L’assolo di Laura Morante

L’attrice ha presentato oggi a Roma all’Hotel St. Regis il suo secondo film da regista alla presenza di una buona fetta del cast. Uscirà il 5 gennaio in circa 200 copie

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Per realizzare Ciliegine ci sono voluti sette anni. Per Assolo qualcuno di meno. L’attrice ha presentato oggi a Roma all’Hotel St. Regis il suo secondo film dietro la macchina da presa, Assolo, che uscirà il 5 gennaio in circa 200 copie distribuito dalla Warner. Con lei ha partecipato una buona fetta del cast: Piera Degli Esposti, Carolina Crescentini, Emanuela Grimalda, Gigio Alberti, Francesco Pannofino, Eugenia Costantini, Antonello Fassari, Edoardo Pesce e Filippo Tirabassi.

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Scritto dalla Morante con Daniele Costantini, nel film l’attrice interpreta Flavia, una donna che ha passato i 50 anni, è diventata single da poco ma è stata sempre afflitta da un’insicurezza patologica che l’ha resa dipendente dagli altri.

Ma l’aspirazione della Morante non era inizialmente quella di diventare regista: “Ho provato a propormi come sceneggiatrice, ma nessuno mi ha voluto”. Poi racconta la travagliata gestazione: “Siamo partiti bene, poi ci sono state delle difficoltà. Ad esempio la prima scena, quella della veglia funebre, ha cambiato più volte posizione nel corso delle varie stesure. Ad un certo punto il lavoro si è fermato. Mi ero quasi arresa quando il cosceneggiatore, Daniele Costantini, mi ha chiesto di provare per un’altra settimana. E da lì è venuto fuori il film”. C’è una vicinanza di questi personaggi con quelli della vita di tutti i giorni: “Sono episodi rielaborati dalla realtà e ho sempre preferito quelle forme espressive che la ricompongono. Le cose che sembrano vere invece non lo sono. Il mondo di Flavia, poi, è anche un po’ visionario”. Questo universo della protagonista ha un po’ coinvolto anche quello degli altri personaggi: “Ho detto agli attori di interpretare due personaggi; uno è quello dei flashback, l’altro della vita reale”.

laura morante e angela finocchiaro in assoloUno degli obiettivi di Assolo non è tanto quello “di dare risposte, ma di essere un’esortazione per le donne. Invece di continuare a pensare come oggetti, bisogberebbe essere i soggetti della propria vita. Mi torna sempre in mente una frase di Karen Blixen che, alla domanda di un giornalista sul perché usasse uno pseudonimo maschile, lei rispondeva: ‘Se fossi stato un uomo non avrei potuto innamorarmi di una donna scrittrice’. Quindi lei pensa se sarà o no oggetto d’amore. Quindi con questo film volevo far uscire le nostre paure”.

Anche in questo secondo film da regista Laura Morante affronta i toni della commedia: “Mi interessa di più se ha dei toni gravi”. E poi aggiunge: “Non so se scriverò mai un film veramente drammatico”.

Una curiosità. Nella scena in cui le viene chiesto di andare a comprare le sigarette, Flavia indossa un colbacco. “L’avevo voluto indossare in Cuori di Resnais, poi l’ho rimesso in Ciliegine e in questo film”.

Sui riferimenti cinematografici, magari provenienti da registi con cui ha lavorato: “Saranno gli altri a trovarli. Personalmente volevo che le cose venissero da sole. Mi piace molto improvvisare. Se avessi voluto fare, per esempio, una scena alla Moretti mi sarebbe venuta un’angoscia terribile”. E la volontà su quello che un regista vuol fare ha un’importanza relativa: “Il film non è il risultato della mia volontà. E a questo proposito mi viene in mente una frase di Napoleone riportata da Kafka che diceva: ‘Non andrai molto lontano se sai già dove arrivare'”.

laura morante e francesco pannofino in assoloLaura Morante si sofferma anche sulle differenze tra Amanda di Ciliegine e Flavia di Assolo: “I due personaggi sono molto diversi anche se in ognuno di noi. L’unico punto che possono avere può essere quello di avere un po’ di attrazione romantica”.

Anche gli attori raccontano la Loro esperienza con Laura Morante. Emanuela Grimalda racconta che “Laura Morante mi ha proposto il personaggio mentre ero incinta”. Piera Degli Esposti sottolinea come invece la regista le ha dato “Quella calma che mi serviva per interpretare questo personaggio”. Gigio Alberti rivela: “Mi ha detto di ispirarmi a Buñuel”. Ed è la stessa richiesta che ha fatto a Francesco Pannofino: “Dopo che me l’ha detto sono andato su internet a cercare degli spezzoni dei suoi film. e alla fine mi sono ispirato a una scena di Il fantasma della libertà“. Chiude la Grimalda cercando di correggere un’espressione in uso: “Non mi piace il termine ìcommedia al femminile’. Penso che un modo per raggiungere una parità di genere sia anche quella di eliminare questa espressione”.

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