L’esigenza di unirmi ogni volta con te, di Tonino Zangardi

Quello di Zangardi è un cinema che non sembra italiano, evita le zone obbligate del nostro cinema, la commedia e il cinema “sociale”, per lasciarsi andare su traiettorie fisiche dei suoi protagonisti

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Terre di confine. Luoghi e visioni ai margini del circuito immaginifico del cinema italiano.

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Quello di Tonino Zangardi è un cinema che, nonostante tutto, non sembra italiano. Forse perché coscientemente cerca di evitare le due zone obbligate del nostro cinema, la commedia e il cinema “sociale”, per concentrarsi, o forse per lasciarsi andare, sulle traiettorie più ancora fisiche che  psicologiche dei suoi due protagonisti, stretti in una morsa dove il caso e i sentimenti li scaraventa verso linee di fuga impossibili.

Esigenza_Still 68Thriller, poliziesco, amour fou, road movie, le coordinate di riferimento di L’esigenza di unirmi ogni volta con te (tratto dal romanzo omonimo di Zangardi) sono svariate, ma sembrano tutte provenire da un immaginario “indie”, quel cinema americano indipendente cui pare ispirarsi Zangardi, nella sua vorticosa e a tratti sinuosa messa in scena. Ed ecco che il paesaggio, i campi di grano, il mare, le piazze del paese, lo stesso ipermercato dove lavora la protagonista, sembrano tutti elementi di un cinema che vuole raccontare attraverso le immagini, i suoi dolly, le sue corse sotto la pioggia (elemento caro all’autore, già presente con forza nel precedente, Sandrine nella pioggia), i suoi primi piani ansimanti, come se il cinema fosse un corpo morbido da restituire allo spettatore con una fisicità prorompente.

Poi, certo, c’è la storia, di questa donna sposata, Giuliana (una Claudia Gerini “trasformata”), e di questo poliziotto tormentato e depresso, Leonardo (Marco Bocci), che improvvisamente, a partire da una rapina nel supermercato , si ritrovano in un incomprensibile e irrefrenabile “contatto”, che cambierà il destino delle loro vite.

Zangardi, dicevamo, opera sul confine, rischiosissimo, tra il genere e il cinema d’autore. Ogni tanto lo scavalca qua e là (e si percepisce lo iato, lo stridio dei sensi), ma non agisce nella “presunzione autoriale” di chi vuole proporci chissà quale messaggio fondamentale, piuttosto preferisce lavorare sui corpi, sulle reazioni nervose, operando degli stacchi narrativi a volte persino violenti e incomprensibili, pur di poter liberamente far muovere i suoi personaggi sullo schermo. E gioca sul territorio forte del cinema americano di genere (crimine, amore, morte), senza avere la forza di “sporcare” i suoi personaggi, ma continuamente proteggendoli come fossero dei meravigliosi angeli innocenti da dover, per forza, salvare. Eppure quello che attrae Leonardo e Giuliana sembra essere una forza irresistibile e a tratti animalesca, che li spinge fuori dai mondi dannati in cui sono finiti, apparentemente comodo e rassicurante quello di Giuliana, tormentato e rabbioso quello di Leonardo.

Esigenza_Still 70Insomma Zangardi non prova a fare The Getaway (e neppure Brivido Caldo), sa benissimo che non ha i mezzi né l’immaginario per (ri)farlo, ma usa quel respiro per provare a fare un cinema personale e originale, con tutti i limiti di una sceneggiatura che non vuole rischiare troppo sulle derive dei personaggi. Che restano “normali” pur in una situazione eccezionale. Finiscono dove iniziano, in un campo di grano, non sappiamo che fine faranno, ma non sono Bonnie e Clyde ma solo due amanti disperati. E alla fine non resta che prendersi per mano…

Regia: Tonino Zangardi

Interpreti: Claudia Gerini, Marco Bocci, Marc Duret, Antonino Iuorio

Distribuzione: Microcinema

Durata: 90′

Origine: Italia 2015

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