Koudelka fotografa la Terra Santa, di Gilad Baram

In sala con Lab80, si affida quasi esclusivamente all’immagine e privilegia il silenzio, il sussurro di poche battute. Il regista si adatta alle condizioni tacitamente dettate dal fotografo

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Josef Koudelka è un fotografo cecoslovacco dell’agenzia Magnum. Gilad Baram è un giovane regista israeliano. Il lavoro di Koudelka è quello di fotografare i luoghi della Terra Santa. Le sue fotografie ritraggono la clausura di quei territori, le restrizioni imposte dalla politica trasmettono il disagio della claustrofobia. D’intorno i paesaggi secchi del medioriente, affascinanti nella loro nuda essenza di terre libere, ma deturpate irrimediabilmente e ancora una volta dalla mano dell’uomo. Il giovane regista israeliano segue Koudelka e resta in disparte, fa da mediatore con i soldati per gli accessi ai luoghi più controllati.

Il film di Baram si affida quasi esclusivamente all’immagine e privilegia il silenzio, il sussurro delle poche battute. Koudelka non è un uomo di molte parole e in poche frasi sintetizza la sua vita di profugo in Europa dopo l’invasione russa nel suo Paese nel 1968. Oggi, ancora a distanza di anni, la sua fotografia sembra risentire di quel trauma e le sue immagini, in un malinconico bianco e nero, non sembrano interrompere quella originaria angoscia di prigionia e restrizione: muri, fili spinati e barriere che impediscono la libera circolazione.
Baram registra e con il silenzio lascia lunghe pause di riflessione. Si ha l’impressione di

Koudelka fotografa la Terra Santa, 2015restare sospesi in una bolla che pare raccogliere ogni assenza di rumore. Il lavoro del fotografo, reso famoso dai suoi scatti pubblicati in anonimo all’indomani dell’occupazione di Praga, oggi in Palestina è paziente. La ricerca dell’immagine, dell’inquadratura non è mai casuale per il suo occhio abituato a sentire il cambiamento della luce. La sua macchina fotografica, rigorosamente con il supporto in pellicola, registra e racconta anche della silenziosa pazienza del non più giovane fotografo che fa a meno di cellulare e computer.
La macchina da presa del regista si adatta alle condizioni tacitamente dettate da Koudelka. Ma è affascinato dalla cura con cui il fotografo calibra le sue immagini: Koudelka studia profondamente le sue fotografie e studia altrettanto profondamente i cambiamenti del paesaggio. … Dopo cinque anni di lavoro con lui mi sono reso conto che per ritrarre questo artista unico e il suo singolare processo creativo avrei dovuto imparare attentamente ad adottare il suo punto di vista. Ogni volta ho studiato i suoi movimenti, i luoghi e le situazioni che catturavano la sua attenzione, la pazienza e la dedizione che metteva per cristallizzare il singolo momento. Gradualmente ho imparato come disegnare la cornice intorno a Koudelka. Ho imparato a guardare come lui.

Koudelka fotografa la Terra SantaIl film diviene così un omaggio all’artista e alla sua dedizione, ma con altrettanta e forse più sottile efficacia, anche una testimonianza, mai urlata, di quei danni collaterali di una condizione di assoggettamento di un popolo nei confronti di un altro. Una condizione che ormai appare destinata a non trovare soluzione. Il dominante utilizza, come meglio crede e senza trovare alcun ostacolo, anche i luoghi che dovrebbero essere comuni per sfregiarne l’austera bellezza con muri e inguardabili croste di cemento. Koudelka sempre rispettoso delle imposizioni dei soldati israeliani, non lo è con il suo sguardo assistito dalla fedele macchina fotografica, il suo occhio può andare ben più lontano del suo corpo e superare agilmente barriere, muri e fili spinati per consegnarci una visione apocalittica che ha smesso di essere monito per diventare definitivamente solo registrazione della Storia.

Titolo originale: Koudelka shooting Holy Land
Regia: Gilad Baram
Origine: Germania, Rep. Ceca, 2015
Distribuzione: Lab80
Durata: 76’

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