“L’intrepido”, di Gianni Amelio

l'intrepido

C’è un che di imbarazzante e di tenero nel film. C’è una sensazione di incredulità infastidita rispetto alla superficie paternalistica del tono. Ma anche un assurdo senso di comprensione nei confronti di quest’affermazione programmatica di ottimismo, a dispetto dell’effettiva desolazione

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

l'intrepidoIl favoloso mondo di Amelio. C’è un che di imbarazzante e di tenero ne L’intrepido. E senza voler ricorrere ai giochi di parole tanto cari a Donald Rumsfeld, non si sa quale dei due termini vada messo prima e quale dopo… C’è una sensazione di incredulità infastidita rispetto alla superficie paternalistica del tono. Ma anche un assurdo senso di comprensione nei confronti di quest’affermazione programmatica di ottimismo, a dispetto dell’effettiva desolazione, della realtà… e del film. Come se ci si sentisse in colpa per non essersi fatti né smuovere né commuovere dalle infinite disavventure di Antonio Pane. Come se celassimo un po’ di vergogna complice dietro quel senso di fastidio permanente, le tante cose fuori registro, dalla meccanica progressione delle situazioni ai dialoghi, fino alla recitazione fin troppo accademica dei due volenterosi esordienti, Livia Rossi e Gabriele Rendina. E così alla fine, ci si scopre in qualche modo solidali con la delicatezza e il rigore di questo personaggio inesistente, il sostituto tuttofare, capace di non perdere mai la pazienza e la gentilezza neanche nel peggiore dei mondi possibili.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Solidali a distanza. E non si tratta di un debito nei confronti del cinema di Amelio, mai particolarmente amato. Anzi, è proprio l’effettiva distonia de L’intrepido a far sorgere il dubbio, a rimescolare le carte. Perché riconosciamo nel nostro disagio quello, malcelato, di un regista che accetta di essere fuori posto, di inoltrarsi per sentieri poco battuti. Amelio gioca con umori finora inaspettati, tra il fumetto (L’intrepido, non a caso) e la favola, la commedia e la malinconia, provando a riportare in vita un cinema amato, ma mai praticato, forse irrimediabilmente passato. Ma, nel suo rigore, non ha la scioltezza necessaria ad affrontare questo registro né a farlo dialogare appieno con quello a cui è abituato. Forse perché i tempi moderni sono andati a una velocità doppia rispetto al suo sguardo, ma anche rispetto alla sua possibilità di immaginare una risposta, una resistenza. Albanese è bravo, come sempre abituato a essere un uomo d’acqua dolce che va per mare. Ma il suo Charlot non usa il corpo per raccontare la sua estraneità al mondo, si affida alle parole. Come fosse un nonno, prima ancora che un padre. Pronto a rassicurarci, nonostante tutto. Ecco, L’Intrepido, probabilmente, non dirà mai nulla dell’oggi, se non guardandolo dalla prospettiva di un mondo antico. Non può porre domande, né dare risposte. Ma magari, può farci andare a letto un po’ più tranquilli. Magari…

 

Regia: Gianni Amelio
Interpreti: Antonio Albanese, Sandra Ceccarelli, Alfonso Santagata, Livia Rossi, Gabriele Rendina
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: 01 Distribution
Durata:104'
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array

    Un commento