"Io e Marilyn", di Leonardo Pieraccioni

io e marilyn di leonardo pieraccioniPreconfezionato, debole, televisivo, povero, tutto vero e comprensibilmente scontato; il cinema di Pieraccioni si lascia attaccare in ogni direzione, smagliato e inconcludente, quanto debordante, nel modo in cui però si lascia attraversare dalla passione nel raccontare l'amore. Di Pieraccioni si può continuare ad amare il modo di “sfilare” sul set, di lasciare in ogni angolo del campo d'azione un riflesso del suo talento di cabarettista, attore, commediante.

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io e marilyn di leonardo pieraccioniGualtiero Marchesi è un manutentore di piscine e si è da poco separato dalla moglie, che vive ormai in un circo con un lanciatore di coltelli napoletano (Biagio Izzo). Ha una figlia e una coppia di amici omosessuali (Massimo Ceccherini e Luca Laurenti), con la quale partecipa per caso ad una seduta spiritica (qui conosce il sempre più bravo Rocco Papaleo), in cui viene invocato lo spirito di Marilyn Monroe (Suzie Kennedy). Marilyn compare davvero, come per magia, ma soltanto Gualtiero può vederla; e se questo fatto inizialmente desta in lui un pizzico di preoccupazione, lentamente si abituerà all'idea e trasformerà l'intramontabile mito di intere generazioni nella sua consulente personale. L'obiettivo è quello di ricompattare il suo disgregato nucleo familiare. Preconfezionato, debole, televisivo, povero, tutto vero e comprensibilmente scontato; il cinema di Pieraccioni si lascia attaccare in ogni direzione, smagliato e inconcludente, quanto debordante, nel modo in cui però si lascia attraversare dalla passione nel raccontare l'amore. Magari fosse ancora più sfilacciato, ma da quando c'è Giovanni Veronesi alla sceneggiatura, anche Pieraccioni sembra seguire una linea di condotta più dimessa, più introversa, meno sfacciata e incontrollabile. Il ciclone dei ricordi, delle spensierate narrazioni di famiglie cinematografiche, sono sempre più sussurrate e maneggiate con cura, vittime di una scrittura forse troppo pressante. Di Pieraccioni si può continuare ad amare il modo di “sfilare” sul set, di lasciare in ogni angolo del campo d'azione un riflesso del suo talento di cabarettista, attore, commediante. E poi, c'è anche un tramonto, nel porticciolo di Piombino, nelle sequenze finali, in cui si accetta la realtà delle cose e la loro sostanza. Si accetta la realtà delle cose e la loro concretezza. La concretezza del fantasma visto di spalle, l'unico modo per ampliare l'estensione della realtà di tutti i giorni, a moltiplicare il numero dei suoi abitanti. È allergico al circo Pieraccioni, corre in retromarcia in auto per immortalare il fantasma Marilyn con l'autovelox: fonti visive nelle quali è racchiusa l'euforia dell'esperienza tragica. Esperienza tragica racchiusa e mai veramente rivelatasi, perchè Pieraccioni tiene troppo all'oggetto del suo cinema che al sogno per lasciarli dissolversi per effervescenza nell'incorporeità della memoria e dell'allucinazione. Non si confonde Pieraccioni, risparmia i riflessi sul mondo circostante e concentra l'immaginario su se stesso, sembra così patire un'atipica solitudine, in cui si tratta di porre fine al silenzio, di aprire una breccia e di tendere ancora di più le proprie braccia.

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Regia: Leonardo Pieraccioni
Interpreti: Leonardo Pieraccioni, Rocco Papaleo, Luca Laurenti, Massimo Ceccherini, Biagio Izzo, Suzie Kennedy, Francesco Guccini
Distribuzione: Medusa
Durata: 100'
Origine: Italia, 2009

 

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