Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore, di Robin Pront

Noir? Forse, ma sempre a patto di riconoscere l’ispirazione derivativa del film che, più che guardare al classico, rimette in gioco le forme contemporanee del genere. Postmoderno…

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Guerra fratricida, amori senza aria, vite disperate in un’Anversa sporca, plumbea, asfissiante. La speranza è altrove, forse, in un altro luogo, in un’altra lingua, le Ardenne, al confine con la Francia, lì dove si andava in vacanza da bambini.

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Kenny e Dave sono due fratelli con un passato di droga, alcool e rapine. Dopo un colpo andato male, Kenny è condannato a quattro anni di carcere, ma tace sulla complicità del fratello e della sua ragazza, Sylvie. Nel frattempo le cose cambiano. Dave smette di bere, si dà una ripulita, si fa assumere in un autolavaggio e intreccia una relazione con Sylvie, che sta affrontando i suoi problemi con la droga. I due provano a costruire una vita normale, ma Kenny sta per essere scarcerato e non è disposto a rinunciare facilmente al suo “amore”…

L’orizzonte ristretto della quotidianità, il confine perverso tra il destino e il caos. Tutto è scritto, sempre, fin troppo.

le ardenne2Alla base del primo lungometraggio di Pront c’è una pièce teatrale di Jeroen Perceval (che nel film interpreta il ruolo di Dave) e l’origine è evidente dal disegno netto dei personaggi, dall’attenzione puntuale per la dinamica dei loro rapporti, dall’importanza di quei momenti di confronto e di scontro segnati dal dialogo, dalle parole prima ancora che dall’azione. Benché Pront ci tenga a dare sin da subito una scossa di adrenalina, aprendo il film con una scena a effetto, nel bel mezzo di una rapina: un tuffo nell’acqua di una piscina, un uomo con la calza in testa, la fuga in auto con una donna al volante. Un incipit da action, che però parte da un ralenti, un tempo sospeso, a mostrare come tutto stia più nel tono, nell’atmosfera che nell’azione vera e propria. Noir? Forse, ma sempre a patto di riconoscere l’ispirazione derivativa de Le Ardenne che, più che guardare al classico, rimette in gioco le forme contemporanee del genere, dal disincanto dei Coen allo scintillio muscolare di Refn. Strade notturne, motori, luci che si riflettono sulle carrozzerie e sui vetri, pioggia, musica elettronica, la città e la natura selvaggia e inquietante, gli anni ’80 (con la tuta del Milan). Siamo nel postmoderno, se si vuole trovare una formula di chiusura. Ma in ogni caso il film racconta una disillusione e un disincanto che lasciano pochi margini. In questo è puro noir. Dove difetta è quando cerca una traccia di sentimento o di verità nell’interpretazione e nei volti degli interpreti – tra cui la Veerle Baetens di Alabama Monroe nei panni di Sylvie, sempre più protagonista decisiva del nuovo cinema belga. Perché resta sempre una sensazione di distacco rispetto ai personaggi, talmente schiacciati dal grigiore uniforme del mondo in cui si muovono e dalla miseria morale di cui sono testimoni, da risultare respingenti, a tratti odiosi. Tra i confini de Le Ardenne l’amore non esiste…

 

Titolo originale: D’Ardennen

Regia: Robin Pront

Interpreti: Kevin Janssens, Jeroen Perceval, Veerle Baetens, Jan Bijvoet, Viviane De Muynck

Distribuzione: Satine Film

Durata: 96’

Origine: Belgio, 2015

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