LETTE E…RIVISTE – La realtà impossibile di James Cameron

sul set di avatar james cameron sigouney weaver sam worthington
Lui capisce quanto sia breve la nostra vita sulla Terra, e decide di godersela tutta fino alla fine
dice Bill Paxton, che ha partecipato a quattro suoi film e lo considera un suo intimo amico. E’ una persona che cerca di svelare i segreti dell’Universo con la forza di dieci uomini e il cervello di venti. Sì, non fa compromessi e può essere duro. Mi ha fustigato un po’ di volte. Ma tutti hanno bisogno di un Jim Cameron nella loro vita. Tutti! Il diario di Rolling Stone dal set di Avatar

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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di Erik Hedegaard – Rolling Stone USA n. 1094/95, dicembre 2009/gennaio 2010

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THE OTHER SIDE OF GENIUS. IL CINEMA DI ORSON WELLES – LA MONOGRAFIA

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james cameron sul set di avatarQuarant’anni fa, James Cameron era quel tipo di ragazzo che gli atleti del liceo non lasciavano mai in pace. Questo accadeva a Chippawa, in Ontario, non lontano dal ruggito delle Cascate del Niagara. Era un fanatico della scienza che una volta aveva trasformato un barattolo di maionese in uno scafandro, e aveva mandato un topo sui fondali del ruscello locale. Prendeva l’autobus per i musei di Toronto, e passava il suo tempo a fare schizzi di elmi etruschi e di ossa di dinosauro. Era allampanato e maldestro, ed era un terribile sportivo, probabilmente il peggior lottatore di tutta la scuola – inutile, come ricorda un suo compagno. Così, i bulli lo aspettavano in cima alle scale, gli levavano i libri dalle mani e glieli sparpagliavano a terra. Oppure – solo per questo – gli davano dei pugni sullo stomaco e lui finiva loro prigioniero. Non si difendeva mai. Stava fermo e le prendeva. Era proprio quella specie di timido ragazzo di provincia che cresce e si prende la sua rivincita in modo sanguinoso, con coltelli e pistole.

Lui non ha fatto in questo modo, non esattamente. Invece, è diventato uno dei maggiori registi e si è guadagnato la reputazione di uomo più pauroso di Hollywood. […] proprio in questo momento, sta seduto davanti ad un monitor gigantesco in una stanza buia degli studi della Fox di Los Angeles, a lavorare sugli effetti CG di Avatar, il suo primo film dai tempi di Titanic. C’è molta pressione. La produzione ha un budget di duecentotrenta milioni, e se fallisse al box office sarebbe un fiasco non solo per Cameron e la Fox, ma anche per tutta l’industria cinematografica. E’ il primo film in 3D realizzato anche per gli adulti. Gli effetti sono più che stupefacenti: quando un personaggio si lancia da una scogliera, si può quasi sentire l’attrito dell’aria sugli occhi. Certo, bisogna ancora indossare gli occhiali 3D e solo 2500 cinema americani sono attrezzati. Nonostante questo, Hollywood punta su questo film per inaugurare un’età dell’oro degna di Cecil B. De Mille. E tutto è sulle spalle di James Cameron.

Adesso, sul monitor, un elicottero d’assalto chiamato The Dragon volteggia nell’inquadratura e inizia a far sparare i suoi cannoni. Cameron fa ripetere la clip un po’ di volte, poi indica con un puntatore laser un’area di fuoco e di fumjames cameron al lavoroo e dice alla sua squadra CG “Il differente livello di ascesa è buono. La foschia è ottima. Ha la giusta dose di realismo simulato, quando colpisce le foglie con il vento. Ma non dimenticate di aumentarlo di un grado, di togliere un radiale dall’elicottero. Poi dobbiamo avere un grado di più qui, dove è attivo qui, uno di meno dove è attivo là, altrimenti ci scateneranno addosso un casino per come abbiamo fatto interagire il fuoco con l’aria prodotta dalle pale”.

Tutti sembrano capire di cosa stia parlando, annuiscono e prendono appunti. Ma anche se non lo capite, è interessante ascoltarlo, sia per la poesia tecnica delle sue parole sia per il modo in cui le dice – non c’è un tono arrabbiato, né uno frustrato, niente di ciò per cui è stato spesso famoso. Che sia cambiato e abbia in qualche modo attenuato la distanza tra i viziati ragazzi buoni a nulla e la sua suprema autorità? […]

Ho ancora le mie brutte giornate, come le hanno tutti dice Cameron di se stesso, durante una pausa dall’azione. Prima del film, tuttavia, mi sentivo molto ostile con la mia squadra. Adesso, quando ho i miei cinque minuti, prendo da parte le persone e mi scuso, oppure lo faccio pubblicamente davanti al resto del gruppo. Si ferma un momento, arrossisce, si prende un po’ di tempo. In realtà non gli piace molto difendere il suo operato. Continua Vedi, Avatar è un film a grosso budget. Ma non è una folle cosa fuori controllo come era Titanic. Siamo sulla giusta traiettoria. Così, non c’è molto da dire. Per quello che mi riguarda, in questo decennio ho imparato molto. Non credo ci sia niente da dire nemmeno nel vedermi preso in una cosa insensata. Allora, che c’è di nuovo da dire?

Lascia la domanda in sospeso. Per lui, è così ovvio. Non riguarda il suo modo di lavorare. Riguarda la novità dei fantastici effetti 3D del suo nuovo film, o i meccanismi emotivi della sua storia incentrata su un marine paralizzato, il cui avatar blu, alto nove piedi, si innamora di una ragazza aliena e salva un’intera razza extra-terrestre. Entrambe le prospettive rappresentano un ottimo argomento di discussione; tuttavia, tutto conduce di nuovo a Cameron e a cosa hajames cameron e sigouney weaver sul set fatto di se stesso e di tutti i sogni impossibili che ha avuto.

Lui capisce quanto sia breve la nostra vita sulla Terra, e decide di godersela tutta fino alla fine dice Bill Paxton, che ha partecipato a quattro suoi film e lo considera un suo intimo amico. E’ una persona che cerca di svelare i segreti dell’Universo con la forza di dieci uomini e il cervello di venti. Sì, non fa compromessi e può essere duro. Mi ha fustigato un po’ di volte. Ma tutti hanno bisogno di un Jim Cameron nella loro vita. Tutti!

[…] E’ sui cinquantacinque. Ha passato gli ultimi quattro anni a lavorare ad Avatar, basato su un soggetto che ha scritto nel 1994, a mescolare CG e riprese dal vivo fino a non far capire la differenza. Lungo la strada, la sua ossessiva attenzione ai dettagli ha preteso che assumesse un professore di linguistica per dare un nuovo idioma alla sua cultura aliena inventata dal nulla. Per facilitare la lavorazione, ha speso quattordici milioni per sviluppare una cinepresa digitale in 3D che pesa solo tredici libbre, piuttosto che usare quella solita da centocinquanta. Lavora sette giorni alla settimana, dall’alba fino a mezzanotte, si ciba di una dieta studiata, trangugia vitamine di cui non conosce il nome (Perché mia moglie è una nazista della salute). Ma qualsiasi cosa accada, dice L’ultima ora della giornata è mia. Mi appartiene. Mi sono allenato per essere in grado di comportarmi cosi.

Oggi, sono già le 7 e 30 quando apre di nuovo gli occhi. Invece di alzarsi, passa i dieci minuti successivi a rimuginare sugli impegni. Il rullo otto deve essere missato, perciò devo avere la musica pronta. Provare a chiudere le riprese del rullo dieci. Alle 10 devo discutere del bacio con il compositore. La musica deve arrivare prima, durante o dopo? Poi ha sessanta riprese da esaminare con la Weta, la squadra di effetti speciali di Peter Jackson che sta in Nuova Zelanda, tutto in videoconferenza. E avanti così. Un sacco di cose a cui pensare.james cameron sul set

Poco dopo, apre la porta ed entra nell’edificio 29 della Fox – un tipo slanciato, qualche pollice più alto di sei piedi, con i capelli diradati, tutto sale, niente pepe, che indossa una maglietta normale, pantaloni normali, scarpe normali; sembra tutto normale, per uno a cui piace vivere tutto all’estremo. E’ un appassionato di immersioni che ama le sue macchine veloci e le sue Harley; una volta si è allenato per una missione spaziale sovietica; una volta ha organizzato un primo appuntamento su una mongolfiera, ha fatto atterrare la mongolfiera e ha portato quella donna nel deserto a sparare con il suo AK-47 (poi l’ha sposata e ha divorziato); uno che non ha mai fatto un film hollywoodiano che lo abbia costretto a rimetterci, che nella produzione ha messo quasi cinquecento milioni e ne ha guadagnati quasi tre miliardi, un rapporto che è una dolce ricompensa, ma anche un terribile rischio che distrugge i nervi.

Durante la colazione, spazzola via qualche uovo e discute con il suo partner nella produzione, un uomo allegro di nome Jon Landau. Ieri è stato un giorno davvero improduttivo dice Cameron La Weta ci ha dato solo trentuno scene da esaminare.

Ce ne daranno di più oggi, dice Landau. Alcune di quelle scene prendono un sacco di tempo per realizzarle. Voglio dire, la Weta ha il terzo o il quarto elaboratore più potente del mondo…

Dell’emisfero australe corregge Cameron.

Dell’emisfero australe continua Landau. Hanno settemila e cinquecento processori.

No. Diecimila.

Diecimila dice Landau. Vanno avanti così. Cameron è quello con tutte le risposte. Tuttavia, la grossa sorpresa è che sembra proprio un tipo allegro. Ha gli occhi dolci e azzurri, e una voce morbida. E’ spiazzante quando sei stato portato a credere che lo avresti visto aggredire i suoi dipendenti – forse come ha fatto durante la nascita del suo terzo figlio con Suzy Amis. Ecco come è andato il parto, secondo il suo racconto. Abbiamo chiesto gentilmente al personale di togliersi dai coglioni. “Farei morire mia madre piuttosto che chiedervi aiuto, quindi toglietevi dai coglioni e lasciateci lavorare”. Cameron al meglio della forma.sul set di avatar james cameron siguoney weaver sam wortinghton

[…]

Quando era diciassettenne, si spostò con la sua famiglia in California, si iscrisse all’università e ne venne espulso, si sposò con la cameriera del Bob’s Big Boy del posto, iniziò a fare corse di strada (la sua macchina: una Mustang Mach 1 del 1969, con un motore truccato costruito da Cameron)e ha fatto i lavori più umili, come camionista e bidello (ero il povero bastardo che gratta via le gomme da sotto i banchi). Gli piaceva la birra, l’erba e l’acido.

Certo, vuoi scherzare? Ai tempi del college mi sono ovviamente fatto di acido dice Cameron. Ero proprio un fattone, e facevo viaggiare il mio cervello alla velocità della luce – era proprio divertente. Ma adesso non credo che sia molto stimolante, perché non puoi essere creativo mentre stai viaggiando. Non puoi fare niente.

A quel punto, dopo aver vissuto il miracolo di Star Wars, raddoppiò i suoi sforzi per entrare nell’industria del cinema, e nel 1980 trovò lavoro come costruttore di modelli nella New World Pictures, la bottega di Roger Corman. La cosa bella di lavorare per Corman era che non avevi pretese ricorda. Se ti davano una possibilità di dirigere, non importava se si trattava di Night Call Nurses o di Eat My Dust, ci saltavi sopra perché fare i film era un gioco. Ed era proprio quello che facevamo.

Un anno dopo, Cameron ebbe la chance di firmare il suo primo film, Piranha II: The Spawning, e tre anni dopo fece The Terminator, basato su uno dei suoi orribili e fantastici sogni. Vidi questa immagine di una mortale figura metallica che usciva fuori dal fuoco come una Fenice ha detto una volta. Mi svegliai ed iniziai a scrivere. Ero a Roma, non avevo modo di tornare a casa e conoscevo appena la lingua. james cameron al lavoroMi sentivo alienato, e così fu facile per me immaginarmi una macchina con la pistola.

Da allora fino a questo momento, ci sono stati tanti budget sforati e molti matrimoni falliti (adesso è al quinto, con Amis, che ha fatto seguito all’attrice di The Terminator Linda Hamilton, la regista Kathryn Bigelow e la produttrice Gale Ann Hurd; lo stile di regia di Cameron esige il suo tributo), che si sono lasciati dietro molti nemici e molte similitudini poco lusinghiere da scansare, dal Colonnello Kurtz a Capitan Bligh e a Napoleone. Tutto è culminato sul palco della notte degli Oscar, con lui che cita il suo stesso film e si porta dietro tutte quelle stupidaggini. Non ho capito la polemica fino a quando non ho visto Ang Lee che citava Brokeback Mountain quando ha vinto il suo Oscar e ho pensato, “Oh, ora capisco. Non citare il tuo stesso film. E’ come essere maleducati.” Ma in quel momento mi sentivo solo bene, e tutti l’hanno presa come se dicessi “Sono il re del mondo, fottetevi tutti. Fottetevi tutti”. Ma non mi pento delle cose che sono state fraintese. Non sono fatto così.

[…]

E’ quell’uomo ad essere in primo piano adesso, mentre siede nella sala da montaggio, e spiega a grandi linee alcune delle meraviglie tecniche che hanno portato Avatar ad essere una specie di incoronazione per Cameron, che è stato coinvolto in tante delle sue ossessioni, nel cielo e nell’acqua, con effetti tecnologici e avidità umana.

Vedi quella griglia? E’ grande trentacinque piedi per ottanta piedi, e sopra ci sono centoventi cineprese usate per catturare il movimento. Il facial capture è realizzato con un vestito speciale. Qui c’è Sigourney. L’elmetto fotografa la sua faccia. james cameron al lavoroGli guarda dritto in bocca. Osserva come la lingua interagisce con i denti, i denti con le labbra, e così via. Prende il movimento degli occhi. I suoi occhi brillano. E’ una merda complicata. Ad un certo punto, è al di sopra delle nostre possibilità. Siamo in un territorio sconosciuto. Non ho mai lavorato in un film in cui non avevo un fottuto indizio di ciò che stessi facendo. Sembra felice; elettrizzato, forse, come quando da ragazzo aveva mandato quel topo nel barattolo in fondo al ruscello, lontano da quei bulli che crescendo sarebbero diventati quegli studio executives con cui ama combattere.

(Se voleste andare ad una riunione di liceali del venticinquesimo anno ha detto ultimamente, negli ultimi due mesi assicuratevi di aver fatto il film di maggior incasso del mondo, di aver vinto undici Oscar e di essere diventati fisicamente più grossi della maggior parte di quelli che erano abituati a picchiarvi. Sono passato vicino a loro uno per uno e gli ho detto “Sapete, potrei prendervi a calci nel culo proprio adesso, e sono tentato di farlo. Ma ora non voglio”).

Poco dopo, inizia a parlare del futuro, e del suo interesse per la colonizzazione di Marte. Sai una cosa? dice. Se fossi uno di quei ragazzi che possiedono Google, costruirei un razzo proprio adesso. Potrei rivendicare Marte. Potrei possedere un intero fottuto pianeta.

Ci andrebbe? Ci devo pensare sopra dice, prendendo la questione molto sul serio. L’unico modo di rientrarci economicamente è quello di fare solo l’andata. Sembra una follia. Ma non lo è. La maggioranza delle persone spreca la propria vita in cazzate mondane. Quante persone hanno veramente la possibilità di fare cose straordinarie? Essere testimoni di qualcosa che nessun uomo ha visto prima? Per me, sarebbe un’esperienza religiosa Ma ci andrebbe? Adesso non potrei, perché ho una moglie e dei bambini piccoli. Però è facile vedere come la sua mente stia già iniziando a lavorare. Ha fatto molto per farsi testimone dello straordinario nel suo tempo. Non lo so conclude finalmente. Ci devo pensare sopra. Ma nel modo in cui lo dice, si intende che la sua mente già l’ha fatto.

The Impossible Reality of James Cameron
With his Sci-Fi epic "Avatar," the famously volatile director is trying to change the way movies are made

di ERIK HEDEGAARD
Traduzione di Emanuele Di Porto

 

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