Ladri di biciclette, di Vittorio De Sica

Il duo De Sica-Zavattini carica col massimo di empatia possibile uno sguardo morale che sembra sciogliersi in pathos puro: il melodrammatico finale rappresenta uno dei più scioccanti e riusciti tentativi di cogliere il tragico isolamento del cittadino ad opera di una società impassibile. Giovedì 26 ottobre, ore 02.35, Rete 4

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Quando, il 24 novembre del 1948, Ladri di Biciclette esce nelle sale, la storia d’Italia è quella del suo cinema attraversano una fase di profondi stravolgimenti.

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E’ un’Italia frastornata e con le ossa a pezzi, un Paese che ha appena riaperto gli occhi e che cerca nel fumo delle rovine un appiglio per rialzarsi.

E’ l’Italia in cui si muove Lamberto Maggiorani –  derelitto attacchino alla ricerca della bici sottrattagli da un ladruncolo di strada – ed il suo paffuto figlioletto: l’indimenticabile maschera d’angoscia dell’uomo e la sagoma ciondolante del ragazzino lungo le vie di una Roma, svuotata e vibrante, appartengono ormai a ragion veduta all’immaginario collettivo europeo non solo cinefilo.

Un aneddoto qualsiasi che De Sica trasforma in straordinario manifesto del cinema neorealista dispiegando princìpi e formule del celebre teorema zavattiniano sul pedinamento di destini infami.

Fondamentale documento di un periodo storico cruciale, il film assorbe inoltre le tracce di un’epoca ricostruendone atmosfere, riti e mitologie: dall’ossessione calciofila alle riunioni nei circoli comunisti, dall’onnipresenza clericale alla scoperta del fascino del cinema.

De Sica porta il suo cinema ad una vetta di purezza narrativa che non avrebbe più raggiunto. Il film presenta in nuce alcuni delle costanti dell’intera sua carriera: la fedele vicinanza alle sofferenze popolari, l’amara attenzione al divario tra classi, la crisi della figura maschile ed il conseguente impèrio femminile.

Contemporaneamente il duo De Sica-Zavattini carica col massimo di empatia possibile uno sguardo morale che mai come adesso sembra sciogliersi in pathos puro: il melodrammatico finale rappresenta tutt’oggi uno dei più scioccanti e riusciti tentativi di cogliere il tragico isolamento del cittadino ad opera di una società impassibile.

Accolto in Italia dalla puntuale ostilità della critica cattolica (L’Osservatorio Romano mise addirittura in dubbio “l’opportunità di mostrarlo nelle sale”) il film di De Sica dovette però scontare anche gli attacchi dell’intellighenzia di sinistra.

Furono molte le voci del mondo comunista che rintracciarono nell’individualismo coatto e disperato del protagonista, un attacco feroce ad un’impossibile solidarietà di classe.

Di ben altro tipo l’accoglienza riservata all’opera dalla critica straniera.

Basti per tutti il celebre giudizio di Bazìn: “Ladri di Biciclette è uno dei primi esempi di cinema puro. Con questo film De Sica e Zavattini hanno definitivamente condotto il neorealismo dalla Resistenza alla Rivoluzione.


Regia: Vittorio De Sica

Interpreti: Lamberto Maggiorani, Enzo Statola,  Lianella Carell, Carlo Jachino

Durata: 92′
Origine: Italia, 1948

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