LETTERE – F For Fake: rinascita o vergogna del cinema italiano?

I lettori si chiedono perché da Venezia abbiamo esaltato "La bestia nel cuore" della Comencini e poi, nelle recensioni, lo abbiamo decisamente stroncato. Ebbene, lo confessiamo, da Venezia abbiamo scherzato… E molti lettori ci sono cascati. Il che fa pensare… Apriamo un nuovo spazio di "discussione" su Sentieri selvaggi, tra lettori e redazione.

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Dopo l’articolo, non firmato, sul film La bestia nel cuore, pubblicato da Venezia (VENEZIA 62 – La rinascita del cinema italiano, “La bestia nel cuore”, di Cristina Comencini (Concorso) ) e la successiva recensione di Simone Emiliani (La bestia nel cuore”, di Cristina Comencini ) diversi lettori sono rimasti disorientati. Da una parte parlavamo decisamente bene del film, mentre nell’altro articolo lo stroncavamo con decisione.

 

LETTERE ARRIVATE IN REDAZIONE

 

Ho letto l’articolo – strano l’unico non firmato da Venezia – sul film della
Comencini e sono rimasto sbalordito. Ho visto il film in sala e mi sembra
che sia vergognoso. Se quella è la rinascita del cinema italiano meglio,
cinematograficamente, emigrare…
Siete impazziti oppure ci state prendendo in giro? Anche perchè mi sembra
che il vostro stile critico non è che c’entri molto con le motivazioni
dell’articolo. Avete perso lo sguardo? La Comencini vi ha pagato? Eravate
ubriachi? Leggo e rileggo e non capisco.
Quella bestia del cinema italiano a me, scusate la franchezza, fa proprio
vomitare.
E La bestia nel cuore mi sembra proprio un film superficiale e presuntuoso,
che utilizza dei temi per riempire la storia, senza passione, senza cuore…
Spero che, tra i selvaggi, qualcuno alzi il suo grido contro questo
bruttissimo film.
saluti,

Carlo Moretti

 

 

Sono una ragazza di Parma e volevo condividere l’entusiasmo del recensore anonimo per l’articolo sul film La bestia nel cuore di Cristina Comencini. Era tanto tempo che non si vedeva un film italiano così profondo. Molte volte non mi sono trovata d’accordo sulle vostre posizioni come, per esempio, il recente caso dell’inguardabile The Island. Però volevo fare i complimenti alla sensibilità (probabilmente femminile) di chi ha scritto l’articolo. E’ vero infatti che non capita di vedere un film che sappia raccontare la pedofilia familiare o un amore omosessuale con tale intensità. Il film della Comencini ha toccato il cuore mio e vostro e sono contenta di dividere questo sentimento con voi di Sentieri Selvaggi

Alice Rocchetti

 

 

Non vi capisco. Da Venezia parlate del film della Comencini come della
rinascita del cinema italiano, poi, nelle recensioni, sparate a zero senza
alcuna pietà. Da che parte state? Va bene presentare opinioni diverse ma qui
non ci si capisce più un ben niente.
A me il film ha fatto letteralmente schifo, l’ho trovato insulso e pieno di
tutto quello che detesto del cinema italiano (verboso, ridondante, inutile).
Ma Sentieri da che parte sta?

Mimmo

 

 

Ok abbiamo scherzato… da Venezia. E non lo facciamo (quasi) mai. Però….

Al di là del giudizio sul film, sul quale la recensione del Vicedirettore rende eloquentemente la nostra posizione critica, resta invece il “gioco” della finta recensione. Possibile che possiamo parlar bene di un cinema che detestiamo e i nostri lettori “ci caschino” completamente? Possibile utilizzare delle “coordinate critiche” lontanissime dalle nostre e apparire lo stesso convincenti?

Ecco, quello che stupisce è che il discorso critico, e in generale i discorsi in rete, passino tutti terribilmente credibili. E persino un pezzo scritto “al contrario”, per una volta scavalcando il nostro abituale rispetto per le opere cinematografiche (quello che fa dire a molti che “parliamo bene di tutti”), risulti incredibilmente e pacificamente in linea, oggetto critico del tutto “normale”. Davvero oggi di un film (e di ogni cosa) si può dire tutto e il contrario di tutto? E che non cambia nulla quello che si scrive e come lo si scrive? Eppure l’articolo è stato tra i più letti da Venezia … quindi l’interesse c’è stato.

Lasciamo la parola ai lettori, in questo spazio, ma riflettiamo tutti sul senso dello scrivere e del leggere oggi… E quando vediamo i “magnifici falsari” del cinema (da Welles all’ultimo meraviglioso Herzog), ci vien da pensare che forse la verità delle cose e dei discorsi va ricercata altrove… (f.c.)

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