La fiera dei cliché: The Transporter Legacy, di Camille Delamarre

Il reboot della saga creata da Luc Besson e Robert Mark Kamen appare logoro, a cominciare da un circuito narrativo estremamente collaudato che non crea attesa né suscita la reazione desiderata

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L’autista professionista Frank Martin è tornato; con un volto fresco – quello di Ed Skrein, il mercenario Naharis del Trono di Spade – e una storia che lascia ben poco all’immaginazione. Una tranquilla giornata di consegne si trasforma in una rischiosa missione quando il trasportatore incontra una donna misteriosa che rapisce suo padre costringendolo a prender parte a un folle piano: sfidare la mafia russa per far fuori un trafficante di prostitute.

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ed skrein in the transporter legacyIl reboot della saga creata da Luc Besson e Robert Mark Kamen, come suggerisce il titolo, vorrebbe inserirsi in una strada nuova pur restando nel solco della tradizione. Eppure il modello appare logoro, a cominciare da un circuito narrativo estremamente collaudato che non crea attesa né suscita la reazione desiderata. I personaggi finiscono quindi per essere ingabbiati in una trappola adrenalinica che li relega a ruoli e dialoghi stereotipati fino all’eccesso con risultati involontariamente comici. Certo, siamo sempre in un genere cinematografico che di solito non concede approfondimenti psicologici – e non è questo che ci si aspetta. Però, se guardiamo indietro al primo capitolo, si intravedeva la volontà di mescolare il registro comico e sentimentale con l’action puro e ciò conferiva ai protagonisti una rotondità maggiore. Qui, al contrario, si sceglie di premere l’acceleratore al massimo affidando le scene più divertenti al padre di Frank (Ray Stevenson), sulla falsariga del rapporto tra Sean Connery e Harrison Ford in Indiana Jones (mentre è ridotta la presenza dell’ispettore di polizia); anche l’erotismo, piuttosto convenzionale, è condensato in brevissimi momenti privi di intensità.

Delamarre, che è uscito tre anni fa dalla scuderia Besson dirigendo il remake di Distric 13, assembla un’estetica autocentrica fatta di inseguimenti, acrobazie e sequenze surreali a bordo di un’Audi indistruttibile (fantastica la fuga dall’aeroporto), a tal punto che ci si chiede quale sia il limite (consentito) tra film e spot pubblicitario – campo, tra l’altro, dal quale proviene. Paradossale, e al tempo stesso preoccupante, è il fatto che l’automobile offra una prestazione migliore dell’attore protagonista (non ce ne voglia Skrein ma non è proprio adatto alla parte). Del resto, citando una sua battuta, “tra un po’ queste auto si guideranno da sole”, dovevamo intuirlo.

 

 

Titolo originale: The Transporter Refueled
Regia: Camille Delamarre
Interpreti: Ed Skrein, Ray Stevenson, Gabriella Wright, Tatiana Pajkovic, Loan Chabanol
Distribuzione: Medusa
Durata: 95’
Origine: Cina, Francia 2015

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