"Inside Man" di Spike Lee

Ecco un film di rapine sulla coscienza americana, in cui il bottino non sono i dollari ma le ombre di un paese dai troppi compromessi. Il primo film hollywoodiano di Spike Lee (successo a sorpresa al box office USA) è un capolavoro in perenne doppio gioco sulle regole del cinema e della società. Nel cast Denzel Washington, Willem Dafoe, Jodie Foster

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L'uomo dentro, l'America fuori. Non saranno più i 40 acri di terra e il mulo a marchiare a fuoco la finta libertà di un paese disperso nella sua ipocrisia, ma l'intrusione di un uomo dall'ambigua verità nel cuore del sistema, protagonista di un heist movie dal bottino politico, film di rapina della coscienza a stellestrisce, che fa il paio con Munich, l'acre thriller morale spielberghiano, quanto a dissoluzione delle certezze e delle speranza. Inside Man, successo a sorpresa al botteghino Usa, porta Spike Lee nel cuore del sistema hollywoodiano e lo abilita a guardare nel conto corrente della Storia americana, sbirciando il saldo segreto di un paese da sempre pronto al compromesso tra Storia e Economia, lasciando in rosso il bilancio morale di una democrazia ritinta in tonalità color verde dollaro. Sicché, mentre l'ottuagenario Lumet di Prova a incastrarmi allestisce lo spettacolo dell'ambigua morale nella corte di un tribunale in cui un gangster recita la parte del "gagster", Spike Lee cita esplicitamente Quel pomeriggio di un giorno da cani per far implodere nel cuore di Wall Street una rapina in cui i dollari, belli e impacchettati, restano intatti nel caveau, mentre i rapinatori, organizzatissimi, legano i loro ostaggi a un riscatto fantasma: il loro vero obbiettivo non è il valore monetario delle cassette di sicurezza, ma un segreto custodito dal potente fondatore della banca. Un segreto che ha a che fare con la disinvoltura morale su cui si fonda storicamente l'economia statunitense, scolpito sulla vergogna dei compromessi cui soggiace la rettitudine della politica internazionale, prona dinanzi all'altare degli affari…

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La storia è semplice, scritta dall'esordiente Russell Gewirtz (già al lavoro come regista, e autore di uno script sul terrorismo di cui sarà protagonista un arabo-americano…) con acume inasprito dalla disillusione: una banca, una banda organizzatissima, una rapina, degli ostaggi, la polizia in stato d'assedio, la richiesta di un jet per fuggire, il negoziatore della polizia… Eppure niente è chiaro, i ruoli si complicano, è evidente che i rapinatori, invece di stringere le trattative, prendono tempo, ordiscono qualcosa, mirano a mischiare le carte… In più nella sporca faccenda subentrano gli stati maggiori della politica, il proprietario della banca (Plummer) chiede l'intervento di una negoziatrice intelligente come Jodie Foster, che ha appena chiuso un contratto d'affitto con un giovane arabo d'influente famiglia (scopriremo alla fine chi è, con svirgolata finale al vetriolo…) e che si precipita dal sindaco per costringerlo a introdurla nelle trattative. C'è un gran segreto nascosto in una di quelle cassette di sicurezza da tutelare e appare ben presto chiaro che anche i rapinatori mirano proprio a quello… Intanto anche Spike Lee mescola le carte, dissemina l'incalzare degli eventi di flash forward in cui il detective Frazier (un Denzel Washington straordinariamente light, acuminato come solo con Spike sa essere) interroga in un clima surreale tutti gli ostaggi, come fossero i colpevoli invece di essere le vittime… Che tattasi di heist movie sui generis l'avevamo capito da subito, visto che Dalton Russell, il capo dei rapinatori (Clive Owen), aveva occupato l'incipit con un prologo shakespeariano in cui poneva in termini sibillini le coordinate del dramma, stretto in un primo piano che aveva il sapore di un fuori testo. E infatti, la chiave di Inside Man, sta tutta nel fuori testo, ovvero nel continuo rimando di Spike Lee a un materializzarsi alternativo della traccia lasciata dagli eventi nel racconto preconfezionato del film di rapina: gli ostaggi non sono ostaggi e i prigionieri non sono prigionieri, i soldi non sono l'obbiettivo, l'assedio della polizia è in realtà una rete destinata a lasciar passare i colpevoli, o meglio a imprigionare tutti in una finale confusione di posizioni che è lo specchio esatto di una società ormai così invischiata nel cono d'ombra del sistema da non lasciar più spiragli di luce…


Inside Man, insomma, è un film che inverte la polarità del genere per riformulare i segni stessi della messa in scena: il dentro e il fuori dell'assedio sono ormai coordinate relative, il marcio è diffuso ovunque, la verità è difforme dalla morale, i valori da rapinare non hanno file di zeri, ma il peso di segreti antichi come la storia… Quasi un'arca perduta nei cellari di un caveau, che il predatore di turno tira fuori dall'archeologia dell'America contemporanea, prodiga di democrazia da esportare con la forza e a caccia di terroristi per terrorizzare il mondo… Spike Lee ovviamente si diverte come non mai a spargere ironia e a rendere relativi i valori, ogni personaggio è bifronte, candido/macchiato,  vero/finto… L'uomo dentro del titolo è quello che si aggira nel reticolo di menzogne su cui si regge il gioco…


 


 


Inside Man


di Spike Lee


Interpreti: Denzel Washington, Jodie Foster, Clive Owen, Christopher Plummer, Willem Dafoe.

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