LA FOTO DEL GIORNO – Sembra morto ma…

Il cinema italiano, in perfetta "sintonia" con la sua autorialità esibita, premia se stesso e il proprio funerale, scegliendo il film di Tornatore come perfetto paradigma della situazione italiana. E mentre i "centoautori" proseguono la loro battaglia – con una bella lettera di Bertolucci – forse avremmo bisogno di un altro cinema e di altri autori…

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La lettera di Bernardo Bertolucci al direttore di Repubblica, 11/giugno 2007

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Caro direttore, qualche giorno fa ho sentito a un Tg questa frase: «Dal governo di centrosinistra vogliamo azioni, ma concreti, tutto il resto è… poesia». Partirei proprio da queste parole di Berlusconi, credo passate inosservate, perché ripropongono così esemplarmente la mappa elementare del rapporto tra B. e la cultura. Da un lato gli affari, i valori véri, quel che per lui conta nella vita, dall'altro qualcosa che suona più o meno un dileggio. La parola poesia usata come sintesi della miseria che ci rimane se non si condivide la sua visione del mondo: fumo, illusioni, fastidiose bugie. Poesia più o meno uguale spazzatura. Un vero e proprio lapsus rivelatore. Oggi come allora, voglio parlare del disagio che provo ormai da tempo, soprattutto dalla campagna elettorale dell'anno scorso. II perché è semplice: non ho mal sentito nei discorsi dei politici per cui mi preparavo a votare pronunciare la parola cultura. Dimenticata? Sottovalutata? Rimossa? Come se i miei politici di riferimento ignorassero che la sottocultura diffusa, o meglio imposta dalle grandi centrali televisive, sta creando generazioni di giovani infelici e assenti, che non sanno di esserlo. Cosi incapaci di leggere, di interpretare, di capire la realtà che li circonda da votare ancora una volta, dopo cinque anni di catastrofico centrodestra, per lo stesso centrodestra. In certe assunzioni di farmaci questo si chiamerebbe effetto paradosso. – Per esempio mi chiedo perché in Italia non è stata possibile la nascita di un canale come "Arte", la cui ragione sociale è il fare cultura, diffonderla, allargare il numero dei suoi spettatori allargando insieme il numero dei suoi autori, inventandone di nuovi, promuovendoli. Varrebbe la pena di interrogarsi sul perché da noi qualcosa del genere è stato inimmaginabile almeno fino a ieri. C'è stato un momento, verso la metà degli anni Settanta (gli anni di Moro-Berlinguer) che vorrei ricordare a tutti coloro che lo hanno vissuto, in cui sembrava essersi trovata una gioia, una magia tra la cultura di questo Paese e la sua gente. Le parole, i libri, i film venivano percepiti in maniera che chiamerei sensuale. In quel clima di straordinaria tensione creativa e morale e politica abbiamo visto qualcosa di irresistibile: gli occhi della gente reinventavano quello che ricevevano, elaborandolo, allungandogli la vita, rilanciando. Non vivo nel miele della nostalgia o nell'illusione che quello stato di grazia collettivo possa ripetersi ma sono ceno che ricordarlo costituisca un diritto per chi come me ci ha vissuto dentro come un topo nel formaggio. Perdonatemi l'autocitazione, ma un esempio è "Novecento", riuscito o meno non conta, un film completamente partorito da quel clima e premiato dal grande impatto che ebbe sulla gente. Mi chiedo: un film come "Novecento" sarebbe possibile oggi, nella sua libertà, nella sua utopia produttiva, nella sua megalomania, nell'estremismo delle sue contraddizioni? Io so che per anni ho tentato di chiuderlo con un terzo atto che arrivava ai giorni nostri ma ho dovuto rinunciare pei onestà: il clima culturale e politico era sfumato. Mi torna in mente anche 'Salò", l'ultimo Pasolini, girato negli stessi mesi e a poche decine di chilometri, la distanza tra Mantova e Panna, film atroce e sublime. Sarebbe possibile oggi "Salò"? Per questi e molti altri motivi è nato il gruppo dei Centoautori, che riunisce soprattutto scrittori e registi cinematografici, e ci sembra i momento di richiedere e d pretendere dalla politica un progetto culturale articolatissimo, ambiziosissimo e economicamente molto impegnativo, almeno quanto una delle opere pubbliche di cui abbiamo sentito parlare negli ultimi anni fino alla nausea. Altro che assistenzialismo! E' qualcosa che è avvenuto fisiologicamente in altri paesi, vedi la Francia e qualcuno dovrebbe spiegarmi perché non può accadere da noi. Un esempio: penso a un numero apparentemente sconsiderato di opere prime, un'infinità, una cavalcata di ricerca e di sperimentazione di autori nuovi, nella certezza che anche così il cinema ricomincerà a essere nutrito e a nutrire la realtà che lo circonda. Per concludere: cerchiamo insieme una maniera per rendere il terreno creativo molto più fertile- Sappiamo che è molto difficile e soltanto con l'impegno di tutti noi sarà possibile cominciare a pensarci su. Come fare? Non lo so. So soltanto che ho visto molti autori italiani stanchi di essere i bozzoli vuoti della loro creatività, condannati a galleggiare solitari sulla superficie ormai liquida della società, da cui si sentono forzatamente alienati. E il vero senso di queste mie parole è la rivendicazione del diritto-dovere collettivo-individualedi ognuno di noi di partecipare all'elaborazione di questo progetto che nasce minoritario e doloroso ma potrebbe diventare entusiasmante e memorabile. Il cinema non è che la prima occasione per rompere una estraneità che si ingigantisce ogni giorno di più, una estraneità che ci fa sentire come morti, ma il sentimento che provo vorrebbe coinvolgere tutti quelli che come me hanno voglia di vedere un film che ancora non esiste, di leggere un libro che ancora non è stato scritto. Se tutto il resto è poesia, diamole una possibilità di esistere.


 

IL SITO DEI CENTOAUTORI


http://www.100autori.it/index.html


LA RECENSIONE DEL FILM DI TORNATORE SU SENTIERI SELVAGGI


CINEMA – 1a Festa Internazionale di Roma – "La sconosciuta", di Giuseppe Tornatore (Première)  Davide Di Giorgio  (del 18/10/2006)


L'INCONTRO CON TORNATORE ALLA FESTA DEL CINEMA


"Uno dei temi che ho voluto evidenziare nel film è quello dell'abitudine, nel nostro tempo, di delegare tutto agli altri, anche gli affetti." Incontro con Giuseppe Tornatore ed i protagonisti.     (del 18/10/2006)

David di Donatello, tutti i premi
 
MIGLIOR FILM
– 'La sconosciuta', prodotto da Medusa Film –  regia di Giuseppe Tornatore.


MIGLIOR REGISTA
– Giuseppe TORNATORE ('La sconosciuta')


MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
– Kim ROSSI STUART ('Anche libero va bene')


MIGLIORE SCENEGGIATURA
– Sandro PETRAGLIA, Stefano RULLI, Daniele LUCHETTI ('Mio fratello è figlio unico')


MIGLIORE PRODUTTORE
– Donatella BOTTI per BiancaFilm e RAICinema ('L'aria salata')


MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
– Ksenia RAPPOPORT ('La sconosciuta')


MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
– Elio GERMANO ('Mio fratello è figlio unico')


MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
– Ambra ANGIOLINI ('Saturno contro')
– Angela FINOCCHIARO ('Mio fratello è figlio unico')


MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
– Giorgio COLANGELI ('L'aria salata')


MIGLIORE DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA
– Fabio ZAMARION ('La sconosciuta')


MIGLIORE MUSICISTA
– Ennio MORRICONE ('La sconosciuta')


MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
LA PARANZA e MI PERSI di Daniele Silvestri ('Notturno bus')


MIGLIORE SCENOGRAFO
– Carlos CONTI ('Nuovomondo')


MIGLIORE COSTUMISTA
– Mariano TUFANO ('Nuovomondo')


MIGLIORE MONTATORE
– Mirco GARRONE ('Mio fratello è figlio unico')


MIGLIOR FONICO DI PRESA DIRETTA
– Bruno PUPPARO ('Mio fratello è figlio unico')


MIGLIORI EFFETTI SPECIALI VISIVI
– L'etude et la supervision des trucages ('Nuovomondo')


MIGLIOR FILM STRANIERO
– BABELdi Alejandro Gonzales Inarritu (01)


La giuria composta da Andrea Piersanti, Presidente, Francesca Calvelli, Enzo Decaro, Paolo Fondato, Enrico Magrelli, Mario Mazzetti, Paolo Mereghetti comunica anche le cinquine per il miglior documentario di lungometraggio e per il miglior cortometraggio:


MIGLIOR DOCUMENTARIO DI LUNGOMETRAGGIO
– IL MIO PAESE di Daniele Vicari


MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
– MERIDIONALI SENZA FILTRO di Michele Bia


Oltre 6000 giovani delle scuole superiori di tutta Italia votano per il DAVID GIOVANI
– ROSSO COME IL CIELO di Cristiano Bortone


Una Giuria composta da Lorenzo Ventavoli, Presidente, Alberto Crespi, Silvio Danese, Fabio Ferzetti, Titta Fiore, Alessandra Levantesi, Maurizio Porro assegna il
Premio Film Commission Torino Piemonte o Premio dei Critici
– CENTOCHIODI di Ermanno Olmi
 

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