"Insieme per caso", di P. J. Hogan

Da una parte dentro “Insieme per caso” c'è il miglior cinema dei fratelli Farrelly, ma dall'altra c'è proprio quella capacità del cineasta australiano a lasciar esplodere progressivamente l'umanità dei suoi personaggi inserendoli in una struttura musical che li trasforma in figure "ripossedute" e che altera i loro movimenti

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C'è un'atmosfera spesso indefinita dentro Insieme per caso, una propensione che lascia scivolare i personaggi dentro nuovi set rendendo sempre provvisoria una destabilizzazione persistente.  Chicago e una cittadina della Gran Bretagna (paese natale della star musicale Victor Fox, interpretato da Jonathan Pryce, ucciso nella città statunitense dal "balestra killer") diventano così i luoghi attraversati da una parte da Grace Beasley (Kathy Bates), una casalinga che si è occupata per tutta la vita della propria famiglia, che ha sempre avuto un'adorazione particolare per Victor Fox e che entra in crisi nel momento in cui il marito (Dan Aykroyd) ha deciso di andarsene di casa; dall'altra cè invece Dirk Simpson (Rupert Everett), maggiordomo/amante della star che vive nella sua casa e che cerca di vendicarsi dell'uomo che l'ha ucciso. Per certi versi, la struttura a metà tra thriller e dramma intimo è abbastanza fuorviante in Insieme per caso. Hogan realizza invece un'opera pulsante e scintillante, che lascia esplodere i forti cromatismi della fotografia di Remi Adefarasin nei riflessi delle vetrare del palazzo, che lascia apparire il fantasma di Fox sotto forma delle immagini televisive, nell'inconsistenza di un fantasma, nella voce che contagia gli altri corpi quasi come replicanti-horror. Esempio di quest'ultima forma del film di Hogan è la folle e straordinaria sequenza del funerale del cantante dove Julie Andrews (già protagonista di un'altra canzone rassicurante ai passeggeri dell'aereo mentre il velivolo stava attraversando una perturbazione) si mette a cantare davanti ai presenti in chiesa mentre le tre sorelle di Fox restano agghiacciate dal modo in cui la star è stata vestita nella bara da Dirk e Grace. Hogan procede per volontari sbalzi, per mutazioni improvvise, dagli studi televisivi a un campo abbandonato con pecore davanti all'abitazione di Fox, ripercorre intelligentemente la vita del cantante solo attraverso frammenti, attraverso le immagini di un ricordo di chi gli è stato vicino (o non vicino, come nell'altro elettrizzante momento in cui una sorella confonde la sua voce con quella di Tom Jones) o di chi ha sempre sognato conoscerlo.

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Da una parte dentro Insieme per caso c'è il la labilità tra mélo e demenziale di Jerry  Zucker (tra i produttori del film) e il miglior cinema dei fratelli Farrelly (Io, me & Irene, Scemo & + scemo) che trasforma tre emarginati – Grace, Dirk e Maudey (Meredith Easton), la nuora nana di Grace – in tre corpi dalla vitalità prorompente, che attraversano spazi oscuri alla ricerca del killer con mutamenti di costumi (Maudey vestita con l'impermeabile rosso di A Venezia…un dicembre rosso shocking di Nicolas Roeg), ma dall'altra c'è proprio quella capacità del cineasta australiano a lasciar esplodere progressivamente l'umanità dei suoi personaggi inserendoli in una struttura musical che li trasforma in figure "ripossedute" e che altera i loro movimenti. Del resto, le canzoni di Fox hanno lo stesso effetto della colonna sonora degli ABBA in Le nozze di Muriel o del pranzo in cui l'amico gay di Julianne (ancora interpretato da Rupert Everett), sconvolge un pranzo familiare facendo cantare a tutti I Say A Little Prayer ne Il matrimonio del mio migliore amico. Dietro la contagiosa follia di Hogan c'è anche l'abilità della scrittura di Jocelyn Moorhouse (cosceneggiatrice assieme a Hogan) che lascia i suoi personaggi (come in alcuni film diretti da lei come regista come Gli anni dei ricordi e Segreti), sempre in sottrazione, che sembra ri/scriverne i caratteri in ogni nuova sequenza. Insieme per caso mantiene proprio l'energia di quella "commedia degli equivoci" basata sugli opposti dove, nel tentativo di ribaltare frammentare spaccare il genere, si avverte invece il respiro di una forte classicità. 


 


 


Titolo originale: Unconditional Love
Regia: P. J. Hogan
Sceneggiatura: P.J. Hogan, Jocelyn Moorhouse
Fotografia: Remi Adefarasin
Montaggio: Roberto C. Jones
Musica: James Newton Howard
Scenografia: Dick Sylbert
Costumi: Mary Vogt
Interpreti: Kathy Bates (Grace Beasley), Rupert Everett (Dick Simpson), Meredith Eaton (Maudey Beasley), Dan Aykroyd (Max Beasley), Jonathan Pryce (Victor Fox), Lynn Redgrave (Nola Fox), Julie Andrews (se stessa), Peter Sarsgaard
Produzione: Jocelyn Moorhouse, Patricia Whitcher, Jerry Zucker per Avery Pix
Distribuzione: Nexo
Durata: 120'

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