"Iron Sky", di Timo Vuorensola


Coproduzione internazionale dal cuore tutto finlandese (tali sono regista, sceneggiatori e effettisti), per un film di fantascienza in stile “What if…?”: Iron Sky immagina uno scontro tra nazisti dalla luna e yankees non propriamente democratici, ma la satira e l’ironia hanno lo spessore di una barzelletta raccontata tra amici. Qualche idea riesce persino a dimostrarsi riuscita, ma non si ride mai veramente come si dovrebbe

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Guardando oltre il panorama asfittico della distribuzione italiana, negli ultimi anni si è potuto assistere con piacere a un notevole incremento della produzione scandinava, anche in termini puramente di genere. Complice in parte lo straordinario successo editoriale e cinematografico della trilogia Millennium di Stieg Larsson, una piccola punta dell’iceberg ha cominciato a mostrarsi anche nel nostro paese, e l’arrivo nelle sale di una curiosa coproduzione internazionale (prevalentemente finlandese) come Iron Sky ne è certamente la prova. Ambientato nel 2018, il film di Timo Vuorensola immagina una colonia di nazisti nascosta sul lato oscuro della luna sin dal lontano 1945, in attesa di sviluppare una potente arma di distruzione di massa (il Götterdämmerung) per poter dare il via alla riconquista del pianeta terra.

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Un profluvio di effetti speciali “made in Finlandia”, sulla falsariga del progetto EuropaCorp ideato da Luc Besson in Francia: nel tentativo cioè di competere con il cinema di intrattenimento a stelle e strisce, mantenendo però un’ironia e una sensibilità del tutto europea. E di ironia nel film ce n’è quanta ne si vuole: il presidente degli Stati Uniti è donna, ha le fattezze di una Sarah Palin che si è appropriata dello slogan “Yes, We Can” e che manda il primo uomo nero sulla luna nel tentativo di rivitalizzare la propria immagine in vista delle nuove elezioni; i nazisti invece pensano che Il grande dittatore sia un cortometraggio dove si vede unicamente Chaplin/Hynkel sorridente che danza con il mappamondo, simbolo della purezza dei valori ariani (ma la visione della versione “integrale” del film farà cambiare idea ad alcuni di loro), e sono in grado di “albinizzare” il malcapitato uomo di colore mandato dagli americani. Nella sua brevità (dura appena un’ora e venti), il film di Vuorensola riesce indubbiamente a strappare qualche timido sorriso, grazie soprattutto ad almeno un paio di idee azzeccate (come il successo della campagna di stampo nazionalsocialista per il presidente USA, o gli smartphone terrestri utilizzati come propellente per l’arma nazista), ma la sua satira non riesce ad andare molto oltre lo spessore di una barzelletta tirata per le lunghe; Iron Sky prende di mira obiettivi sin troppo facili, come la politica estera statunitense, per poi approdare allo spettacolo fracassone della sua seconda parte, prendendo esplicitamente a modello Independence Day e Armageddon nella sequenza dell’attacco su New York. Rivedere Udo Kier su grande schermo (qui nei panni di un nuovo fuhrer) è sempre un regalo in grado di richiamare piacevolissime memorie cinefile, ma certamente non basta: un’innocua sciocchezza che, agli occhi dello spettatore ignaro, di certo non getta buona luce su una cinematografia viva e in ottima salute come quella finlandese, che sempre in ambito blockbuster si è dimostrata capace di produzioni ben superiori a questa (come ad esempio Rare Exports: A Christmas Tale).

 

Titolo originale: id.

Regia: Timo Vuorensola

Interpreti: Julia Dietze, Christopher Kirby, Peta Sergeant, Udo Kier, Kym Jackson, Gotz Otto,

Distribuzione: Moviemax

Durata: 80’

Origine: Finlandia/Germania/Australia/Canada, 2012

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