"Le paludi della morte", di Ami Canaan Mann

sam worthington in texas killing fields
Avvolgente e malata opera seconda della figlia di Michael Mann (qui nelle vesti di produttore), un poliziesco che poi scivola nelle zone torbide del thriller, tra Carl Franklin e il mistero di Picnic ad Hanging Rock, dove gli alberi assumono quasi una valenza simbolica, elementi di un labirinto pieno di trappole, dove un'ipotetica superficie della fiaba si sventra e si apre veso i meandri più oscuri. Con un cast di grande livello

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Sprofonda nelle tenebre Texas Killing Fiels, secondo film dietro la macchina da presa di Ami Canaan Mann dopo Morning del 2001. L’ha prodotto suo padre Michael assieme a Michael Jaffe e, come spesso avviene per i figli d’arte, cercare dei paragoni con lui è già un’operazione totalmente fuorviante. La cineasta si muove sulle tracce delle migliori serie-tv poliziesche come CSI, rimando evidente negli stacchi, nei vuoti temporali tra un evento e l’altro. Ciò si vede anche dal modo in cui vengono inquadrate le fotografie delle vittime. Il film poi però affonda, quasi precipita nel luogo, precisamente nel Texas. Qui un detective del luogo (Sam Worthington) e il suo collega originario di New York stanno indagando sul caso di una ragazzina la cui auto è stata vista nei Killing Fields, una costiera paludosa dove sono stati ritrovati numerosi cadaveri, per la maggiorparte giovani donne. Dopo che viene rapida Anne, una ragazzina di cui si stanno prendendo cura, i due si inoltrano nel luogo per cercare di salvarla.

Texas Killing Fields
si sposta anche nelle zone del thriller più torbido, tra Carl Franklin e il mistero di Picnic ad Hanging Rock dove gli alberi assumono quasi una valenza simbolica, elementi di un labirinto pieno di trappole, dove un’ipotetica superficie della fiaba si sventra e si apre veso i meandri più oscuri, popolati da figure sinistre, da continue apparizioni in cui i due protagonisti sembrano perdere quasi la propria identità come Mickey Rourke in Angel Heart mentre il luogo avvolge e circoscrive in modo simili agli acquitrini della palude in I guerrieri della palude silenziosa di Walter Hill.

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chloe moretz in texas killing fieldsAmi Canaan Mann ha la mano sicura e già uno stile personalissimo per quei viaggi all’inferno che si attivano nel territorio domestico (gli uomini che escono dalla casa di Anne), nella centrale di polizia (la violenza improvvisa con pugno dell’ispettore interpretato da Jessica Chastain) o anche nella semplice camminata della giovanissima protagonista: la cineasta la filma, la segue nel movimento, negando quello che accade nel fuoricampo e facendo così trasparire anche la paura di quello che le può capitare, come se neanche la Mann sapesse  qual è l’immagine successiva.

Il film è ispirato a fatti realmente accaduti ma la cineasta li filma infatti come se le fossero sconosciuti. Riesce così ad alimentare la tensione quasi ad ogni scena con un cast di prim’ordine in cui Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain e la bravissima giovane protagonista Chloe Moretz tutti ossessionati da continui conflitti e più in contrapposizione che uniti per raggiungere uno scopo comune.
Si sentono amplificati i battiti di un film che permea sudore in seguito alle traiettorie della steal camera tesa a catturare l’immediatezza delle loro azioni, gli scatti imprevisti (la ragazzina che scende in corsa dall’auto guidata dal fratello). Ma dentro ci sono anche continui segnali premonitori (la presenza del corvo è forse l’unico elemento troppo esplicito in un film quasi perfetto in quanto a sottrazione) e un inseguimento che è forse l’unico frammento che richiama il cinema di Michael Mann. Un’energia che si alimenta, dentro un’oscurità piena di calura.

Titolo originale: Texas Killing Fields
Regia: Ami Canaan Mann
Intepreti: Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain, Chloe Moretz, Sheryl Lee
Origine: Usa, 2011
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 105′

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    4 commenti

    • Michele Centini

      Texas Killing Feilds non meritava il concorso di Venezia 2011, un film che ripropone per l'ennesima volta una storia di rapimenti nel profondo Texas. Lo stile Della Canaan Mann non si sente per niente, perché non c'è. Probabilmente è una cineasta che migliorerà molto nel tempo, essendo questo il suo secondo lungometraggio, anche perché neanche i primi film di Mann degli anni '70 (Jericho Mile, the Keep e Thief) non erano niente di speciale, fino a che non uscì il grande Manhuner nell'86 che rivelò il suo genio. Forse capiterà la stessa cosa alla Camaan Mann, se avrà la fortuna e la caparbietà di aspettare un buon copione.

    • Thief non era niente di speciale…??????

    • The Thief è un film immenso, altro che 'niente di speciale'. Mamma mia quanta tracotanza…

    • Un film molto intenso, pieno di zone d'ombra, di cose non dette, di personaggi con un vissuto che rimangono dentro. Con buona pace di certi commentatori della domenica che ripetono frasi fatte di certa critica istituzionale snob spacciandole per proprie: La figlia di Mann non meritava il concorso, come Woody Allen non fa un film decente da 30 anni o Lars Von Trier e Haneke sono geni. Poi per fortuna, il tempo rimette le cose al posto giusto, cancellando indelebilmente gli obbrobri critici