#Locarno68 – Four Women: Happy Hour, di Hamaguchi Ryusuke

Cinema al femminile realizzato con un tocco lieve e profondo, 317 minuti di un film lento e velocissimo, dallo stile composto ma sempre sul punto di rottura

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Una sfida. 5 ore e 17 minuti di un film lento e velocissimo, uno stile composto, sempre sul punto di rottura. Quattro amiche – Jun, Akari, Sakurako e Fumi pensano di poter condividere tutto. Quando Jun comunica alle altre di aver chiesto il divorzio, la notizia viene colta con sorpresa e con risentimento da una di loro. Dopo essere state insieme ai bagni termali di Arima, Jun scompare e la sua sparizione avrà dei risvolti nella vita delle altre tre.

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Un cinema al femminile, realizzato con un tocco lieve e profondo, dove Hamaguchi approfondisce ognuna delle protagoniste senza essere schematico. Si abbandona a lunghi dialoghi che possono apparire apparentemente fuori controllo ma in realtà diventano necessari per portare la tensione al limite, per surriscaldare il film attraverso le forme di un mélo che da una parte potrebbe guardare al cinema classico statunitense (Donne di Cukor, ma anche Goulding o Dieterle), ma parallelamente è anche un bel saggio sulla ricerca della felicità nel Giappone contemporaneo. Il regista, che si era messo in luce al Festival di San Sebastián nel 2008 con il suo film di diploma Passion e che ha realizzato in seguito opere come Intimacies (2012) e Touching the Skin of Eeriness (2013), è sempre molto attento alla costruzione geometrica per l’immagine, come se avesse in mente gli esempi di Hou Hsiao-hsien e Ozu. I treni che attraversano la città, il getto della cascata, i vuoti degli interni, mettono in evidenza il rapporto alienante del singolo con lo spazio. La parola è presente, decisiva, ma quello di Happy Hour non è un cinema letterario. Anche il reading si carica di inquietudine, mentre la scena in tribunale tra Jun e il marito con le amiche presenti, rappresenta l’esempio di come il tempo nel cinema pué essere gestito in modo sensoriale ed emozionale. Un altro bel colpo di un concorso di un regista da scoprire e da ritrovare in futuro.

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