L’infinita fabbrica del Duomo, di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Trovare il punto di saldatura tra spazio vissuto e segni dei tempi. È questo probabilmente il filo conduttore che accomuna il “cinema dei gesti” degli ultimi tempi

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L’infinita fabbrica del Duomo (presentato all’ultimo Festival di Locarno) racconta la storia della nascita e del continuo mantenimento del Duomo di Milano attraverso i secoli. Primo atto della quadrilogia Spira Mirabilis, che affronta il concetto di immortalità attraverso gli elementi della natura, L’infinita fabbrica del Duomo rappresenta l’elemento della terra. Attraverso una prospettiva poetica, il film segue le fasi e i lavori che la conservazione del Duomo richiede: dall’estrazione del marmo, al cantiere marmisti, all’Archivio storico, alla Cattedrale stessa. Marmisti, muratori, carpentieri, fabbri, restauratori, orafi: una costante concentrazione di attività è filmata alla luce della sacralità di un monumento che vive di tempi, ritmi, calendari, aspirazioni che si fondono e trascendono il lavoro umano e assume così un nuovo valore simbolico.

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ifd-lastra duomoLe parole degli autori (nel 2007 hanno realizzato insieme I promessi sposi, presentato al Festival di Locarno e premiato al Festival dei popoli di Firenze e a Filmmaker Film Festival a Milano): “L’anonima, umile, operosa e quotidiana cura che una struttura come il Duomo di Milano ha richiesto e ancora richiede rivela quella grandiosità dell’agire umano in grado di travalicare il tempo e le generazioni e di racchiudere in se stessa un grande sentimento umanista. L’infinita fabbrica del Duomo è un poema visivo, un’epopea degli umili che prova a restituire un disegno talmente vario e complesso, un disegno i cui passaggi segreti non possono essere forzati o aperti dalla semplice volontà e che una mente sola non può afferrare, ma che può essere suggerito grazie alla potenza del racconto per immagini. Provare a filmare e restituire la cura, la laboriosità e la bellezza del tempo e delle storie umane è la sfida del nostro film. Abbiamo voluto rappresentare la tensione verso l’infinito, inteso come immortalità. Il Duomo incarna una forma di architettura che forse oggi non esiste più: è stato progettato quando i monumenti si facevano perché durassero per sempre”.

ifd-madonnina-rossa - CopiaA differenza dei lavori precedenti (Grandi speranze del 2009, Il castello del 2011, Materia Oscura del 2013), è un’opera più poetica e meno politica, che riscopre l’importanza del suono, delle immagini, dei rumori, della lentezza o dell’eterno susseguirsi di gesti. Ormai trattasi di uno stile, una scuola, un modus operandi nostrano, con i suoi illustri rappresentanti, su tutti: Alberto Fasulo, Francesco Clerici, Carlo Michele Schirinzi, Luca Ferri, Giovanni Cioni. Non c’è dubbio però che questi ultimi sono stati capaci di spingersi ancora più agli estremi, rinunciando, in alcune loro opere, ad ogni appiglio esplicativo, quali, ad esempio, didascalie che accompagnano la ricostruzione dell’opera o musiche di fondo che ad intermittenza supportano le immagini. L’infinita fabbrica del Duomo resta comunque un lavoro di grande coraggio e respiro, un invito a mettersi alla ricerca dello spazio perduto, alla necessità di ripensare nuove forme di intreccio tra spazio e tempo. Lo spazio sembrerebbe essere la più ovvia delle cose, ma la più difficile da definire e spiegare, anche se evocata disinvoltamente nei contesti più diversi.

ifd-vescovinoTrovare il punto di saldatura tra spazio vissuto e segni dei tempi. È questo probabilmente il filo conduttore che accomuna il “cinema dei gesti” degli ultimi tempi. Nella straniante ma vitale bi-logica dello spazio globale, significa riacquistare il senso della congiuntura, saldando insieme le dimensioni del processo e dell’evento. Significa compiere quel gesto radicale che consiste nel costruire un campo di tensione fecondo tra due lati in drastica antitesi: la prassi relazionale e processuale e la capacità di cogliere l’evento intervenendo sul crocevia spazio-temporale del presente, che a torto abbiamo relegato in una dimensione cui impropriamente continuiamo a dare il nome di passato.

Titolo originale: id.
Regia: Massimo D’Anolfi, Martina Parenti
Distribuzione: Lab 80 Film
Durata: 74’

Origine: Italia 2015

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