Io sto con la sposa, di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry

Io sto con la sposa
La cosa più importante, alla fine, è che Io sto con la sposa non è cinema nella misura in cui non ha bisogno del cinema o di essere tale, ma se è qui, davanti ai nostri occhi, è per ricordarci che, in qualche modo, qualcosa può essere cambiata

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

Io sto con la sposaQuesto documentario di Antonio Augugliaro, Khaled Siliman Alnassiry e Gabriele Del Grande ha la sua forza nella consapevolezza che tutto ciò che accade davanti alla macchina da presa non accade per, o a causa di, essa. Il folle tentativo, fortunosamente riuscito, documentato dal film è quello di far arrivare dall’Italia alla Svezia un gruppo di rifugiati siriani e palestinesi. Il gruppo si finge così un corteo nuziale nella speranza di non incorrere problemi lungo le autostrade lungo il viaggio in automobile attraverso l’Europa.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

È quindi, innanzitutto, un’azione politica, quella degli autori (che hanno rischiato fino a 15 anni di carcere) contraria tanto alle speculazioni dei contrabbandieri, incuranti della vita delle persone che trasportano illegalmente da un confine all’altro, tanto alla finta solidarietà offerta dagli stati europei verso i rifugiati politici, che il più delle volte, dopo essere sopravvissuti a viaggi disumani, si vedono negare l’accesso e vengono rispediti indietro. E nonostante le ristrettezze di tempo (il documentario è ovviamente girato “in tempo reale”, ovvero nel giro di quattro giorni circa), spazio (per lo più all’interno delle vetture) e soldi (ricavati da donazioni private tramite crowfunding), gli autori realizzano uno straordinario documento che va ben oltre la semplice registrazione di un avvenimento. A causa dell’angusto spazio all’interno delle diverse automobili all’interno delle quali viaggiano i membri della comitiva, la macchina da presa si trova per forza a stretto contatto con i loro visi, stanchi, duri, ma animati dalla speranza di una vita migliore. Solo durante le soste nelle diverse città europee il respiro si fa più ampio, la camera accarezza il paesaggio e le persone non sono più solo un volto ma un corpo intero, sempre più prossimo alla libertà. Se, per fortuna, il viaggio non subisce nessun imprevisto, sono i racconti, i canti, le poesie dei viaggiatori a tener presente l’orrore indicibile di queste persone in fuga, senza un’identità o un luogo da poter chiamare casa. È la stasi la tragedia più grande, l’impossibilità a muoversi liberamente, e per questo Io sto con la sposa scavalca frontiere e leggi per creare un frammento di realtà diverso. Giunti a Malmo, la mdp gira vorticosamente intorno ai protagonisti, anch’essa finalmente libera, insieme a loro, di potersi muovere.

La cosa più importante, alla fine, è che Io sto con la sposa non è cinema nella misura in cui non ha bisogno del cinema o di essere tale
, ma se è qui, davanti ai nostri occhi, è per ricordarci che, in qualche modo, qualcosa può essere cambiata.

Regia: Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry
Origine: Italia, Palestina, 2014
Distribuzione: Cineama
Durata: 98' 

--------------------------------------------------------------
CORSO COLOR CORRECTION con DA VINCI, DAL 5 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative