John Wick – Capitolo 2, di Chad Stahelski

Un ibrido dichiarato tra l’immaginario videoludico e il corpo segnato di Keanu Reeves che resta una reliquia da salvare. Un action che “ruba gli occhi” e rimette in circolo le proprie radici

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La fantasmatica e fugace apparizione di Buster Keaton/Sherlock Jr. proiettato su un palazzo nella prima sequenza del film… beh, detta già ogni coordinata immaginaria. Il corpo keatoniano di John Wick torna più performante che mai e non ha più bisogno di parola. Non c’è tempo da perdere, i pretesti/mcguffin sono confinati nel (capitolo) passato, qui si inizia dall’action pura, dall’inseguimento, dalle auto in crash e dal corpo-a-corpo. Sì perché dopo l’inaspettato successo al box office del primo capitolo, Chad Stahelski (uno dei più famosi stuntman di Hollywood passato alla regia con questa fortunata saga) fa le cose in grande e moltiplica gli orizzonti produttivi. L’uomo nero John Wick torna più incazzato di prima, si riprende l’auto rubata, ma è nuovamente risucchiato nell’incubo del suo passato violento. Un boss della malavita italiana, Santino D’Antonio (interpretato da un efficace Scamarcio), gli chiede di onorare un vecchio debito e gli brucia la casa (e i sentimenti) per ripicca.

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john-wick-3-coverLa memoria dell’amatissima moglie defunta, a questo punto, è sempre più messa in pericolo – il cane ucciso nel primo film, ora la casa in fiamme – e non rimane che “tornare a lavorare”, rimettere in pista l’arma letale, il corpo performante e le coreografie da Buster Keaton dell’era digitale. In fondo a chi è rivolta la battuta tormentone della serie – “ho sentito che ti eri ritirato” – se non al genere di riferimento? Wick incarna l’action movie anni ’80 ritirato per lasciare il campo ai supereroi 2.0 e che torna ora a lavorare come rudere del passato. Ma torna differente, come è ovvio: le radici keatoniane di quel genere, infatti, sono state inevitabilmente rimediate nella realtà virtuale di Matrix (esplicitamente citato nell’apparizione di Laurence Fishburne/Morpheus che ricorda a Keanu Reeves/Neo i vecchi tempi…) producendo questa interessantissima gamification dell’action movie postclassico. Questo cinema degli stunt, insomma, è un ibrido dichiarato tra l’immaginario videoludico e il corpo segnato di Keanu Reeves che sopravvive come una preziosa reliquia da salvare.

JW2_D26_6250.cr2Wick, quindi, si trova costretto a volare in trasferta a Roma per regolare un conto con la sorella di Santino (una Claudia Gerini shakespeariana e decisamente in parte) attraversando i paesaggi da cartolina turistica già fotografati recentemente da James Bond. La Roma imperiale diventa il set per una lunghissima sparatoria/scazzottata che non può produrre effetti se non reiterare l’azione all’infinito. Perché non c’è fine al movimento di Wick che si trova sempre più invischiato in questa Spectre della malavita globalizzata costantemente connessa in tempo reale. Insomma un action che “ruba gli occhi”, diverte e torna puntualmente al cinema come solidissimo referente. Quello che forse stanca un po’ è proprio questa esibita consapevolezza, questa perfezione formale che ci immerge in una serie infinita di specchi (i fantasmi di Chaplin e Welles tornano ad affiancare Keaton) dai quali non si riesce mai a uscire. Ma anche questo fa parte del nostro mondo, del nostro condividere solo i frammenti social. L’unica anomalia che sabota ancora il meccanismo, allora, rimane l’impassibile e tormentato John Wick che guarda al (suo) passato, combatte sempre al presente ed è già proiettato al (capitolo) futuro. Keanu Reeves è nuovamente il corpo/icona keatoniano con cui il cinema/matrix del nuovo millennio deve fare i conti.

 

Titolo originale: John Wick: Chapter 2
Regia: Chad Stahelski
Interpreti: Keanu Reeves, Riccardo Scamarcio, Ian McShane, Ruby Rose, Claudia Gerini, Laurence Fishburne, Franco Nero, John Leguizamo
Distribuzione: Eagle Pictures, Leone Film Group
Durata: 122′
Origine: USA 2017

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