LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

Cinemah – Il Buio in sala, C’era una volta in America, Shakespeare e il cinema, Walkers and biters, L’onda mediale

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Cinemah – Il Buio in sala
Leo Ortolani

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Alcuni anni fa avevo pubblicato sul mio blog la recensione a fumetti del film Marvel The Avengers. Poco più che una serie di vignette quasi uguali tra loro, disegnate in fretta e furia, giusto per dire la mia, quella di un uomo perplesso da questo film, in un mondo che lo adora incondizionatamente. Ricordo che fin dalla scena iniziale avevo pensato “Cos’è, questa roba?” e mi ero girato verso Marcello Cavalli, compagno di merende cinematografiche, a cercare conferme. Lui però continuava a fissare lo schermo, anche per non darmi corda, che quando inizio a fare il cagadubbi sono oggettivamente insopportabile. E niente, mi ero visto questo film, povero nella sceneggiatura e nella messa in scena, attento alla battuta, ma non al fatto che l’epicità fosse andata in bagno e probabilmente fosse rimasta chiusa dentro, perché poi non si era più fatta vedere. E poi ero uscito dal cinema ed era piaciuto a tutti. Tranne a me.” (Leo)

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Per anni Leo Ortolani ha recensito, con stile divertito e salace, i film che in qualche modo hanno deluso le sue aspettative di fanboy. Le recensioni, a fumetti, sono uscite sul suo amatissimo blog Come non detto, e BAO Publishing le raccoglie, insieme a numerose inedite, in questo volume in bicromia, cartonato a dorso tondo, impreziosito da quattro prefazioni affettuose scritte (e in tre casi su quattro disegnate) da Alessandro “DocManhattan” Apreda, Giacomo Bevilacqua, Roberto Recchioni e Zerocalcare. Un volume divertensissimo sulle meccaniche della narrazione, della risata, e di come la scimmia che a volte ci prende all’idea dell’uscita di un film un giorno semplicemente se ne vada. Sbattendo la porta.
[Bao Publishing – pp. 192 € 17,00]

 

 

C’era una volta in America
Diego Gabutti

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Uscito insieme al film, e da allora mai più ristampato, come talvolta capita a certi libri e a certi film che finiscono senza particolari ragioni ai confini della realtà, C’era una volta in America è in parte saggio, in parte diario di bordo, in parte romanzo, in parte memoir. Raccontato dalla voce dello stesso regista, e scritto con la sua complicità, ripercorre tutti i film di Sergio Leone, l’opera cinematografica forse più sottovalutata della storia del cinema. Tra tutti i grandi registi, Leone è stato il solo che la critica, ampollosa e parruccona, abbia riscattato dal limbo del cinema commerciale solo in occasione del suo ultimo film. Eppure nessuno aveva mai usato il cinema per uno scopo più nobile: viaggiare attraverso le età e i generi dell’immaginario senza demagogia e senza moralismi da cineclub. Svelò il cinema a se stesso giocando come carte dei tarocchi le icone stesse dei film: da Henry Fonda a Charles Bronson, da James Woods a Robert De Niro, da Joe Pesci a Lee Van Cleef, da Clint Eastwood a Rod Steiger, da Jennifer Connely a Eli Wallach e Danny Aiello. Riservò ad alcuni attori italiani (Claudia Cardinale, Gian Maria Volontè, Romolo Valli, Gabriele Ferzetti) apparizioni memorabili. Come nel teatro delle ombre cinesi, in C’era una volta in America si profilano tutte le figure della fiction e della realtà che il regista assimilò nel suo sistema mitologico: il proibizionismo, il west, la mafia, gli eroi e i «malamente», la ferrovia, i bassifondi di New York e il fango delle città di frontiera. Testo che risponde a tutte le domande, anche a quelle mai poste, sul cinema di Sergio Leone, questo libro è soprattutto un viaggio dentro lo schermo (e oltre lo specchio) del grande cinema.
[Edizioni Milieu – pp. 224 € 15,90]

 

 

Shakespeare e il cinema
Ilaria Floreano

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William Shakespeare è morto 400 anni fa, ma il suo genio, sul grande schermo, non conosce tramonto: dal cinema al muto alla golden age hollywoodiana, dagli allestimenti geniali di Welles e Kurosawa, dalle proposte patinate di Zeffirelli alle rivisitazioni moderne di Kenneth Branagh, passando per autori come Godard e Polanski, le sue opere (da Amleto a Macbeth, da Romeo e Giulietta al Sogno di una notte di mezza estate) continuano a ispirare adattamenti, citazioni e omaggi, anche nei generi e nei luoghi più disparati (dal western all’horror, da Chinatown al carcere di Rebibbia). Shakespeare e il cinema si propone di raccontare al lettore in modo piacevole e scorrevole – frutto però di una ricerca approfondita e scrupolosa – il variegato percorso delle trasposizioni cine-shakespeariane nel corso dei decenni, inclusi i film che hanno cercato di raccontare la vita misteriosa del Bardo. Il tutto arricchito dalla più vasta filmografia shakespearina mai pubblicata in Italia, da aneddoti e scene cult, da battute memoriabili e curiosità dal set, nonché da un ricchissimo repertorio di foto di scena e fotogrammi dai film: oltre a quelli presenti nel testo, il lettore potrà trovarne migliaia online semplicemente inquadrando con lo smartphone il codice QR presente nell’indice del libro o digitando il link corrispondente. Per ricostruire un mondo variegato e intrecciato, fatto di teatro e cinema, ossia «della stessa sostanza di cui sono fatti i sogno».
[Gremese Editore – pp. 192 € 19,50]

 

 

Walkers and biters
Alessandro De Filippo

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Immaginate di fare zapping, saltando da un canale televisivo all’altro e di trovare un film in cui gli uomini morti ricominciano a muoversi e ad andare in giro in cerca di carne umana. Pensereste: è un film di zombie. Perché siamo cresciuti con i film horror. E conosciamo le regole della narrazione cinematografica di genere, quindi sappiamo riconoscerne le formule. Bastano cinque secondi di permanenza, tra un canale televisivo e l’altro, e siamo già in grado di prevedere le azioni e le reazioni dei personaggi, sapendo perfettamente cosa aspettarci.
Ci sono schemi, formule, simboli e immaginari che utilizziamo nella lettura di un comunicato audiovisivo, senza averne piena coscienza. Utilizziamo un linguaggio complesso e articolato con una certa competenza, ma senza conoscerne a fondo le regole di grammatica e di sintassi.
Questo studio, condotto sulla popolare serie televisiva The Walking Dead, prova a definire e chiarire le scelte di linguaggio che stanno alla base delle nostre reazioni istintive di spettatori, alla visione di una determinata sequenza audiovisiva.
Perché solo partendo da un certo livello di coscienza del linguaggio, si può essere davvero spettatori critici.
[Euno Edizioni – pp. 160 € 20,00]

 

 

L’onda mediale
Andrea Rabbito

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Questo volume segna la tappa conclusiva di una tetralogia dedicata alle illusioni e agli inganni che vengono prodotti dalle nuove immagini – fotografi a, cinema, televisione e video – le quali recuperano, riformulano e innovano quelli resi dalle forme classiche di rappresentazione. Studiando le origini della “farsa” dell’immagine, riprendendo il termine usato da Ortega y Gasset, rivolgendo in particolare l’attenzione al Barocco, periodo fecondo di teorizzazioni e pratiche di illusioni e svelamenti, per poi confrontarsi con Mario Missiroli per un raffronto tra le teorie estetiche indagate e la pratica artistica di uno dei più importanti registi italiani del Novecento, si è giunti, in questa quarta fase, all’analisi di ciò che riescono a produrre i mass media e i new media. Così, pur riconoscendo i legami che sussistono tra le due tipologie di immagini, quelle nuove e quelle classiche, si sono messe in evidenza le differenze che le separano, e sono state analizzate le peculiarità dei nuovi mezzi di rappresentazione che, grazie al susseguirsi delle innovazioni tecnologiche, riescono a produrre la sensazione sempre più suggestiva di una presentazione della realtà e di un’onda mediale che travolge lo spettatore e lo trasporta in uno spaesante perfetto doppio del reale. E contro tale fenomeno, ancora una volta, il pensiero e l’arte della modernità risulteranno le armi più effi caci per non soggiacere e per far rimanere vigile la nostra coscienza critica.

[Mimesis Edizioni – pp. 466 € 15,00]

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