"Lezioni di felicità", di Eric-Emmanuel Schmitt

Il rapporto scrittore – lettrice, tra i perni tematici di questa zuccherosa commedia sentimentale che pesca i suoi clichè surreali dal fotoromanzo, dal musical e da Il fantastico mondo di Amelie, stimola un parallelo ed un inquietante interrogativo: cosa sarebbe successo se in Misery James Caan si fosse innamorato di Kathy Bates?

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Come fosse la Fata Turchina, Odette Toulemonde, interpretata con gusto e ottima verve da Catherine Frot, riempie di colori l'altrimenti grigia Charleroi, così come faceva Mary Poppins con la triste Londra vittoriana. Prossima alla mezza età e vedova, con due figli da mantenere, fa la commessa al reparto trucchi di un grande magazzino e vive dei sogni che le regalano i libri di Balthazar Balsan, scrittore parigino e inguaribile donnaiolo. Il richiamo alla favola è scandito sin dalla sua prima apparizione, sempre accompagnato e sorretto da un estenuante tema musicale di Nicola Piovani, così come dalla sua profonda ingenuità di provinciale. Il saccente critico accademico che scatena la depressione dell'uomo e il suo conseguente blocco creativo sostiene che i libri da lei amati sono quelli tipici delle commesse e delle shampistee: Odette Toulemonde è esattamente questo e grazie a Balsan non se ne vergogna affatto. Schmitt – autore televisivo e all'esordio come regista – dipinge il suo quotidiano con tinte pastello e tocchi che ricordano molto il nostro Silvio Soldini e il riferimento obbligato de Il favoloso mondo di Amelie, dando alla sua vita altrimenti noiosa una vivacità ricca di momenti surreali, al limite del musical, in cui la nostra protagonista, demodè nei suoi golfini d'angora, canta e balla sulle note d'epoca di Josephine Baker, portata a volte dal suo entusiasmo a lievitare sopra la gente comune.
Infatti Odette non vive nella realtà, ma in un mondo di fantasia che lei ha costruito attraverso la letteratura sentimentale di Balsan, e Schmitt si prende cura di cercare di renderla con momenti di sospensione che si rifanno all'atmosfera anni cinquanta del fotoromanzo. Più che per questo, però, Lezioni di felicità inizia piano piano a rendersi interessante per come mette in scena la relazione morbosa tra la donna e i libri, e ovviamente per l'uomo che li ha scritti. Considerando la natura dei romanzi, e il ruolo che hanno nella sua vita, ben presto diventa impossibile non pensare a Misery e a Kathy Bates – vedova anche lei, anche lei impegnata a collezionare ceramiche e bambole di dubbio gusto kitsch – l'aguzzino del romanziere James Caan nel film di Rob Reiner. Se si esclude infatti l'inevitabile finale accomodante, sembra infatti che ad Odette non interessi troppo unirsi carnalmente al belloccio Balsan, quanto piuttosto a fare in modo che lui continui a scrivere ("Ti ho comprato una risma di carta…" le annuncia lei felice, e sembra quasi una citazione letterale) per permettere di dare nuova vita ai suoi sogni. In Lezioni di felicità il contesto è però rovesciato, e la somiglianza stimola un inquietante interrogativo: cosa sarebbe successo se lui si fosse innamorato di lei? La soluzione è evidentemente chiara in un film che affronta tutte le questioni in modo volutamente superficiale e lieve, e che vive di passaggi eccessivamente bruschi, in cui i turning point della vicenda sembrano tutti piegarsi all'inevitabile destino dei romanzi d’appendice.
Annie Wilkes, nel suo maniero sperduto in montagna, avrebbe chiuso il libro felice e soddisfatta, sospesa su una nuvola insieme al suo scrittore più amato.

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Titolo originale: Odette Toulemonde

Regia: Eric-Emmanuel Schmitt

Interpreti: Catherine Frot, Albert Dupontel, Jacques Weber, Fabrice Murgia, Nina Drecq, Camille Japi
Distribuzione: Videa CDE
Durata: 100’

Origine: Francia, 2006

 

 

 

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