"La scoperta dell'alba", di Susanna Nicchiarelli

la scoperta dell'alba

E' tratto dal romanzo omonimo di Walter Veltroni ma dentro sembra esserci molto di più. Dopo il convincente esordio di Cosmonauta, il 2° film della regista ha una partenza macchinosa, ma fa in modo che prenda forma quell'illusione puramente cinematografica di ritornare sul proprio passato e mostra le parti migliori proprio nel collegamento tra memoria, oggetti e musiche

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la scoperta dell'albaDi partenza c'è il romanzo omonimo di Walter Veltroni. In realtà sembra però esserci qualcosa di più profondo. L'inizio degli anni '80 portati sullo schermo da questo secondo lungometraggio di Susanna Nicchiarelli dopo il convincente esordio di Cosmonauta, forse hanno qualcosa di autobiografico. Il telefono che collega il presente e il passato di Caterina (Margherita Buy) rappresenta quasi un suo personale 'viaggio nella memoria', ed anche l'illusione puramente cinematografica di poter cambiare il passato tornandoci sopra per la seconda volta, con la conoscenza degli eventi. Quasi uno squarcio tra Avvenne domani di René Clair e Ritorno al futuro soprattutto.

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Caterina nel 1981 era una ragazzina e un evento ha segnato la sua infanzia: l'omicidio di un collega del padre da parte dei brigatisti. Poco dopo anche lui è scomparso senza dare più notizie lasciandola da sola assieme alla madre e alla sorella più piccola Barbara. 30 anni dopo ha deciso di vendere quella casa al mare piena di ricordi ed è da un oggetto che c'è lì dentro che il passato ritorna a galla.

L'inizio appare un po' macchinoso, soprattutto perché La scoperta dell'alba sembra essere alla ricerca di quell'equilibrio tra la dimensione più privata e invece il clima degli anni di piombo nell'Italia di allora che la Nicchiarelli appare speso tesa nel tentativo di farli combaciare. Poi prendono vite più storie, parallele e separate, che però poi si incrociano quasi casualmente, dal rapporto di Caterina col compagno (ottimo Sergio Rubini che arricchisce un personaggio nell'ombra anche solo negli incontri con l'agente immobiliare), al tour con la band di Barbara (interpretata dalla stessa regista Susanna Nicchiarelli) alla vicenda del figlio del collega del padre che venne ucciso (Lino Guanciale), forse l'anello un po' più sfocato.

Ancora un'intervallo di tempo: tra il 1957 e il 1963 di Cosmonauta, quello tra il 1981 e il 2011 di La ricerca dell'alba, all'interno del quale non si vede nulla, neanche flashback, ma gli effetti di quelle mutazioni – nel fisico, nelle storie in atto. Con i suoi inciampi anche in qualche dialogo ("Ma davvero sei me da grande?"), La scoperta dell'alba lascia a distanza tutti i suoi residui migliori, quelli più riusciti di un cinema che sa raccontar(si) mettendo a fuoco se stesso attraverso gli oggetti (la borsa, lo spray, il telefono appunto, la tv) e la musica (Video Killed the Radio Star e 99 Luftballoons) e quindi attraverso i luoghi, che appaiono davvero già vissuti nel momento in cui vengono filmati. Come se non accadesse più per la prima volta.

 

Regia: Susanna Nicchiarelli
Interpreti: Margherita Buy, Sergio Rubini, Lina Sastri, Susanna Nicchiarelli, Gabriele Spinelli, Lino Guanciale, Renato Carpentieri, Sara Fabiano, Anita Cappucci Scudery
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Fandango
Durata: 92’

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