"Il viaggio di Jeanne", di Anna Novion

viaggio di jeanne
La malinconia permea i paesaggi svedesi di questo film: solitari, scomposti da un vento perenne che metaforicamente sembra imitare i tormenti dei personaggi. Perché il paesaggio si modula a seconda dello stato d’animo delle figure che vi si muovono, nonostante sui colori cupi prevalgano i toni pastello; per la sua tavolozza Anna Novion si è ispirata al pittore danese Hammershoi, che privilegia, come poi fa lei, la rappresentazione delle donne di spalle. Si percepisce infatti la volontà di evocare anziché descrivere

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viaggio di jeanneAlbert è un genitore single che porta ogni anno sua figlia Jeanne a visitare una diversa capitale europea. Per i diciassette anni di Jeanne, i due si recano nella piccola isola svedese di Styrsö, dove Albert si ostina a cercare il tesoro perduto di un leggendario vichingo. Contrariamente ai piani, però, padre e figlia si trovano costretti a dividere la casa con due donne, e gli eventi assumono una piega inaspettata. Primo lungometraggio della regista francese Anna Novion, presentato al Festival di Cannes 2008 nella Settimana della Critica, Il viaggio di Jeanne denuncia fin dall’inizio un gusto per l’armonia e per la composizione delle inquadrature che lo rende un prodotto esteticamente molto ben confezionato. Con il lieve sottofondo delle note di un pianoforte, che quasi suggeriscono il cadere di gocce d’acqua, viene inquadrato il mare, con i suoi schizzi e i suoi riflessi; poi Jeanne di spalle, affacciata alla ringhiera della nave: si gira, rivelandoci un volto simile a quello delle fanciulle dipinte da Renoir. La giovane guarda una coppia baciarsi e, gradualmente, la macchina da presa passa a inquadrare in primo piano i due innamorati e, sullo sfondo, Jeanne che sorride. Perché il film racconta l’universo delle emozioni, più che direttamente sperimentato, rielaborato attraverso lo sguardo penetrante della protagonista; diciassette anni: la soglia che separa la fanciullezza dall’età adulta. E chi spartisce il ruolo di protagonista con Jeanne è proprio un adulto, suo padre Albert, che di caratteristiche confacenti a un uomo della sua età rivela solo una certa pedanteria petulante, mentre conserva la freschezza e lo spirito romantico del giovane sognatore. È così che il film descrive il viaggio di formazione non di uno, bensì di due ragazzi: la prima scoprirà i turbamenti che la sua età comporta, e uscirà rafforzata dall’esperire le inevitabili delusioni direttamente sulla sua pelle; il secondo, interpretato da un Jean-Pierre Darroussin perfettamente in parte, imparerà ad accettare che la figlia è cresciuta e troverà, insieme al disincanto, una speranza venata non più da puerile spirito acritico, ma dalla malinconia. Sentimento che, in fondo, contraddistingue tutti i personaggi: non solo Jeanne e Albert, ma anche le due donne con cui dividono la casa, Annika, perduta dietro la passione per un uomo che la amava e che si è ormai sposato con un’altra, e Christine, fragile e grintosa al tempo stesso, figura da cui Jeanne rimane profondamente affascinata. La malinconia permea anche i paesaggi svedesi: solitari, scomposti da un vento perenne che metaforicamente, per stessa ammissione della regista, sembra imitare i tormenti dei personaggi. Perché il paesaggio si modula a seconda dello stato d’animo delle figure che vi si muovono, nonostante sui colori cupi prevalgano i toni pastello; per la sua tavolozza Anna Novion si è ispirata al pittore danese Hammershoi, che privilegia, come poi fa lei, la rappresentazione delle donne di spalle. Si percepisce infatti, lungo tutto il corso del film, la volontà da parte della regista di evocare anziché descrivere, e questo emerge non solo dalle inquadrature, in cui si scorge un ampio ricorso a piani sequenza, ma anche dai dialoghi. Persino nelle scene dichiaratamente divertenti, infatti, i personaggi non diventano mai macchiettistici, ma mantengono sempre una loro poesia terribilmente umana che li rende, come suggerisce il titolo originale del film, “grandi persone”.

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Titolo originale: Les Grandes Personnes
Regia: Anna Novion

Interpreti: Jean-Pierre Darroussin, Anaïs Demoustier, Judith Henry, Lia Boysen, Jakob Eklund, Anastasios Soulis, Björn Gustafsson, Mirja Turestedt, Dag Malmberg, Åsa Göransson, Pierre Lindstedt, Sven-Erik Siljestav, Stefan Hurtig, Louis Guerpillon, Anna-Lena
Distribuzione: Bolero film
Durata: 84'

Origine: Francia, Svezia 2008

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