà alla composizione della prima Regola necessaria a questa nuova comunità per essere al sicuro sotto le ali protettive di Papa Innocenzo III. Il sogno di Francesco scandisce questo viaggio per capitoli e con la voce fuori campo di Elia da Cortona (Jérémie Renier – Saint Laurent, Il ragazzo con la bicicletta, L’enfant), amico fraterno di Francesco (Elio Germano), che vive in prima persona questo doloroso travaglio. I due registi e sceneggiatori, Renaud Fely e Artaud Louvet (produttore di Viva la sposa e Io sono Li), non guardano al passato cinematografico o televisivo del santo (Rossellini, Curtiz, Zeffirelli, Cavani, Bellocchio). E fanno la scelta più corretta.

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La figura di S.Francesco è rivoluzionaria. Il suo impatto sulla società e sulle gerarchie della chiesa è stato anche politico, seppur a costruire l’ordine sarà proprio Elia da Cortona. Così è nel dualismo tra i due amici-fratelli (l’idealista e il pragmatico) che il film riesce a colpire, assecondando il superfluo e l’agiografico (il già visto) per immergere lo sguardo nel passaggio dalla forte spiritualità e umanità di Francesco alla spinta riformatrice di Elia. Tra i due ci sono gli altri fratelli, il ‘coro’ che esalta o redarguisce i passaggi dei protagonisti, e i poveri che ne aspettano la venuta per continuare a sperare.

 

Anche nell’Italia del 1200 ‘Uno vale uno’. Così i due registi e sceneggiatori francesi affrontando il passato sembrano delineare il nostro presente, o almeno una piccola parte. I sogni, gli ideali, l’amore per l’umanità, la gloria del Signore, la paura del potere, da una parte e il compromesso politico, la normalizzazione, dall’altra per non restare ai margini della società (o della casta?). Saper pregare ma anche governare. Coltivare la terra non vuol dire possederla, ricorda Elia ad un fratello che gli fa notare come fosse sbagliato per il movimento che lui si fosse messo a fare il contadino perché poi avrebbe voluto un castello etc. La Regola sarà cambiata ma il prezzo pagato da Elia sarà quello dell’esilio. Germano/Francesco non replica il Leopardi Giovane favoloso di Martone, lentamente delinea le fragilità e le paure dell’uomo nell’impresa più difficile della sua vita. Renier/Elia sembra rubargli la scena. Ma è inevitabile: di fronte alla forza della fede incrollabile del Santo non può che dimostrarsi debole e dubbioso. Come la maggior parte di noi, ieri come oggi.

 

 

Regia: Renaud Fely e Arnaud Louvet

Interpreti: Elio Germano, Jérémie Renier, Yannick Renier, Eric Caravaca, Marcello Mazzarella, Alba Rohrwacher, Olivier Gourmet

Distribuzione: Parthénos

Durata: 90′ 

Origine: Francia/Italia/ Belgio 2016

 

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