In nome di mia figlia, di Vincent Garenq

Vincent Garenq torna per la sua quarta regia a raccontare un’altra storia che parla di errori giudiziari portando sul grande schermo la nota della battaglia solitaria di Bamberski

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Nell’estate del 1982, Kalinka Bamberski, una ragazza francese quattordicenne, muore in circostanze misteriose nella villa bavarese del suo patrigno. Sconvolto dalla notizia, il padre Andrè non accetta il risultato superficiale dell’indagine ufficiale e inizia una battaglia trentennale contro tutti per far vincere la verità e trovare giustizia per la sua bambina. Vincent Garenq torna per la sua quarta regia a raccontare un’altra storia che parla di errori giudiziari e delle falle del sistema francese, portando sul grande schermo l’arci-nota (almeno in Francia) della battaglia solitaria di Bamberski per far incarcerare l’assassino di Kalinka. Garenq sa bene che per il pubblico meno addentro alla vera storia, probabilmente, il labirinto burocratico kafkiano di appelli ed estradizioni mancate, di incredibili impunità, potrebbe essere respingente e perciò sceglie con intelligenza di costruire l’intera opera intorno al suo eroe. In nome di mia figlia è un film che si appoggia, dunque, totalmente, sull’interpretazione del suo protagonista, un Daniel Auteuil che accetta di indossare l’ossessione di questo “eroe borghese”, trasformandosi in uno stoico padre-coraggio, a metà strada tra il Charles Bronson de Il giustiziere della notte e il George C. Scott di Hardcore.

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La figura d Bamberski, in qualche modo, ricorda anche emotivamente quella tragica di Renzo Rontini, padre di Pia, ultima vittima del mostro di Firenze. Rontini, interpretato da Ennio Fantastichini nella serie tv sul caso, fu l’unico famigliare di una vittima a costituirsi parte civile nel processo contro Pacciani e la sua lotta impari per onorare la figlia lo portò ad un infarto fatale. C’è molto che lega le interpretazioni dei due attori, forse anche lo stile volutamente televisivo (quindi immediato) che ostenta il film di Garenq. Nel loro voler sottolineare, senza grida o esagerazioni, la dedizione del genitore chiamato ad adempiere fino in fondo all’ultimo dovere. L’impegno di Bamberski/Auteuil, come quello di Rontini/Fantastichini arriva cosi ad oscurare la morale civile del racconto, diventando cosi non solo il motore narrativo ma, in qualche modo, il senso ultimo della pellicola.

 

Titolo originale: Au nom de ma fille

Regia: Vincent Garenq

Interpreti: Daniel Auteuil, Sebastian Koch,Marie-Josée Croze, Christelle Cornil

Durata: 87′

Origine: Francia, Germania 2016

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