Les souvenirs, di Jean-Paul Rouve
Ci sarebbero tutte le carte per un film ambizioso e pericolosamente autoriale, ma Jean-Paul Rouve guarda molto all’intrattenimento e all’essenzialità dei sentimenti.
Ruotare intorno ai ricordi. Riviverli perché il tempo è poco e la vita trascorre inesorabile scandendo le sue tappe e costringendo una piccola famiglia borghese di Parigi a fare i conti col tempo, coi rimpianti, forse anche con la possibilità di una rinascita, di una prima o seconda giovinezza. Ci sarebbero tutte le carte per un film ambizioso e pericolosamente autoriale, ma Jean-Paul Rouve guarda molto all’intrattenimento e all’essenzialità dei sentimenti. Il modello è la commedia in salsa drammatica e non la creativa stravaganza della Nouvelle Vague. Non siamo dalle parti di Desplechin insomma – il cui Racconto di Natale continua a essere uno dei grandi capolavori francesi sulla famiglia dell’ultimo decennio – ma in quelle più normalizzate e divulgative di un Philippe Lioret, che non a caso è sempre stato un grande ammiratore soprattutto della commedia all’italiana degli anni sessanta.
Il ventitreenne Romain ha appena trovato un lavoro. Ha la passione per la scrittura ma non ancora un romanzo in testa e trascorre spesso le giornate con la nonna che ha appena perso il marito ed è stata trasferita dai figli in un ospizio per vecchi. L’anziana donna è sola e un giorno scompare dalla casa di cura senza lasciare traccia. L’unico che può trovarla e che forse la conosce davvero è Romain.
Forse in Les souvenirs manca l’intensità struggente che caratterizzava le migliori opere di Lioret come Welcome e Tutti i nostri desideri, eppure Jean-Paul Rouve sembra ricercare quel tipo di cinema medio, molto borghese in effetti, capace di raccontare con la stessa semplicità l’innamoramento adolescenziale come la perdita di una persona cara, e le generazioni di nonni e nipoti che si incontrano negli spazi della Normandia per un ultimo, affettuoso, abbraccio. Finché lavora sul fuori campo o sulle mezze tinte del quotidiano Rouve riesce a dirci qualcosa di noi e a trovare una propria sfumatura emotiva, con dettagli che restano in mente e trovate comiche sorprendenti – il cassiere/filosofo all’autogrill è una grande idea. In altri frangenti invece il regista francese, qui anche cosceneggiatore, calca la mano, ricercando una costruzione narrativa – il doppio funerale che apre e chiude il film – e una drammaticità vagamente ricattatorie. Si tratta però di appunti viziati probabilmente da una nostra fascinazione sofisticata nei confronti di un tipo di cinema a cui questo film non interessa guardare. E non dobbiamo vergognarci di sorridere o piangere perché Les souvenirs, tratto dal romanzo omonimo di David Foenkinos, non è un film nocivo, ha un cuore e una capacità di raccontare le emozioni delle persone comuni che farebbe invidia a molte cinematografie europee – e non ci riferiamo soltanto all’Italia in questo caso, ma anche ai sempre troppo sopravvalutati danesi. Que reste-t-il de nos amours?
Titolo originale: id.
Regia: Jean-Paul Rouve
Interpreti: Michel Blanc, Annie Cordy, Mathieu Spinosi, Chantal Lauby, William Lebghil
Distribuzione: Parthénos
Durata: 96′
Origine: Francia 2014