“La Patente”, di Alessandro Palazzi


Il riferimento dichiarato sono ovviamente i clerks di Kevin Smith, ma Palazzi cerca anche di imparare la lezione di comicità grottesca e lievemente scorretta e disturbante del Boris televisivo, e sembra voler offrire uno spaccato della variopinta umanità multiculturale che abita la Roma dei giorni nostri. A tenere in piedi l'operazione ci pensa un fantastico cast, che si affeziona e fa funzionare tutti i personaggi, anche quelli più caricaturali. In programmazione al Nuovo Cinema Aquila di Roma

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“La nostra non è un'autoscuola, ma un centro di recupero. Si dovrebbe chiamare Aspiranti Automobilisti Anonimi…”, dice Sergio al suo compare Rolando. I due giovani si trovano ad improvvisarsi gestori di una Scuola Guida dopo una serie di rocamboleschi eventi, e tra l'indolenza, il cinismo, i problemi personali e gli assurdi imprevisti sfila un nuovo ritratto di due commessi fancazzisti in salsa romanesca.
Il riferimento dichiarato è ovviamente Kevin Smith, di cui Palazzi, anche unico sceneggiatore del film, omaggia una carrellata all'indietro sui due protagonisti disperati dietro al bancone, e uno sfogo agli autoscontri, che son citazioni letterali da Clerks 2 (i due personaggi d'altronde ricalcano a grandi linee i Dante e Randall del dittico di Smith).
Ma La patente cerca anche di imparare la lezione di comicità grottesca e lievemente scorretta e disturbante di Boris (alcune figure di contorno sembrano uscite proprio dal cult televisivo con Francesco Pannofino), e sembra voler inoltre offrire uno spaccato della variopinta umanità multiculturale che abita la Roma dei giorni nostri (cinesi silenti dai mille mestieri, egiziani e magrebini che fanno la guardia notturna alla pompa di benzina, transessuali, spacciatori maestri di vita, e così via).

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Non tutte le trovate sono allo stesso livello e il film fatica a giungere ai suoi 85 minuti (troppi?) di durata, tra una sequenza surreale di lezione di guida pratica con uno dei due istruttori macchiettistici reclutati da Sergio e Rolando, e qualche lezioso gioco di luci e stilizzazione con i cartelli luminosi dei segnali stradali appesi nell'ombra dell'aula delle lezioni di teoria.

Come spesso accade in produzioni e progetti del genere, a tenere in piedi l'operazione ci pensa un fantastico cast, che si affeziona e fa funzionare tutti i personaggi, anche quelli più caricaturali, e che soprattutto è capace di far esprimere istanti di genuino sentimento e dolore nei momenti in cui il film abbandona per un attimo la sua struttura freddamente vignettistica per lasciarsi timidamente andare a slanci più umani e fragili, meno programmatici.

Regia: Alessandro Palazzi
Interpreti: Andrea De Bruyn, Ernesto Di Stefano, Isabel Gondim, Matteo Lombardi, Emanuele Beffa, Lucia Rossi, Roberto Attias
Origine: Italia, 2011
Distribuzione: Manhattan Film
Durata: 85'

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