La bella addormentata…ovvero la cultura cinematografica italiana

La bella-addormentata
Festival di Cinema – Li lasciamo in mano ai politici? Oppure possiamo immaginare un Paese dove ancora ci siano operatori della cultura in grado di esprimere e proporre un vero Progetto? Riapriamo il dibattito, perché mai come sulla questione cinema c’è davvero da essere indignati!

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Erte_Romain_de_Tirtoff_Sleeping_Beauty Dopo la “cacciata” di Marco Muller da parte di Paolo Baratta e la nomina di Alberto Barbera Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, si è scatenata una battaglia mediatica, con al centro la “questione” del Festival di Roma. Con un  curioso (ma del tutto contingente e fuorviante) rovesciamento di ruoli, segnalato in un articolo di Paola Casella su Europa Quotidiano: la “destra”, attraverso dichiarazioni forti sia del Presidente della Regione Lazio Renata Polverini che del Sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha scelto a gran voce di sostenere la candidatura di Marco Muller, mentre la “sinistra”, nei panni di diversi rappresentanti ma su cui spiccano i nomi di Goffredo Bettini, già presidente della Fondazione per Roma ai tempi di Veltroni, e il Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti (che da poco ha inaugurato un’indispensabile Scuola di Cinema, dedicata a Gian Maria Volontè – al misero costo di 1 milione e 120 mila euro dichiarati  – nella Provincia di Roma, che è quella con il più alto numero di Scuole di cinema – private e pubbliche – d’Italia… e ci sarebbe da chiedersi se è corretto che il Pubblico faccia concorrenza “sleale” al Privato con i soldi dei contribuenti, ma tant’è…), si sono schierati a difesa del conservatore e 90enne Presidente del Festival Gian Luigi Rondi.

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La lotta, è evidente, è elettorale. E Zingaretti ha pubblicamente lanciato la sua candidatura, mentre la Polverini ha usato toni non certo diplomatici nel sostenere la candidatura Muller, minacciando anche la sospensione del finanziamento regionale al Festival.

 

Alberto_Vargas_Sleeping_Beauty Potremmo continuare a lungo nella descrizione di questa “guerra per bande”, così come l’ha chiamata il sito Dagospia. Ma è cronaca che lasciamo volentieri ai giornalisti “politici”. Che conoscono bene le dinamiche che muovono le “truppe” in vista di competizioni elettorali, soprattutto in un momento storico, economico e politico così delicato come quello attuale.

 

Quello che ci interessa qui è invece provare a “uscire fuori da questa logica politica” nella quale i Festival di Cinema sono “precipitati” proprio dalla nascita della veltroniana Festa del Cinema, nel 2006, seguita poi dalla “battaglia” sul Torino Film Festival che il nostro giornale documentò, all’epoca, con un lungo e articolato dibattito, proprio nel vivo dello scontro politico/generazionale allora in atto.

Già allora manifestammo le nostre perplessità, non tanto sull’idea di ripensare la “formula festival”, che certamente dopo quasi trent’anni cominciava a risentire di un’inadeguatezza a raccontare i mutamenti del cinema contemporaneo, ma sul fatto che questo ripensamento passasse attraverso il coinvolgimento delle istituzioni politiche (comuni, province, regioni) non tanto sul finanziare i Festival, ma nell’entrare decisamente nel merito dei contenuti, che fino ad allora – con parziale eccezione di Venezia – erano stati al centro anche di forti scontri ma “dentro il mondo del cinema” (operatori culturali, critici, produttori, ecc…). Questa invasione della politica è partita dalla sinistra, da Veltroni, in primis, seguito poi dai politici piemontesi, che sono intervenuti pesantemente a influenzare in una direzione piuttosto che in un’altra, il forte contrasto che si era sviluppato all’interno del comitato di fondazione del Torino Film Festival.

 

Sleeping Beauty (Maynell) Da allora lo scenario, indipendentemente dalle valutazioni sulle persone che gestiscono e hanno gestito le manifestazioni, è diventato quello della politica italiana. Ad ogni cambio di governo si è proceduto, tendenzialmente, a cambi di Direzione dei Festival. Così è avvenuto dopo la vittoria del centrodestra con la cacciata di Alberto Barbera nel 2001, e con l’arrivo anni dopo di Marco Muller come personaggio “fuori” dall’establishment della sinistra, e quindi scelto dalla destra come una sorta di contraltare di qualità da opporle (in verità con ottimi risultati, alla fine). Dove questo non è avvenuto, ovvero il Festival di Roma, nonostante il cambio di presidenza da Bettini a Rondi con l’avvento di Alemanno a sindaco, c’è stata una singolare quanto inevitabile resistenza da parte della nomenclatura del Festival che ha tenuto in mano le redini di una manifestazione che in realtà era una creatura “personale” dell’ex sindaco Veltroni, colui che lasciò la guida della città che lo aveva eletto per candidarsi a perdere le elezioni politiche nazionali… 

 

Dobbiamo ammettere che ci siamo già molto annoiati a scrivere queste cose, immaginiamo i poveri lettori…e ci scusiamo!

Sleeping Beauty by Maxfield Parrish Ma la domanda è (se volete potete iniziare a leggere da qui…): è possibile che gli operatori culturali, gli addetti ai lavori del mondo della Cultura e del Cinema, si possano riappropriare del dibattito e delle scelte sulle direzioni culturali dei Festival di Cinema? O dobbiamo rassegnarci a lasciare anche questo alla “casta” tanto vituperata ma che è una piovra che infila i suoi tentacoli dappertutto?

Che le Istituzioni finanzino le manifestazioni culturali è giusto, ma che i “rappresentanti temporanei” delle stesse si arroghino il diritto di considerare come propri quei finanziamenti e di farne quel che vogliono (con il risultato di cambiare ogni volta per inserire personaggi di una parte o dell’altra della sfera politica) è un’aberrazione politico/culturale che ha portato al caso “Bellocchio/Englaro – Giunta regionale Friulana” di queste ultime settimane.

 

E’ possibile che la cultura italiana non sia in grado di levare la voce contro questa arbitraria, inopportuna e dannosissima, intrusione della politica nella gestione dei contenuti culturali?

E’ impossibile pensare a manifestazioni cinematografiche che siano la rappresentazione di movimenti e tendenze culturali e non di lotte di potere politico?

E’ incredibile che chi come Goffredo Bettini, che è stato tra gli artefici di questa invasione della politica nelle istituzioni culturali, oggi si meravigli di fronte alle dichiarazioni della Polverini (che “giustamente” dal suo punto di vista gli risponde “stiamo facendo quello che avete fatto voi”…).

 

Sleeping Beauty - Michael and Inessa GarmashE allora: si può civilmente discutere sul senso di una manifestazione come Il Festival di Roma, discutendo delle scelte culturali, estetiche e cinematografiche della Direzione Detassis confrontandole con quelle di Muller nei suoi otto anni a Venezia? Oppure dobbiamo lasciare che le scelte siano tutte “interne” allo scontro tra PDL e PD?

E infine: si può pensare che un Festival come quello di Roma, che non è mai riuscito né ad essere quella Festa popolare (e populista) che immaginava Veltroni, ma neppure una vetrina internazionale di star e red carpet, debba o essere eliminato per sempre oppure totalmente ripensato in un’ottica completamente diversa dalle manifestazioni già esistenti come Venezia e Torino?

 

Cinque anni dopo il nostro dibattito, lo stato di gestione dei Festival (più ancora della loro effettiva gestione culturale) è decisamente peggiorato, e i nostri timori di allora sono materializzati dal rozzo e triste dibattito di questi giorni sul Festival di Roma (e dalla mancanza totale di dibattito, al contrario, sulla Mostra di Venezia, ma potremmo anche parlare della “non visibilità mediatica” di un sempre buon Festival come quello di Torino, che nel 2007 era stato uno dei cavalli di battaglia degli assessori “democratici” per mandare via Rondolino e il vecchio staff).

 

Sleeping-Beauty-Zac-Efron-Vanessa-Hudgens Sentieri selvaggi, cinque anni dopo, in verità con un po’ di stanchezza, prova a riaprire il dibattito.

Qual è oggi il senso di un Festival di Cinema? E’ possibile lasciare fuori la politica dalla gestione dei contenuti culturali di un Festival? O questa è una posizione elitaria da “apparati culturali”?

Vedremo nelle prossime settimane se qualcuno risponderà, con franchezza, a questi temi.

 

Nel frattempo continuate a sostenere Marco Bellocchio sul gruppo Facebook contro la decisione della Giunta Regionale del Friuli di non finanziare il suo film, La bella addormentata. Che ci appare già una magnifica metafora della cultura cinematografica italiana…

 

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    4 commenti

    • Analisi condivisibile, certamente. Ma pongo una domanda che l'autore dell'articolo non ha fatto: non è che questa famosa autonomia della cultura dalla politica sia venuta meno proprio grazie ad alcuni rappresentanti della cultura cinematografica che da anni sono invischiati totalmente con questo ordine di cose? L'autonomia è venutameno quando per interessi particolari si è scelto di farsi utilizzare dai politici, che sono una razza che non lascia nulla per nulla. Per uscire dallo scenario qui disegnato ci vogliono forze nuove anche nella gestione degli apparati culturali, non vi pare?

    • Marco Albanese - Stanze di Cinema

      Nella nostra italietta i direttori dei festival si scelgono per amicizie o per convenienza. Ma il lavoro fatto conterà qualcosa? A Cannes intanto se la ridono, confermando i due responsabili per 3 anni… http://stanzedicinema.com/2012/01/04/venezia-roma-torino-e-la-politica-a-organizzare-i-festival-del-cinema/

    • Ai Bettini, ai Veltroni e al sempre giovane Zingaretti, al druido Croppi e alle nostra signora dei Turchi, andrebbe spiegato cosa significa oggi fare cinema in Italia. Forse sono rimasti indietro o fanno finta di vivere in un altro Paese. O magari cercano di difendere i 'loro'. Ecco le solite piccole e degradanti faide italiane. Tanto rumore per nulla. Shhhhhhhhh. La bella addormentata sta riposando!. Come scrive l'ottimo Chiacchiari.

    • Mi scuso, ma pensavo che le lenzuolate stampa fossero infine arrivate al Torino Film Festival…