L’infanzia di un capo, di Brady Corbet

Uno dei finali più tronfi e insostenibili visti al cinema negli ultimi anni. Un’opera d’esordio veramente brutta, da dimenticare alla svelta. Dall’opera di Jean-Paul Sarte

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Da una fonte letteraria complessa e prestigiosa come L’infanzia di un capo di Jean-Paul Sartre, racconto contenuto nella raccolta Il muro pubblicata nel 1939, il ventisettenne inglese Brady Corbet ha tratto il suo primo film da regista. Siamo in Francia alla fine della drammatica Prima guerra mondiale. Prescott è un ragazzino figlio di un diplomatico americano che sta per firmare il trattato di Versailles. È un periodo di pace dopo il terribile conflitto, ma già cruciale per il futuro dell’Europa. La pace infatti costringerà la Germania a condizioni economiche impossibili e sarà il punto di partenza per la nascita del nazismo e per l’inevitabile seconda guerra. Ma quello è soprattutto lo sfondo culturale e storico dell’opera di Sartre e dell’ambizioso adattamento di Corbet. La narrazione principale segue infatti alcuni momenti cruciali dell’infanzia del ragazzo, nel corso della quale emergono i primi segnali di un’ostinazione al comando, a un individualismo sfrenato e sottilmente perverso che lo porterà nell’epilogo ambientato appunto alla fine degli anni Trenta a vestire i panni di capo di una dittatura militare.

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l'infanzia di un capoL’ambizione di Corbet è smisurata e i riferimenti cinematografici ingombranti e ossessivi. Tra questi emerge immediatamente lo sguardo freddo e inquieto sull’infanzia de Il nastro bianco di Haneke. Ma la materia drammatica fatica a emergere con forza, appoggiandosi a un linguaggio drammaticamente vecchio, inaccettabile per l’esplicito accademismo con cui fa muovere i personaggi ricercando una claustrofobia senz’anima né angoscia. Un’operazione noiosissima e tutta di testa, che nel finale il giovane regista vorrebbe riscattare con accelerazioni sonore e stilistiche e una macchina a mano vorticosa che gira su se stessa mentre la folla acclama il dittatore. Senza dubbio, uno dei finali più tronfi e insostenibili visti al cinema negli ultimi anni. Un’opera d’esordio veramente brutta, da dimenticare alla svelta.

Titolo originale: The Childhood of a Leader

Regia: Brady Corbet

Interpreti: Bérénice Bejo, Robert Pattinson, Liam Cunnigham, Stacy Martin, Yolande Moreau

Distribuzione: Fil Rouge Media

Durata: 113′

Origine: Gran Bretagna/Ungheria/Belgio/Francia 2015

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