inizioPartita. Silenzio elettorale: la Polizia Postale contro le fake news

Il ministro dell’Interno ha attivato da un paio di giorni un nuovo servizio contro le fake news presenti su internet. Ma chi ha davvero oggi il potere di distinguere il falso dal vero?

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Il Ministero dell’Interno ha attivato da un paio di giorni, attraverso il ricorso alle competenze della Polizia Postale, un nuovo servizio contro le fake news presenti su internet. In particolare, proprio in seno alla Polizia Postale, un team dedicato di esperti del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (CNAIPIC) si occuperà per ventiquattrore al giorno, in real-time, di analizzare approfonditamente, attraverso l’utilizzo di software specifici, le notizie presenti in rete e segnalate dall’utenza come false. In questo modo, la squadra degli esperti cercherà di individuare con un grado di certezza che si spera assoluta eventuali fake news, al fine di attivare le dovute contromisure.

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L’utenza generica di internet potrà segnalare le notizie che ritiene false tramite il sito-web della Polizia Postale, che ha da poco attivato una web-page specifica:

https://www.commissariatodips.it/collabora/segnala-una-fake-news.html.

Si può accedere ad essa tramite un qualsiasi internet browser aggiornato (Microsoft Internet Explorer, Microsoft Edge, Mozilla Firefox, Google Chrome, ecc…), e, per effettuare la segnalazione, basterà compilare gli appositi campi, cliccando al termine dell’operazione il tasto “invia la segnalazione“.

Nello specifico, i software impiegati dal CNAIPIC saranno in grado di ricercare, in merito ad una determinata notizia segnalata, la presenza in rete di smentite ufficiali, di spiegazioni della falsità dei contenuti della stessa provenienti da fonti ufficiali, o della sua derivazione da fonti non accreditate, ecc…

In sintesi, nel caso tali ricerche individuino effettivamente delle fake news, gli agenti della Polizia Postale interpelleranno il provider di servizi internet che ospita sui propri sistemi il contenuto incriminato, richiedendo l’immediata rimozione e/o l’eliminazione dello stesso (se possibile). Nel caso ciò non sia immediatamente fattibile, nell’attesa della rimozione, verrà richiesto sempre allo stesso provider di porre in evidenza l’esistenza di eventuali smentite da parte di chi è interessato e/o danneggiato dai contenuti della falsa notizia.

Inoltre, in caso di veri e propri reati, come calunnia e diffamazione, la Polizia Postale attiverà la Procura della Repubblica, in modo da avviare (…quasi con un espediente “fast-track“) un procedimento di tipo penale.

Il ministro Minniti ha spiegato come questo nuovo servizio sia teso principalmente a scovare solo le “notizie manifestamente infondate”. Da più parti si ritiene, inoltre, che la sua applicazione sia rivolta principalmente ad assicurare l’assenza di turbative provenienti dalla Rete durante il periodo del silenzio elettorale, disciplinato dalla legge n.212 del 4 Aprile del 1956.

Minniti si è affrettato comunque a precisare come l’attività del nuovo servizio sarà improntata alla massima correttezza, e dotata di opportune caratteristiche di “trasparenza e verificabilità”, senza coinvolgimenti diretti (…e sospetti) del Ministero dell’Interno, aggiungendo che la stessa: “Non è nient’altro che un’attività già svolta dalla polizia ieri, che continua a svolgere oggi e che porterà avanti anche domani”.

L’idea di fondo, forse nobile, assomiglia molto ad un processo di fact-checking, tipico del giornalismo di alto rango, dove, prima di pubblicare una notizia, si cerca di verificarne la fonte.

Il dubbio, tuttavia, non risiede nell’intento che sta alla base dell’attivazione di questo nuovo servizio, quanto piuttosto nell’applicazione pratica che esso troverà.

Vi sono notizie e contenuti la cui fonte o l’infondatezza non sarà mai pienamente accertabile, perché appartenenti al campo dell’opinabile, e per i quali l’attribuzione delle etichette di “vero” o “falso” molto dipende dal metro di giudizio di chi li verifica.

Per fare un esempio intuitivo, Papa Bergoglio, negli ultimi giorni in viaggio apostolico in Perù, ha dichiarato ai giornalisti di mezzo mondo che la “La politica è malata, molto malata“; questa dichiarazione è stata ripresa anche da molti siti-web d’informazione. Se qualcuno segnalasse il contenuto della dichiarazione di Bergoglio (…si badi bene: ho scritto il contenuto della dichiarazione, non la dichiarazione stessa, il cui rilascio è comunque certificabile) come fake news alla Polizia Postale, chi si prenderebbe la briga di giudicare se effettivamente l’opinione di Bergoglio corrisponda al vero, in base a quali fonti, ed in base a quale metro di giudizio? E se, per assurdo, venisse giudicato come contenuto falso, si riuscirebbe sul serio a rimuoverlo da tutti i siti-web su cui è apparso?

Speriamo naturalmente che tutto fili liscio, ma, anche solo di primo acchito, sono già francamente prevedibili i classici risultati tragicomici all’italiana.

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