InizioPartita. Overwatch: il nuovo FPS della Blizzard!

Circa 9.700.000 di giocatori hanno già provato la versione BETA. Una cifra da capogiro che spazza via molti record! Ma cosa si nasconde dietro questa nuova produzione divertente ma molto irritante?

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Qualche giorno fa si è conclusa la fase Open BETA di Overwatch (meglio conosciuto tra i nuovi accoliti come OW) e, a breve, saranno ufficialmente aperti al traffico di rete i server di gioco. Un vero successo annunciato se si guarda ai numeri presentati: circa 9.700.000 di giocatori hanno già provato la DEMO… Ops… la BETA.

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Una cifra da capogiro che ha già spazzato via molti record!

Ma cosa si nasconde dietro questa nuova produzione? Prima di rispondere a questa domanda, passiamo a descrivere qualche impressione a caldo sul gioco.

Overwatch è interessante, semplice, divertente… e anche molto, ma molto irritante! Soprattutto se non ci giocherete insieme con persone che già conoscete.

È interessante perché il suo stile risulta, nel complesso, innegabilmente curato. Il frame-rate, poi, appare elevato su tutte le piattaforme.

É semplice perché, dopo un breve tutorial, sarete in grado di utilizzare tutti i poteri del vostro personaggio e questo appiattirà la curva di apprendimento dei controlli in-game in una maniera impressionante.

É divertente perché, finita una partita, vi sarà parecchio difficile resistere alla tentazione di giocarne subito un’altra.

Riesce quindi a soddisfare moltissimi dei pre-requisiti che possono fare di un gioco qualsiasi un vero block-buster del videogaming. Ma la sua impostazione generale si porta dietro un pesante fardello: è un gioco di gruppo dove il singolo, anche se importante nell’economia del gameplay, non può comunque vincere da solo. Le azioni singole vengono punite e non premiate (se non con la votazione finale); l’eroe che impersonerete in-game da solo non potrà fare la scorta ad un mezzo o difendere una zona specifica, tanto meno attaccare bersagli di opportunità: se ci proverà verrà falciato in pochi secondi. Il che ci porta al punto critico del titolo: Overwatch è perfetto da sperimentare in compagnia di amici e conoscenti, per mezzo di un software tipo TeamSpeak o attraverso il sistema vocale implementato nel gioco, ma vi servirà, per forza di cose, un gruppo affiatato che lo affronti insieme a voi. Un team è necessario non solo per vincere, ma anche per giocare per più di qualche secondo di fila, senza ritrovarsi subito morto, bersagliato senza scampo alcuno dal fetentone di turno.

Questo elemento è il punto nodale di un FPS che si presenta maturo già nella sua versione BETA, con diversi scenari studiati e costruiti per permettere a tutti i personaggi di esprimersi al meglio delle loro caratteristiche. Quest’ultimi, inoltre, sono molto diversi tra di loro per stili di combattimento, mobilità e funzioni. Un robusto motore grafico ed una buona tecnologia server-client sembrano capaci di dare il meglio anche su macchine non di ultimissima generazione e, a parte qualche casuale momento di lag (probabilmente dovuto ad alcuni aggiustamenti ancora da effettuare), non si sono riscontrati problemi insormontabili sul fronte della connessione di gioco.

Eppure qualcosa manca…

Ad esempio, c’è qualcosa che latita in tutto ciò che riguarda la crescita del personaggio. Il modello è chiaro: si accede alla sessione di gioco, si partecipa, ci si diverte… semplice e diretto; ma se uno cerca qualcosa di più, forse Overwatch non è il gioco adatto. Per ora non si parla di possibilità di crescita per il personaggio, né di quella di sbloccare nuovi poteri. Si possono guadagnare nuove skin,  o nuove “battute”: si tratta di “farciture” piacevoli ma piuttosto “cromatiche”, perché, da questo punto di vista, non appare esservi alcuna implementazione dalle caratteristiche sostanziali.

Eppure il gioco intriga e raggiunge il suo target.

E qui veniamo alla domanda iniziale: cosa c’é dietro questo gioco?

La Blizzard, come già evidenziato in un nostro precedente articolo, sta cercando di proporre un ampio ventaglio di scelte ludiche al suo pubblico, e Overwatch è ciò che può piacere ai player rapidi e veloci cui non interessa l’evoluzione in-game del proprio avatar: è un titolo fatto apposta per chi ama sparare e divertirsi in compagnia.

Due parole vanno spese sul marketing e sulla comunicazione che sta spingendo il prodotto in vista del lancio ufficiale: i personaggi sono il centro di tutto (in realtà, la squadra), e si cerca di produrre l’immedesimazione del giocatore attraverso un notevole lavoro crossmediale. Video introduttivi, fumetti, storie: tutto ciò che può servire a colmare quel vuoto che è certamente dovuto alla mancata implementazione della possibilità di crescita in-game degli avatar. Si tratta di uno sforzo artistico comunque pregevole, di ottima qualità.

Infine, parliamo strettamente del gameplay. Sono previste quattro tipologie di eroi: Attacco (DPS), Tank, Supporto e Difesa. Ogni categoria brilla per efficacia in una determinata specialità: la vera forza del gioco sta nelle possibilità di combinazione tra i vari personaggi, nel necessario tempismo delle azioni e nell’abilità di coordinazione del gruppo manifestata dai player.

È anche possibile cambiare personaggio durante la partita, tornando al punto di partenza: questa semplice azione permette di cambiare strategia in corso d’opera a favore di un maggiore divertimento.

In conclusione, l’ultima produzione Blizzard centra parecchi obiettivi e siamo sicuri che il mercato saprà apprezzarla ed inizialmente premiarla con discreti numeri nelle vendite; la sua longevità, tuttavia, sarà collegata alla capacità del noto developer di mantenere alta nei gamer la sensazione di aver a che fare con tante novità. Ciò si tradurrà forzatamente nell’uscita di nuove mappe, eroi e quant’altro. E questa probabilmente sarà la vera scommessa da vincere.

Tenendo presente la futura uscita di una nuova espansione di WoW, diventerà difficile per i videogiocatori scegliere il prodotto di Blizzard cui assegnare le proprie preferenze, con il concreto rischio di una faida intestina tra titoli dello stesso sviluppatore, pronti a “rubarsi” vicendevolmente larghe fette di utenza.

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