Leo da Vinci – Missione Monna Lisa, di Sergio Manfio

Il nuovo film d’animazione di Manfio dedicato a Leonardo da Vinci da ragazzo. Il soggetto molto interessante si perde tra immagini e gag dal sapore convenzionale con forti richiami al contemporaneo

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L’avventura d’animazione made in Italy torna sugli schermi portando con sé un marchio narrativo del tutto originale, a firma di Sergio Manfio con Gruppo Alcuni (Cuccioli – Il codice di Marco Polo, Cuccioli – Il paese del vento, entrambi tratti dall’omonima serie cult nata a inizio anni Duemila); Manfio, autore estremamente eclettico e sempre attento ai bisogni del pubblico più giovane, propone stavolta una storia di creatività e amicizia, con protagonista il genio di Leonardo da Vinci. Un soggetto senz’altro singolare – e italianissimo –, questo Leo raccontato nel pieno del fervore adolescenziale, bello e ribelle, tratteggiato più come un sognatore e un “affamato di vita” e non già come il genio indiscusso dell’arte e della conoscenza che sarebbe presto diventato. Lo vediamo, allora, indaffarato e un tantino scarmigliato nel suo bizzarro laboratorio, collocato sotto un salice piangente nel bosco; ha già realizzato con ingegno una strana macchina in legno, denominata “Botte”, con la quale poter spostarsi tanto via terra che per mare, e poi un po’ maldestramente anche via cielo, realizzando il suo più grande sogno che è quello di volare. E tra le sue opere, intravediamo anche una certa Monna Lisa, ispirata alla bella amica Lisa, della quale Leo è palesemente innamorato ma, come ogni genio che si rispetti, nei fatti semplici della vita quotidiana e, in particolare, nei sentimenti si dimostra imbranato. Sarà proprio questa timidezza e goffaggine di Leo nel rapporto con Lisa ad avvicinare il personaggio al pubblico della sua età, nel frattempo veicolando il messaggio, essenziale per il film, che i veri sogni sono quelli “in terra”, e l’unica cosa che conti veramente sia l’affetto per i propri amici e l’aiuto reciproco nei momenti di difficoltà.

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leo-da-vinci-il-film_02.600L’allegra compagnia costituita per caso nel corso degli eventi si ingegna, dunque, per risolvere il problema di Lisa e suo padre, e tutti assieme, ognuno mettendo al servizio dell’altro le proprie capacità migliori – personaggio adorabile è quello del piccolo Niccolò, polacco e innamorato del firmamento proprio come un tal Copernico che conosciamo –, andranno alla ricerca del tesoro sepolto sotto il mare. Le avventure affrontate dai ragazzi contro un gruppo di pirati un po’ maldestri e il ritrovamento della nave abbandonata oltre la cascata, fanno parte di un immaginario comune ben consolidato che risale a I Goonies (1985), dove per l’appunto le vicissitudini del gruppo capitanato da Mikey e la caccia all’oro di Willy l’Orbo avevano inizio con l’intenzione di salvare le proprie case dagli imprenditori venuti ad acquistare il quartiere. Le situazioni si richiamano a vicenda, se non fosse che qui il protagonista possiede anche un prototipo rudimentale di scafandro per esplorare le acque più profonde, garantendo grazie alle sue infinite conoscenze la riuscita dell’impresa contro i cattivi.
Il film di Manfio riporta a galla immagini e gag che il pubblico avvertirà come convenzionali, e in certi punti pecca di vuoti narrativi che lasciano un senso di approssimazione della storia; tuttavia, il merito va senz’altro alla precisione dell’animazione; ai colori accurati e realistici per ogni ambientazione, in specie quella acquatica; alle musiche (composte da Marco Fedalto), sempre dinamiche e perfettamente adattate a personaggi e situazioni; e in ultimo, un’ottima Firenze quattrocentesca balza agli occhi dello spettatore, che però vi può anche ritrovare numerosi richiami all’oggi – anche i personaggi risultano spesso “contemporanei” per atteggiamenti e verve – in un bell’incontro tra l’antico e il moderno, tra il genio conclamato e la spensieratezza della gioventù.

 
Regia: Sergio Manfio
Distribuzione: Videa
Durata: 82′
Origine: Italia, 2018

 

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=NA5J3uROxKw]

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