LOCARNO 65 – “Wrong” di Quentin Dupieux (Piazza Grande) e “Berberian Sound Studio” di Peter Strickland (Concorso Internazionale)


Due film in due sezioni differenti, due autori che si sono guadagnati un appassionato seguito con i rispettivi lavori precedenti, ma che sembrano aggrappati ad una visione intellettuale di gioco consapevole e divertito che davvero non ci pare nascondere alcun reale tentativo di fare sul serio i conti con il cinema, la macchina, e la dannazione ciclica che si porta dietro. Opere che non hanno in realtà alcuna intenzione di farsi un giro dentro al cinema ma riescono solo a circumnavigarlo alla distanza, accontentandosi di aver fatto una bella gita intorno alle mura dell'immaginario

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E' tutto in quel 7.59 che diventa 7.60 invece di passare ad 8.00 sulla sveglia del protagonista di Wrong, il senso di queste opere che non hanno in realtà alcuna intenzione di farsi un giro dentro al cinema ma riescono solo a circumnavigarlo alla distanza, accontentandosi di aver fatto una bella gita intorno alle mura dell'immaginario, con la convinzione di aver scompigliato la mappa che porta al centro quando infine l'hanno giusto stropicciata un po' per farla apparire piu' consumata, invano.
Due film in due sezioni differenti, due autori che si sono guadagnati un appassionato seguito con i rispettivi lavori precedenti, ma che sembrano aggrappati ad una visione intellettuale di gioco consapevole e divertito che davvero non ci pare nascondere alcun reale tentativo di fare sul serio i conti con il cinema, la macchina, e la dannazione ciclica che si porta dietro.

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Wrong è il nuovo film del poliedrico Mr Oizo, Quentin Dupieux, e sembra portare a livelli ancora piu' “estremi” e stilizzati la sua formula indirizzata a svuotare segni e rimandi provenienti dalla storia di un certo cinema indipendente, riassemblati come una sorta di ipnotico road trip che si abbandona al compiacimento della trovata inaspettata e del nonsense esibito: al protagonista viene rapito il proprio cane da un'associazione che ha come scopo far riflettere i padroni di animali domestici su quanto amore provino per il compagno a quattro zampe. La ricerca del quadrupede porterà l'uomo ad incontrare una galleria colorata di figure bislacche, giardinieri revenant, detective privati buoni a nulla, vicini di casa in viaggio verso l'orizzonte, e via dicendo.
Non va molto meglio a Toby Jones in Berberian Sound Studio di Peter Strickland, invischiato in una sorta di incubo metacinematografico ambientato durante la registrazione della colonna audio di un horroraccio italiano anni '70: al suo personaggio, tecnico del suono inglese in trasferta, tocca subire una interminabile serie di angherie creative provenienti dalla mente di Strickland, come sentire improvvisamente la propria voce doppiata in italiano, ritrovarsi sullo schermo protagonista del film su cui sta lavorando, confondere sogno e realtà, le lettere scritte alla madre con le battute recitate dalle attrici, e anche qui via dicendo.

A differenza di Dipieux pero', che manda a segno con la sezione conclusiva i minuti piu' belli e sinceri del suo Wrong, Strickland sembra proprio al contrario che non sappia come diavolo chiudere il suo film, affastellando un cambio di direzione dietro l'altro, affidandosi al latente fascino delle proprie intuizioni narrative e visive.
Restano da entrambe le parti le convincenti prove dei rispettivi cast, visibilmente a proprio agio nell'interpretare personaggi provenienti da realta' decisamente capovolte: da un lato Jack Plotnick è perfetto nel ruolo principale di Wrong, dall'altro Toby Jones incontra almeno un ruolo di supporto davvero ben riuscito, come quello della doppiatrice dell'Est Europa da cui resta fulmineamente affascinato.

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